Cagliari News

Pistocchi: «Napoli sorpresa della stagione. Allegri o prende tutti in giro o è rimasto indietro» – ESCLUSIVA

Pubblicato

su

Intervista esclusiva a Maurizio Pistocchi, giornalista, sui temi scottanti della Serie A con vista sulla tredicesima giornata

Riparte la Serie A con una tredicesima giornata molto incandescente e che promette spettacolo. Tanti i temi caldi tra la Nazionale che andrà ai playoff, la questione arbitrale mai risolta, e i tanti big match in programma. Abbiamo parlato di questo e molto altro con Maurizio Pistocchi, che ringraziamo per la disponibilità. Ecco le dichiarazioni del noto giornalista ai microfoni di CalcioNews24.com.

Tre grandi match in questo match di Serie A: Lazio-Juve, Fiorentina-Milan e Inter-Napoli, chi rischia di più?
«Ci sono due partite che sono sicuramente decisive per il futuro delle squadre che sono impegnate e sono Lazio-Juve e Inter-Inter. Lazio-Juve è decisiva perché ha un distacco enorme dalla testa della classifica, 14 punti in 12 giornate, ma ha un organico profondo, ha una rosa molto completa con molte alternative che in questo periodo ha sofferto qualche infortunio di troppo. Finora non ha giocato bene, da squadra, ma ha vinto con delle giocate individuali: se questa Juve esce vincente dall’Olimpico, allora comincia a preoccupare tutti quelli che stanno davanti perché sarebbe un filotto di vittorie importanti e l’obiettivo della zona Champions sarebbe molto vicino. Per contro c’è una Lazio che Sarri ha rimodellato cammin facendo, portato ad un buon livello. Ventuno punti in classifica ma potevano essere di più. Diciamo che la Lazio, pur con l’incognita Immobile che sembrerebbe essere in grado di giocare anche se non si sa quanto e da quando, è una squadra che in casa sua ha vinto le partite importanti ed è una squadra che ha grande potenziale. Da questa partita usciranno dei valori che potrebbero essere confermati oppure no. L’altra gara importante è Inter-Napoli per gli stessi motivi per cui abbiamo presentato Lazio-Juve. L’Inter è a -7 dalla testa e l’Inter ha una rosa agguerrita e profonda ed è campione d’Italia in carica. L’Inter deve vincere contro il Napoli perché il distacco dalla testa potrebbe diventare incolmabile, se il Milan dovesse vincere a Firenze e ne ha le potenzialità, si porterebbe a +10 in caso di sconfitta dell’Inter col Napoli e un distacco che quindi diventerebbe incolmabile, anche perché le squadre davanti potrebbero essere due. Il Napoli è la squadra che ha fatto meglio di tutte, sia dal punto di vista delle prestazioni che dal punto di vista dell’equilibrio. Spalletti ha fatto un grande lavoro. E’ una squadra che subisce pochissimo e segna abbastanza, anche se si è un po’ fermato l’attacco del Napoli che aveva incantato nelle prime domeniche, ora le squadre cercano di non dare spazio a Osimhen, la squadra è molto temuta. Fiorentina-Milan, dal punto di vista emozionale, è stata sempre una sfida importante, ma è Pioli contro il suo passato, una rivalità tra Fiorentina e Milan che c’è sempre stata e in passato hanno fatto sempre vedere gare importanti. Poi domenica sera Genoa-Roma, con l’esordio di Shevchenko sulla panchina del Genoa che è atteso da 5 partite molto molto impegnative. Per contro Mourinho, dopo aver perso col Venezia, pur avendo la Roma fatto una discreta partita deve assolutamente vincere a Genova, se non lo facesse si aprirebbe una crisi davvero importante. Insomma, la tredicesima è una giornata che potrebbe dare risposte importanti».

Due squadre al comando in Serie A: Napoli e Milan. Vede una favorita? Riusciranno a reggere fino alla fine?
«Non c’è una favorita tra le due, che sono le più forti ammirate in queste 12 giornate. Il Napoli ha grande equilibrio, il Milan individualmente probabilmente è più forte, ha giocatori come Ibra, Leao, Rebic, Giroud, Brahim Diaz, Saelemaekers, che hanno qualità individuali molto forti. E in più il Milan gioca anche un buon calcio. Direi che queste due squadre sono dove meritano perché hanno fatto meglio delle altre».

