2014
Premier League, l’analisi tattica di Stoke City-Arsenal
Il primo appuntamento con la rubrica tattica della Premier League: l’inaspettato esito di Stoke City-Arsenal
Stoke City-Arsenal era una partita che per una serie di ragioni non avrebbe dovuto creare particolari problemi ai Gunners e che invece li ha allontanati, forse definitivamente, dalla vetta. È stata sicuramente la più sorprendente della scorsa giornata, non solo per il risultato, ma per l’intero andamento del match. Perciò, ho scelto questa partita per inaugurare la rubrica tattica di CalcioNews24 sulla Premier League.
Per iniziare, l’Arsenal è tra le quattro squadre che, in media, giocano più spesso il pallone nella metà campo offensiva. Tira 5.7 volte a partita nello specchio della porta, è la squadra del gioco palla a terra: seconda per possesso palla (dietro il City) e per numero di passaggi corti effettuati (dietro lo Swansea). Anche a livello di forma sembrava aver ripreso un buon ritmo dopo la sconfitta col Bayern e quella durissima di qualche settimana prima contro il Liverpool. Ha battuto il Sunderland e, una settimana prima, proprio il Liverpool in FA Cup. Lo Stoke City è una squadra del tutto diversa e l’arrivo di Hughes non ha stroncato la tradizione del calcio fisico sviluppata da Pulis. Dopo il Sunderland, è la squadra che gioca il pallone di meno nella metà campo avversaria. Tira poco in porta (3.3 a gara) ma riesce a farlo spesso nell’area piccola, fa più falli di tutti in Premier League e ha un possesso palla medio modesto (40%). Insomma, basandoci su questi dati, queste classifiche e sul buon senso, avremmo detto che con la sua qualità l’Arsenal avrebbe fatto quello che gli riesce meglio, imponendo il proprio gioco, dominando nel possesso palla e chiudendo lo Stoke City nella propria metà campo. Ma non è andata così.
Quel che le classifiche e le statistiche cumulative non dicono però, è il fatto che da un po’ lo Stoke City sta provando ad avere un atteggiamento diverso, giocando il pallone palla a terra. Come prevedibile, lo Stoke City ha dominato sulle palle alte e ha effettivamente avuto meno possesso palla, anche se 43% non è comunque un dato da poco, considerando che dopo il goal di Walters l’Arsenal si è trovato costretto a cercare il goal e ha perciò tenuto di più il pallone. Il 4-2-3-1 di Hughes ha avuto una struttura solida, in linea con l’idea calcistica del terzo millennio di attaccare e difendere in 11. In avanti, lo Stoke City ha tirato 4 volte nello specchio avversario e ha saputo creare interessanti azioni grazie soprattutto alla bravura di Whelan nei passaggi, che ha giocato 60 palloni e ottenuto il mirabile risultato dell’88% di passaggi riusciti. Dietro lo Stoke City si è difeso benissimo e, in particolare, è riuscito a mantenersi sempre molto alto. In questo modo, lo Stoke City ha potuto limitare Giroud, fondamentale per gli inserimenti dei centrocampisti, costringendolo a giocare in una posizione molto arretrata.
All’Arsenal è mancato soprattutto ritmo: in assenza di Ozil (entrato solo a partita in corso), Cazorla è stato il principale passatore nella fase offensiva dei Gunners e ha giocato più palloni di tutti (93). Tuttavia, lo spagnolo ha fatto quasi sempre passaggi corti e semplici. A sinistra, Podolski è stato poco sollecitato; a destra, Rosicky ha giocato più palloni, ma è stato poco funzionale alla squadra. Il ceco non è stato un reale esterno di destra perché non ha giocato solo a destra o soprattutto a destra, vagando per tutto il fronte d’attacco senza concludere granché.
La differenza con Oxlade-Chamberlain, subentratogli al 74′ è evidente. Chambo ha giocato il pallone più esternamente e profondamente, risultando decisamente più pericoloso. Alla fine, l’Arsenal ha fatto solo due tiri in porta, nessuno nel secondo tempo.