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Raiola: «Pogba? Patto con la Juventus…»

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L’agente ha parlato del futuro del centrocampista francese

Il Gran Premio di Montecarlo, poi lo spostamento a Nizza e l’incontro con Luciano Moggi: questi i passaggi determinanti per l’arrivo di Zlatan Ibrahimovic alla Juventus nel 2004. Li ha rivelati Mino Raiola, che non esclude un ritorno in bianconero per l’attaccante del Paris St Germain: «Non è impossibile. Basta crederci. Ma è molto difficile. Per motivi economici e di età. Di certo il Psg non vuole venderlo», ha dichiarato il noto procuratore ai microfoni di Tuttosport, dove ha parlato anche delle continue indiscrezioni sul futuro di Paul Pogba: «Con la Juve abbiamo fatto un patto: Paul non deve andar via per forza. Ne ho parlato con Agnelli, Nedved, Marotta, Paratici: tutti la pensano così. Non hanno bisogno di soldi. In questo momento la situazione della Juve è ideale per Pogba. Andremo via solo se si creerà una situazione favorevole per tutti. Lo vogliono 7 squadre: è sicuro, me lo dicono. Quelle che possono permetterselo. Real, Barca, Psg, Bayern, United, City e Chelsea. Se io facessi anche solo un fischio, Pogba lo venderei domani al Psg o al City in quattro e quattr’otto. Ma Paul non mi ha detto di trovargli un’altra squadra. Quante possibilità che resti? A oggi, al 99%. La Juve ha sposato la nostra tesi. Lo vende solo se Paul chiede di andar via. E se c’è un’offerta degna. Marotta e Paratici da un anno e mezzo lavorano per fare un mercato in entrata sia vendendo Pogba sia tenendolo».  

I RETROSCENA – Raiola ha parlato poi della trattativa con il Real Madrid e dell’interesse del Barcellona: «Il Real voleva Pogba già un anno e mezzo fa. Ma non mi è piaciuto l’atteggiamento che il Madrid ebbe con me. La Juve chiese una cinquantina di milioni. Il Real mi disse che era una cifra ridicola. Ancelotti l’ha detto anche a me che lo adora. Ma io non devo vendere per forza. Comunque nessuna preclusione. Barcellona? Può essere una soluzione. Vedremo se lo diranno anche a me, i catalani… A Paul ho consigliato: lascia la Juve solo se trovi una squadra che ti vuole fortissimamente. Adesso è più facile stare a Torino che andar via: significherebbe rimettersi in gioco. La Juve è la squadra più avvantaggiata di tutte, a oggi. Paul incarna il giocatore migliore del mondo». 

IL DIPINTO – Raiola si traveste da cassiere e consiglia alla Juventus di rimandare al 2016 la cessione di Pogba, poi si lancia nel solito paragone artistico: «Se la Juve lo tiene, tra uno o due anni potrebbe incassare più ancora. Pogba è un Basquiat. O un Andy Warhol. Molto pop-art. Basquiat: guardatevi i suoi quadri. La cresta, i colori… Vedo in Paul lo stesso fuoco sacro. E una serenità divina. Ibra non è mai stato così. Con lui ho sempre avuto la sensazione di tenere in mano una bomba atomica. Stare con Paul è un piacere. Capisce le cose meglio di te che gliele spieghi. Prova gratitudine e rispetto per la Juve». 

STRATEGIE – Difficile, però, che in caso di partenza arrivi Edinson Cavani: «Il Psg ha il problema del fair play, per comprare deve vendere. Ma loro non venderebbero nessuno. Non so se offriranno alla Juve Cavani e soldi per Pogba. Ma giocatori che guadagnano così tanto è dura portarli in Italia. Non vedo Cavani alla Juve».  Nessun problema, del resto la Juventus può mettere in atto un piano alternativo per puntare alla Champions League: «Tieni Pogba, compri Kishna dall’Ajax, Lukaku dell’Everton e Jonathas dell’Elche e vinci la Champions. E in difesa devi prendere Rodrigo Ely dell’Avellino. Mkhitaryan? La Juve lo voleva a gennaio. Il Borussia lo ha dichiarato incedibile. A giugno magari la Juve si muove di nuovo. Li vedrei bene lui e Pogba nella stessa squadra».

VISIONE BIANCONERA – Mercato a parte, alla Juventus servirebbe una Primavera più forte secondo Raiola. O magari una seconda squadra, che poi è uno degli obiettivi della società bianconera: «E’ l’unico vero club italiano calato nella realtà europea e con una visione proiettata nel futuro. Un campionato di seconde squadre è la chiave per competere con i migliori in Europa: per valorizzare i giovani e non spedirli in C o in B, pagando perché giochino. Ma noi abbiamo Lotito e Tavecchio. Una roba che manco in un cinepanettone di De Laurentiis… Lotito dovrebbe inviare una cassetta di banane a Tavecchio. Sono ricche di potassio. Gli farebbero bene al cervello. Il sistema Italia è malato e nessuno fa niente. La Juve protesta, ma è sola. Comunque la Juve per competere subito con le migliori in Champions dovrebbe ritrovare anche l’arroganza dei vincitori dei tempi di Ibra. Manca la consapevolezza di poter vincere. Con Conte avevano questa arroganza, i bianconeri. Lui e Mancini sono gli unici grandi allenatori italiani ancora giovani. Come Simeone, Mourinho. Van Gaal. Senza Conte, la Juve ha cambiato il Dna. Allegri fa più possesso. Cerca l’eleganza. Conte è più per un gioco estremo. Tornando al sistema Italia: fossi in Agnelli, non comprerei una squadra in Portogallo soltanto per non avere problemi col mercato degli extracomunitari. Quel campionato non è formativo. Piuttosto, minaccerei di portare la Juve a Mentone. Una bella fusione col Monaco. In Italia le evoluzioni le fai solo con la rivoluzione».  

FURIA CECA – Infine, sulle voci riguardanti la scalata di Pavel Nedved a presidente della Juventus: «E’ una persona così equilibrata, saggia e abile che potrebbe fare benissimo anche il presidente, se il suo amico Agnelli lo volesse. Agnelli è stato lungimirante, bravissimo a puntare su di lui come dirigente. Pavel mi ha stupito. Io lo vedevo allenatore». 

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