2009

Prandelli: “A Firenze fui delegittimato dalla proprietà . Frey? Si presentò ingrassato di 7-8 kg…”

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Nel corso dell’intervista di oggi sul Nuovo Corriere di Firenze, l’attuale ct della Nazionale Cesare Prandelli ha anche ripercorso gli ultimi (travagliati) mesi alla Fiorentina, svelando interessanti retroscena e togliendosi qualche sassolino dalle scarpe. “Il mancato rinnovo? Da parte mia ho sbagliato a rispondere pubblicamente ad una provocazione che mi era stata fatta dal patron. Sarebbe bastato poco per prendere decisioni diverse… Eppure con i Della Valle c’era un rapporto importante, serio. Con Andrea ci siamo rivisti e chiariti. Con Diego ci siamo sentiti al telefono (anche prima di Fiorentina-Parma cui Prandelli ha assistito), ma non c’è niente da chiarire: abbiamo agito come due persone innamorate, di pancia come uso dire io. E questa incrinatura ha inciso molto sui risultati: quando vieni delegittimato diventa difficile gestire le situazioni, soprattutto se nella squadra ci sono contrasti, com’è normale che ce ne siano nel calcio. Se poi un vicepresidente di dice “se vuoi andare via, vai” e il patron parla solo con i giocatori ti senti delegittimato eccome. E finchè il riferimento per la squadra sono stato io ha funzionato tutto, quando lo sono diventate altre persone sono venuti fuori i problemi. Ogni allenatore ha i suoi metodi, spesso io mi comportavo in modo duro con i giocatori per tirare fuori il meglio da loro, ma non tutti capivano. Frey? Mi sono stancato di questi giocatori che parlano male degli ex allenatori. I problemi andavano tirati fuori nello spogliatoio, non ora. I rapporti umani uno se il cura in famiglia ma c’è anche il lato professionale che va rispettato. Se negli ultimi tempi non c’era feeling è perchè non c’era il giusto dare-avere da parte sua. Gli dissi: riparlerò con te quando tornerai il Frey di prima fisicamente. Se un giocatore viene in ritiro con 7-8 kg in più per me non è serio. Ma i contrasti in ambito professionale si possono avere e risolvere. Le faccio l’esempio di Bobo Vieri. Con lui ci si diceva di tutto ma poi si ricominciava insieme a lavorare perchè avevamo una cosa in comune: l’amore per la maglia. Sono stanco e imbarazzato perchè la mia porta era sempre aperta nei confronti di tutti; nella mia carriera ho speso molto dal lato umano e personale e sfido chiunque a dire che non volevo ascoltare. Altri problemi negli ultimi mesi? C’erano giocatori che sapevano che se fossi rimasto, dovevano trovare un’altra sistemazione. Le mie erano scelte professionali, per far crescere la squadra, perchè c’erano e ci sono giocatori che arrivati ad un certo livello, più di quello non possono dare ma alcuni hanno preferito pensare di essere più bravi di quello che sono e che fosse un problema di allenatore”.

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