2014
PSG, Verratti: «Qui mi sento a casa, ma per la Juventus…»
Il regista tra crescita, insegnamenti, Mondiali e futuro.
CALCIOMERCATO PSG VERRATTI – Tra lodi e complimenti prosegue il processo di crescita di Marco Verratti, che si sta giocando obiettivi importanti nel Paris St Germain e nel frattempo auspica la chiamata di Cesare Prandelli per il Mondiale. Intervistato da “La Gazzetta dello Sport”, il giovane regista ha parlato degli insegnamenti in Francia: «Sappiamo ormai di essere una grande squadra. Tre gol al Chelsea di Mourinho però non sono niente. Restano 90’ e in fin dei conti a questi livelli anche un 3-1 può essere considerato soltanto un piccolo vantaggio. Sarà una guerra. Mourinho ha studiato una gabbia per me? Se lo dice Mourinho vuol dire che sto forse lavorando bene. Ibrahimovic? E’ un vero amico. Con lui c’è un rapporto speciale, mi sta vicino fin dai primi mesi. Gli devo molto. Cosa mi insegna? Tra le mille cose, direi la rabbia di vincere. Se perde solo una partitella in allenamento si incazza. Questo ti spinge a dare il massimo, anche per non farlo incazzare. Da Thiago Silva? La capacità di gestire con lucidità ogni pallone, per cominciare l’azione dalla difesa, con calma e intelligenza. Thiago Motta? Con lui c’è intesa naturale e imparo a crescere. È la mia banca: posso dargli qualsiasi pallone e lo mette al sicuro».
CRITICHE E CRESCITA – Verratti ha parlato poi delle critiche che spesso gli vengono mosse e dei miglioramenti da apportare per diventare sempre più grande: «Rischio troppo? Lo so, è la critica che mi viene mossa da sempre. Il problema è che questo difetto è anche il mio pregio. Gioco così. L’ha capito anche Blanc che non mi censura, ma mi chiede di valutare meglio il rischio. Devo migliorare nell’analisi del rischio, ma ci sto lavorando. Troppi gialli? Vero, ma non sono cattivo. Faccio tre falli a gara, ma posso migliorarmi anche su questo. Per me il calcio resta un divertimento. È stupido mettersi pressione. Anzi, la pressione deve essere uno stimolo. Mi sto perfezionando, tocco meno palloni, ma meglio. Cerco di essere più essenziale, prendendo spunto da tutti i miei colleghi. Pirlo? E’ il mio idolo, voglio diventare come lui e ci lavoro ogni giorno. Quando sento questo paragone sono orgoglioso perché è forse la prova che sto facendo bene».
NAZIONALE – E’ ancora presto per parlare di Mondiali per Verratti, che vive con “filosofia” l’attesa per le scelte ufficiali del ct: «Prandelli mi è venuto a cercare quando non mi conosceva nessuno e gliene sono grato. Quando vado in Nazionale, so che mi chiede di giocare più velocemente in fase offensiva e di evitare le scivolate in difesa. Lui sa più di chiunque cosa posso dare. E posso soltanto adeguarmi alle sue richieste. Oltre a Pirlo, a centrocampo abbiamo tutti caratteristiche diverse. Non sono né Marchisio né Montolivo o De Rossi, giocatori che hanno vinto tanto e sono fonte di ispirazione per me. Perplessità su di me? Un po’ è normale in Italia, perché con i giovani non si è mai contenti. Però lo considero uno stimolo in più, per fare ancora meglio. Possibile esclusione? Sarebbe triste, ma soltanto per me, sapendo comunque che ci andrebbero i migliori secondo Cesare Prandelli. Anche se il calcio è la mia passione, le cose gravi nella vita sono altre».
SCENARI DI MERCATO – Infine, Verratti, che ha confermato di sentirsi a suo agio nel PSG, non ha chiuso però la porta alla Juventus: «Mai in A? Sono contento di non averci giocato. Sono passato dalla Serie B a una squadra che mi permette di fare grandi partite di Champions League. Non mi pento della scelta fatta. Per me la concorrenza è normale. Al Psg magari sono titolare, ma so che chi sta in panchina è comunque all’altezza. E a dirla tutta, preferisco giocare meno pur di vincere qualcosa con la mia squadra. Voci di scambio con Pogba? Un po’ mi danno fastidio, perché sembra che il Psg non mi voglia e non mi valorizzi alla pari di Pogba. Invece sento di avere piena fiducia dei dirigenti, del tecnico e dei colleghi. Se domani mi dicessero di andarmene ci starei male perché qui mi sento come a casa. Però stiamo parlando della Juventus. Anche se non ho nessuna intenzione di muovermi da Parigi, si tratta di uno dei progetti più seri e ambiziosi d’Europa. Conta questo, non il come né il perché, che sono cose da giornalisti».