Continua: «La Juve rientra. Deluso dal Milan? Al contrario»

Lunga intervista a La Gazzetta dello Sport per Cesare Prandelli, ex ct della Nazionale che ha parlato di Serie A, Nazionale ma non solo: «La forza dell’Inter sta in una frase di Mancini: “Questo non è il mio calcio. Per ora mi adeguo”. Vedrete che Roberto inseguirà la bellezza che offriva da calciatore. Magari rinunciando a uno tra Medel e Melo a centrocampo, dove la qualità paga. La Fiorentina a San Siro aggredì alto e i nerazzurri faticavano a venirne fuori e a liberarsi per cambiare gioco come sarebbe servito. L’Inter è un camaleonte senza un modulo fisso. Si può vincere così? No, per arrivare in fondo serve un’identità di gioco che ti dia sicurezza attraverso le conoscenze. La Fiorentina le ha? Le aveva già con Montella. Non dimentichiamo la sua lezione. Paulo Sousa ha aggiunto grande pressione nel recupero del pallone, eseguita con tempi perfetti. Pressione ad invito: ti impedisce la verticalizzazione, ti invita a scaricare in fascia e lì ti spolpa con un’aggressione multipla. I dati dell’intensità dicono che Napoli e Fiorentina sono le migliori. Lo scorso anno in Champions le ultime erano Roma e Galatasaray che correvano in media per 10 km. Se le migliori corrono per 11,5 km, è come se giocassero con un uomo in più: non si scappa».

LA JUVE RIENTRA – «La favorita per lo scudetto? Con il Napoli. Ma scudetto non è una parolaccia per questa Fiorentina… E se Mancini vince la sfida della bellezza, corre anche lui. Fuori la Juve? No, rientra. Lascio perdere il discorso tattico. Dico che ho rivisto negli occhi della squadra la sua vera forza: la convinzione di poter vincere sempre. Buffon ha parlato al momento giusto e con il tono giusto. I nuovi e i giovani hanno raccolto il messaggio del capitano. Morata però si lamenta? Io gli ho visto fare ottime cose e segnare gol anche partendo dalla fascia. Bisogna smetterla con la storia che gli attaccanti non devono correre. Deluso dal Milan? Al contrario. È il progetto tecnico che preferisco: giovani e italiani. Mihajlovic non ha alle spalle la base di lavoro che hanno lasciato Benitez, Montella e Conte. Dopo una rivoluzione serve tempo, ma le potenzialità sono belle»

CURIOSO DELL’EMPOLI – «Giampaolo ha ricevuto meno di quanto meritassero le sue qualità. Basta un’occhiata per riconoscere le sue squadre. Sono studiati anche i movimenti degli esterni bassi sulle rimesse laterali. Sono curioso di vederlo domenica contro la Fiorentina: ha le conoscenze per rispondere all’aggressione di Sousa. Di Francesco? Magari non purissimo, Berardi è un tornante. Però se la punta di sinistra affonda, lui è sempre in area dall’altra parte pronto a raccogliere e la mediana si muove a coprire senza affanno: questa è organizzazione. Società modello, ottimo tecnico e conoscenze solide: se ho 20 anni, talento e voglio crescere, oggi vado al Sassuolo. Chiusure preventive migliori di quelle di Maran e Gasperini? Nelle ultime stagioni le innovazioni tattiche più interessanti sono arrivate dalle piccole. L’avessero fatto le grandi con i campioni a disposizione…» 

MONDIALE E BALOTELLI – «Mondiale brasiliano? Una ferita aperta. Per come sono, non si chiuderà mai. Spiace che una partita abbia cancellato quattro anni di lavoro, ma il tempo metterà a posto la prospettiva. Di sicuro non ho lasciato macerie. Nessuno è ripartito dalle macerie. Chi lo dice è in malafede». Giaccherini dice che oggi in Nazionale c’è un gruppo migliore. «Non la prendo come un’offesa. Anche perché il gruppo lo fanno i giocatori. Voglio bene a Giaccherini. Ha voluto solo dire una cosa carina per Conte. Balotelli sentito di recente? No. Sopravvalutato? No. Guardate come calcia da fermo, come difende la palla, come è freddo al tiro… Può ancora diventare uno dei primi 5 al mondo. Ma non ci crede e forse non gli interessa».