2015
Poco trendy per gli esterofili, ma cosa importa
Mirko Valdifiori, la mente della squadra che più di tutte le altre ha sorpreso la Serie A: lEmpoli di Sarri
Tardi, ma se ne sono accorti. In un ruolo in cui l’attuale congiuntura internazionale racconta di una bassissima densità, parliamo del vecchio regista classico, nella fabbrica di Sarri brilla una tale Mirko Valdifiori. Mente di un Empoli che, in relazione a valore di mercato della rosa e monte ingaggi, è la vera novità della Serie A formato 2014-15. Altro che Sassuolo di Di Francesco.
L’EMPOLI DI SARRI – A pari merito proprio con il Sassuolo, 29 i punti di toscani ed emiliani, con la differenza data proprio dai parametri: Empoli ultimo monte ingaggi della Serie A, nono invece quello complessivamente percepito dai neroverdi. Proporzioni analoghe in termini di valore dell’organico. Il miracolo che non c’è in quel di Sassuolo, il vero miracolo dalle parti di Empoli dove grazie alla sorprendente qualità di una proposta calcistica oramai riconoscibilissima ed alla bontà del lavoro quotidiano si stanno ottenendo risultati oggettivamente sensazionali. L’Empoli gioca a memoria e lo fa a prescindere dall’avversario: l’idea è quella di imporre il proprio credo, forte di uno spartito che viene applicato a puntino da ognuno dei chiamati in causa. Il viatico migliore per sfuggire all’arrendevolezza.
IL DIRETTORE D’ORCHESTRA – Viene da pensare a quali vette si sarebbe potuto ambire avendo a disposizione un attaccante tendenzialmente più prolifico – e magari più giovane – di quelli su cui può oggi fare affidamento mister Sarri: è vero, Maccarone si è reso protagonista nel girone di ritorno, ma nel complesso peggio dell’attacco toscano hanno fatto soltanto Chievo, Atalanta, Cesena e Parma. Il maestro di questo Empoli – il Sarri sul campo di gioco – si chiama Mirko Valdifiori. Che abbia esordito nella massima serie italiana a ventotto anni compiuti è allo stesso tempo mistero e conferma di un assunto: non sempre le cose seguono il loro corso naturale. E se non ti consacri già ventenne non vuole giocoforza significare che sei un brocco. La vita sa sviare dalle corsie predefinite e regalare intriganti fuoripista. E’ la storia di Valdifiori, dopo Pirlo oggi il più funzionale ed illuminato regista del palcoscenico italiano.
VALDIFIORI E LE GRANDI – Cosa fa in campo? Dirige. Innesca gli attaccanti e detta i ritmi, accelera i tempi quando c’è da schiacciare l’avversario e li riduce non appena i suoi sono obbligati a tirare il fiato. Sbaglia poco, pochissimo, anche quando si affianca di fatto ai centrali difensivi ed il rischio aumenta notevolmente, e non si limita mai alle soluzioni banali. Calcia i piazzati, soprattutto da corner per attivare uno degli innumerevoli schemi di mister Sarri. Pronto per il salto in un grande club italiano? Senza dubbio per chi vi scrive. Ma in tal senso si dovranno fare i conti con gli esterofili di turno: quelli che si entusiasmano all’arrivo di un calciatore sconosciuto e con un cognome dal suono armonioso – ma magari non lo hanno mai visto giocare o non più di una partita – e che del poco alla moda Valdifiori proprio non ne vogliono sapere. Sì, perché il buon Mirko non è certo uno trendy: non entusiasmerebbe gran parte dei tifosi di Napoli o Milan – le realtà che ad oggi seguono con maggiore interesse le prestazioni del regista – eppure quanto servirebbe ad entrambe. L’auspicio è unico: chi dovrà scegliere non si lasci ingannare. Nel ruolo c’è penuria e lui è uno pronto. Uno pronto che merita la chance di una vita.