In casa Inter si sta parlando tanto dell’apporto di Lautaro Martinez. Non segna da un po’, si parla del suo valore. Secondo lei è un campione?
«E’ uno che ha portato via il posto da titolare nella Nazionale argentina a gente più importante e famosa di lui. E’ un buonissimo giocatore perché è completo: è forte fisicamente, di testa, tecnicamente è bravo, è bravo in acrobazia, insomma è un giocatore completo. Forse ha qualche problema in più in coppia con Dzeko: mentre Lukaku faceva più la prima punta, veramente, il gioco andava più su di lui che su Lautaro, Dzeko è uno a cui piace giocare dietro, quasi da secondo attaccante, e aiuta meno nel riempire l’area di rigore rispetto a Lukaku. Ma credo che Lautaro sia un buonissimo giocatore e il suo sia solo un appannamento momentaneo».

La Lazio dopo un inizio difficile si è portata al quinto posto. Sarri ha detto: «Da un paio d’anni questa squadra soffre di alti e bassi, specialmente con squadre meno blasonate. Penso sia un discorso di approccio alle partite, ma bisogna capire se cambia la mentalità o si tratta solo di una reazione». E’ questo il problema della Lazio? La mentalità? Si vede la mano di Sarri in questa Lazio?
«La mano di Sarri si vede già pur con il fatto che le difficoltà che ha iniziato sono state notevoli. La Lazio veniva da un lunghissimo periodo giocato con il 3-5-2, totalmente diverso dal 4-3-3 di Sarri. A volte si dice che non conta la disposizione ma la mentalità e questo invece è vero fino a un certo punto nel senso che per fare un gioco palleggiato in velocità, che è quello fatto da Sarri con Napoli e Chelsea, servono giocatori con determinate caratteristiche. So per certo che Sarri avrebbe voluto Torreira ma si ritrova Lucas Leiva che è un giocatore buonissimo ma diverso. Io credo che finora Sarri con le difficoltà che ha avuto abbia fatto bene e dovesse battere la Juve farà ancora meglio, perché i giocatori con le vittorie crescono in personalità e autostima e questo migliora sempre le prestazioni della squadra».

Capitolo Roma: Mourinho è ancora un grande allenatore o è nella fase discendente della sua carriera?
«Mourinho ha vinto l’Europa League non più tardi di 4 anni fa con lo United quindi direi che è un po’ presto per darlo finito. E’ pur sempre l’allenatore in attività più vincente, con Guardiola. Io ho visto la Roma fare parecchie buone partite ma non è stata molto fortunata né con gli arbitri né in zona gol e hanno concesso anche tanti gol banali. Ad esempio col Venezia ho visto la Roma che ha avuto 3-4-5 palle gol e quando crei così tanto e perdi la partita su un contropiede e su una marcatura preventiva sbagliata vuol dire che sei anche sfortunata. Ecco, non penso che sia arrivato il momento di recitare il de profundis per Mourinho».

