2015

Verratti: «Sono italiano in tutto e per tutto»

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Il centrocampista del PSG: «Prima ero più impulsivo, in Italia è così»

Per questa volta Marco Verratti dovrà stare lontano dalla Nazionale, causa infortunio, ma il centrocampista del Paris Saint-Germain, in ogni caso, non dimentica la maglia azzurra e non dimentica soprattutto di essere italiano, nonostante gli ultimi anni della sua carriera siano sicuramente stati segnati da una dimensione più europea. Intervistato oggi, Verratti ha parlato della sua passione per il calcio, ma anche della sua italianità (che poco farà piacere forse ai francesi). «Io mi sento totalmente italiano, anche nel gioco. Sono abbastanza tecnico e molto abile nei movimenti, ma mi piace anche intercettare gli attacchi avversari e dare inizio al contropiede. Per attaccare bene, bisgogna sapersi difensore», ha detto Verratti. In questo sicuramente nessun sa fare meglio nel calcio di noi… 

VERRATTI: «ITALIANO AL 100%» – «Mi fa piacere che il mio gioco piaccia, ho lavorato duro per poterlo migliorare: nel calcio moderno molte squadre si dimenticano di difendere, ma io mi sento italiano e non ho mai dimenticato questa fase di gioco – le parole di Verratti per la rivista francese Optimum . Certo, so anche attaccare: come tutti gli italiani so bene che la difesa da sola non basta. Essere un calciatore oggi significa saper fare entrambe le cose: il calcio moderno e totale ed io sono totalmente… italiano». In che senso? «Nel calcio italiano c’è molta tattica, ecco perché per gli stranieri giocare con noi è dura. In Nazionale passiamo molto tempo a curare questa fase. In Francia invece non è così: si lavora più sul lato fisico. Nel calcio francese c’è maggiore libertà, mentre in Italia hai sempre qualcuno alle tue spalle non appena tocchi la palla. Lì da noi anche i dilettanti amano la tattica, è nella nostra cultura calcistica tutto ciò»

VERRATTI: «L’ITALIA E LE POLEMICHE» – Sul rapporto complicato tra il calcio italiano e gli arbitri: «Il rapporto con i fischietti è una delle mie debolezze, mi lascio coinvolgere un po’ troppo. Non è colpa mia però, in Italia c’è un diverso rapporto con gli arbitri: i giocatori ci parlano molto e loro lo accettano – spiega Verratti – . Qui questo però non succede e mi sono beccato perciò un paio di ammonizioni, così ho imparato a essere più diplomatico. Ho capito che parlare peggiora le cose, ora non protesto più. Questo però non cambia la mia voglia di vincere, anche se ho un maggior autocontrollo. Sono maturato: parlo meno e gioco di più: ma il mio coinvolgimento e il sacrificio sono ancora gli stessi»

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