2015

Podolski porta tre doti che l’Inter non ha

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L’Inter si prepara ad accogliere il suo primo acquisto invernale: Lukas Podolski e le sue doti

Attaccanti dovevano essere ed attaccanti sono: Lukas Podolski, classe 1985, arriva dall’Arsenal con la formula del prestito oneroso (oltre un milione di euro), decisiva la riduzione dell’ingaggio accettata dal calciatore tedesco pur di sbarcare in Italia. Cosa porta di nuovo Podolski all’Inter di Mancini? Scopriamolo insieme.

POLIEDRICITA’ – Roberto Mancini ha il primo degli esterni offensivi esplicitamente richiesti. Ma non solo: Lukas Podolski è un attaccante che può di fatto ricoprire ogni ruolo d’attacco e si adatta alla perfezione al disegno dell’allenatore jesino. Analizziamo ogni caso tattico: nell’attuale 4-3-1-2 l’attaccante può agire da seconda punta ma Mancini non ha mai fatto mistero di volersi schierare in campo con un impianto più aperto e dunque considerare le ipotesi di un 4-3-3 o di un 4-2-3-1. Ecco come in tal caso Podolski potrebbe agevolmente collocarsi su uno dei due lati: piede sinistro, sull’out di competenza sfrutterebbe rapidità e potenza del calcio, a destra tutta la tecnica a disposizione per accentrarsi e colpire. Compatibilità totale con gli interpreti già presenti in organico: può giocare con il riferimento offensivo Icardi (oppure Osvaldo) e come spiegato in un attacco a tre (attualmente il terzo sarebbe Palacio): ha fisicità e disponibilità al sacrificio per garantire copertura ed equilibrio alla squadra.

ESPERIENZA – Sì, di caratura internazionale. A livello di club, oltre al suo amato Colonia con cui ha inoltre militato nell’intera trafila giovanile, ha vestito le maglie di Bayern Monaco ed Arsenal e dunque a determinati livelli in campionati top quali Bundesliga e Premier League: non un marcatore tra i primi prospetti al mondo ma attaccante dall’impressionante varietà di soluzioni. La sua esperienza diventa eccellente considerando il percorso svolto con la sua Germania: impressionante già con le varie giovanili, l’era Loew non ha mai fatto a meno del ribattezzato Prince Poldi elevandolo a perno e simbolo della Germania che poi si è laureata campione del mondo in Brasile. Un percorso passato per le semifinali del 2006 e del 2010 – quella casalinga in cui fu l’Italia ad eliminare clamorosamente i tedeschi, stessa sorte quattro anni dopo con la vittoria della Spagna – e per i risultati altrettanto elevati ottenuti nei recenti Europei: la finale del 2008 (sconfitta ancora dalla Spagna) e la semifinale del 2012, dove fu ancora l’Italia a dare il benservito ai tedeschi.

CARATTERE – Tutto questo per dire che la Germania c’è sempre, arriva in fondo e prima o poi vince: ed in questo non mollare mai Podolski è stato uno dei simboli maggiormente rappresentativi. Tradotto: il buon Lukas all’Inter porta in dote carattere. Mentalità vincente. Attitudine a competere a determinati livelli, lotta, passione. Quel che manca ad una squadra sì dalle buone potenzialità ma oggettivamente un cantiere in piena ricostruzione post-Mourinho è proprio questo aspetto: l’Inter oggi non può vantare calciatori dal curriculum vincente, basti pensare come nella ricerca dei simboli – proprio a causa della carenza di senatori di un certo pedigree – si è spesso risalito a giovani di altissimo livello quali Kovacic ed Icardi, ma pur sempre interpreti giocoforza alla ricerca di affermazione. E la questione non cambia se si guarda ai calciatori dotati di maggiore esperienza: i vari Handanovic, Ranocchia, Hernanes e Palacio non hanno certo fatto incetta di successi e nella costruzione di un gruppo che aspiri ad avere una certa personalità questo è un aspetto decisivo. Ben fatto Thohir, Podolski è quel che serve alla tua Inter.

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