Tanti alti e bassi per la Juve: come se li spiega. Il lavoro di Pirlo e Sarri, alla luce di questa annata, andrebbe rivalutato? E aggiungo: ma è stata sottovalutata l’importanza di Cristiano Ronaldo? Perché, alla fine dei conti, non è stato rimpiazzato…
«La Juve 3 anni fa esonerò Allegri da vincente perché voleva cambiare mentalità per provare a vincere in Europa. Tutti ricorderanno che uscendo da quella partita con l’Ajax, Cristiano Ronaldo fece un gesto che non era particolarmente elogiativo nella prestazione della squadra e fu quello il motivo per cui la Juve decise di cambiare allenatore, prendendo Sarri che pochi giorni dopo vinse l’Europa League con Sarri. Il problema è che se tu prendi un allenatore come Sarri gli devi dare tempo e giocatori mentre Sarri si è trovato poi con alcune problematiche, soprattutto quella legata a Cristiano Ronaldo, difficilmente risolvibili. Cristiano, che nell’incontro in Grecia aveva dato la sua disponibilità a giocare centravanti, quando si accorse che avrebbe dovuto fare delle cose diverse rispetto a quello che era abituato a fare, si rifiutò di fare il centravanti. E adattare il sistema di gioco a un giocatore ingombrante come Cristiano Ronaldo, perché se ce l’hai da prima punta nel 4-3-3 fa benissimo perché è forte di testa, fisicamente, in acrobazia, tecnicamente ma se ce l’hai a sinistra vuol dire che devi giocare per lui ma lui non gioca per te perché gioca per se stesso, per cui questo è stato il maggiore problema che ha avuto Sarri ed è stato anche il problema che ha avuto l’anno scorso Pirlo. Cristiano Ronaldo è uno straordinario campione ma la squadra la devi fare su di lui e se tu non riesci a fargli un vestito su misura, l’abito che costruisci per la squadra poi è scomodo. Da un certo punto di vista la cessione di Cristiano Ronaldo e apro la parentesi (aveva detto ai suoi compagni che non voleva andare via ma probabilmente dopo la conferenza stampa di presentazione di Allegri del 27, quando il tecnico disse che Ronaldo era uno come gli altri, ha avuto qualche motivazione in più per chiedere di andare via). Oggi Allegri ha una rosa molto forte. Secondo me la Juve potrebbe giocare con il 4-2-3-1, con il 4-3-3 o anche 3-4-3: ha due esterni fenomenali come Cuadrado e Chiesa, ha una prima punta di movimento come Morata con Kean alternativa, ha un giocatore come Dybala che può giocare alle spalle della prima punta. Io mi meraviglio molto non solo dei risultati ma delle prestazioni che la Juve sta facendo. Oggi ho sentito Allegri in conferenza che ha detto che gli allenatori vengono giudicati in base al risultato e se così fosse bisognerebbe dire che Allegri non è un bravo allenatore ma secondo me questo modo di valutare un allenatore è sbagliato perché un allenatore va giudicato in base ai risultati ma soprattutto per come questi risultati arrivano. I risultati possono arrivare in diversi modi: attraverso prestazioni brutte e con una giocata fortunata di un singolo o con prestazioni convincenti. Io credo che una grande squadra come la Juventus è e abbia l’ambizione di essere, debba dominare il gioco, non deve giocare in contropiede perché quello è un calcio di squadra da provincia. Il problema poi è che secondo Allegri non ha i giocatori adatti. A inizio stagione ho letto un’intervista in cui diceva che ‘noi rischiamo se costruiamo’ ma tutti devono costruire per creare gioco offensivo che si crea col possesso della palla e il movimento dei giocatori. La costruzione dal basso non è nient’altro che un modo per eludere il pressing dell’avversario e per avere dei vantaggi nell’attaccare gli spazi. Io a volte quando lo sento parlare penso o che è talmente intelligente che prende in giro tutti oppure è rimasto molto indietro sul tema del calcio».

Zona salvezza, anche lì grande incertezza. Si aspettava di trovare in quelle zone Cagliari, Genoa e Samp?
«Il Cagliari ha un organico molto forte ma sono già due-tre anni che fa una fatica terribile e quindi mi chiedo se il problema siano i giocatori, la società e ultimo dico l’allenatore. Hanno cambiato tanti allenatori e i risultati non sono cambiati e quando non arrivano i risultati dopo tanti cambi di allenatore i risultati sono due: o i giocatori sono scarsi o hai una società incapace di ingestirli. Tra l’altro Mazzarri è un ottimo allenatore e ho visto anche l’ultima partita contro l’Atalanta che è stata ben giocata. La Sampdoria ha mandato via Ranieri per motivi economici ed è una squadra che si merita la brutta classifica che ha. E’ una squadra che, tenendo Ranieri o facendo altre scelte, per l’organico che ha perché ha una squadra forte, essere in un’altra situazione di classifica. Situazione all’opposto per il Genoa che ha venduto 14 giocatori e ne ha comprati 9 tra cui sono arrivati dei ragazzini che giocavano in C come Bianchi, hanno debuttato ragazzi della Primavera come Cambiaso e Kallon e soprattutto non è stato sostituito Shomurodov perché quello che è stato comprato, Caicedo, ha giocato negli ultimi sette-otto-nove anni pochissime gare da titolare e tantissimi spezzoni. Il Genoa che oggi prima della tredicesima giornata sarebbe salvo perché retrocederebbe la Samp, pur con le difficoltà avute perché è una squadra costruita male, con giocatori inadatti, sarebbe salvo. Le prossime 5 partite saranno molto molto complicate».

