2015
Procura: «Manenti terminale del sistema di riciclaggio»
In conferenza stampa viene spiegato il modus operandi del gruppo criminale
Questa mattina l’ennesimo colpo di scena: il presidente del Parma, Giampietro Manenti, è stato arrestato. Il numero uno ducale, già al centro delle polemiche per la situazione attuale della società emiliana, alle prime luci dell’alba è stato prelevato dalla Guardia di Finanza con l’accusa di uso di fondi illeciti (provenienti verosimilmente dal riciclaggio). Con lui in carcere altre ventidue persone, accusate tra le altre cose, oltre che di riciclaggio, anche di clonazione di carte di credito.
ARRESTO MANENTI – Intanto, dalla conferenza stampa nella sede del Nucleo della Polizia tributaria della Guardia di finanza,hanno parlato anche i procuratori Nello Rossi e Michele Prestipino. I primi dettagli sull’arresto vengono dati proprio da quest’ultimo, parlando di come il gruppo criminale ha tentato di mettere a disposizione del patron degli emiliani una cifra di 4,5 milioni di euro. Ma in che modo? Lo spiega Prestipino: «I soldi erano stati messi a disposizione con provviste finanziarie su carte di credito clonate attraverso l’uso delle somme in operazioni commerciali come sponsorizzazioni, gadget e abbonamenti al Tardini. L’indagine è stata breve così come la risposta giudiziaria – prosegue Prestipino – era necessario interrompere immediatamente delle condotte di reato estremamente gravi che erano in atto. All’indagine ha lavorato anche l’Antimafia».
HACKER E RICICLAGGIO – Infine, il modus operandi spiegato dal Procuratore: «Vi erano due gruppi di lavoro: gli hacker, in grado di accedere alle piattaforme bancarie e trasferire il denaro e poi i riciclatori. Una seconda fase del lavoro dunque consentiva di scaricare le carte di credito in diversi modi, facendo delle donazioni anonime ad una serie di fondazioni: o attraverso il Pos, o utilizzando il sito web della fondazioni con donazioni online. La terza e ultima fase era quella del rientro del denaro, trattenendo alla fondazioni delle percentuali tra il 30 e il 40%, mentre il 10% veniva trattenuto dai riciclatori. Il risultato concreto è uno swift, che riproduce un bonifico internazionale con un trasferimento di 30 milioni di euro, in soli 120 secondi hanno aggredito il server e portato a compimento questa operazione. Manenti non era solo il terminale di questo trasferimento, il beneficiario, ma anche colui che ha contattato il gruppo di hacker operante a Milano. L’accusa è di concorso in reimpiego di capitali illeciti».