Qual è stata, sin qui, la sorpresa della stagione?
«Nessuno si aspettava il Napoli così forte. La favorita dei bookmakers era la Juve quota 1,90. Il Napoli non era favorito, ha fatto 12 giornate alla grandissima. Io ho visto giocare tutte le squadre, se devo dire una particolare rivelazione, ti direi il Verona. Con Tudor è tornata a giocare come giocava l’anno scorso con Juric: 3-4-3, uomo contro uomo, squadra molto fisica e aggressiva, trascinata dai gol di Simeone che finalmente è esploso, perché è un ragazzo che ha tantissime qualità, mi meravigliavo che non esplodesse perché è un attaccante completo».

Questione arbitri. Danilo Giannoccaro, nuovo coordinatore delle relazioni tra CAN e club di serie A e B. E’ la soluzione giusta per stemperare gli animi?
«Il manifesto elettorale di Trentalange era stato: apriremo gli arbitri al dialogo, faremo parlare gli arbitri. Ha provato a mandare Orsato in televisione ed è scoppiata una polemica che era ovvio che sarebbe scoppiata prima o poi. Passo indietro e non se ne parla più. Io credo che il problema degli arbitri in Italia sia difficilmente risolvibile: primo perché abbiamo una classe arbitrale mediocre e lo dimostra il fatto che nell’ultimo weekend con 48 partite europee in programma hanno arbitrato solo 2 italiani, Di Bello e Mariani, e direi che per una classe arbitrale, una categoria, che era tra i primissimi posti in Europa non è un buon risultato. C’è poca didattica, c’è poco lavoro. Ancora non è stato chiarito l’utilizzo del VAR. Ci sono episodi identici valutati in maniera diversa, basti pensare al rigore alla Juve per il contrasto Dumfries-Alex Sandro e la settimana dopo il rigore non concesso alla Roma per il contrasto Kjaer-Pellegrini. Il problema arbitrale è molto molto serio perché nonostante si tenda a dire che torti e favori si equilibrano e si compensano, non è così, perché si vincono e si perdono i campionati per un episodio. Lo scorso anno il Napoli non è andato in Champions League per il rigore in una partita di cartello come Juve-Inter, che lo stesso arbitro che ha concesso, Calvarese, dopo qualche mese ha detto di aver sbagliato. Sono errori macroscopici. Se 20 anni fa avessimo detto a quegli arbitri italiani di allora, vi mettiamo a disposizione la tecnologia non avrebbero sbagliato mai, perché con la tecnologia è impossibile sbagliare, sbaglia solo uno che non è capace a interpretare».

Le chiedo anche un commento alla Nazionale. Non trova un po’ ingiuste le ultime critiche? Ce la faremo ad andare ai Mondiali?
«Mancini ha fatto un capolavoro vincendo gli Europei ma soprattutto ha fatto un capolavoro ridando dignità alla Nazionale che era uscita con le ossa rotte dopo Ventura. La Nazionale non ha una squadra forte perché non abbiamo una prima punta di livello mondiale, perché abbiamo due difensori anziani come Chiellini: siamo una squadra di medio-buono livello che ha fatto più di quello che era nelle sue possibilità ai recenti Europei. Quindi Mancini non è criticabile. Io non so se andremo o non andremo ai Mondiali ma so che a marzo potremo giocarcela a un altro livello rispetto a quanto visto nelle partite recenti. La Nazionale forse ha pagato anche un po’ di stanchezza, con questi ragazzi che hanno giocato tanto e inevitabilmente, quando giochi così tanto, hai un periodo di flessione e sfortunatamente è coinciso con queste due gare. Abbiamo anche sbagliato due rigori ma non bisogna appellarsi alla sfortuna, bisogna parlare di gioco, di quello che siamo riusciti a fare, ma è evidente a tutti che l’Italia con un bomber come Vieri, Inzaghi, Totti, Toni, Del Piero, tutti attaccanti di livello mondiale, sarebbe diversa. Oggi non ne abbiamo neanche uno così, il più bravo di tutti è Immobile, che è bravissimo, ma è anche un attaccante particolare perché non è che giochi molto con la squadra ma attacca sempre la profondità, è molto forte in quello. Il livello degli attaccanti in questo momento è quello che dimostra la classifica marcatori: nei primi 10 posti ci sono solo Immobile, Destro che segna solo con Ballardini, e Berardi».

Exit mobile version