2020
Pistocchi: «Le istituzioni hanno mostrato diversi limiti» – ESCLUSIVA
Maurizio Pistocchi a 360°: ecco le sue dichiarazioni sulla possibile ripresa della Serie A e sul campionato, con alcuni aneddoti interessanti
Maurizio Pistocchi, noto giornalista di Sportmediaset, è intervenuto in esclusiva ai mcirofoni di Calcionews24. Ecco le sue parole su diversi temi, spaziando tra l’attualità e i ricordi del suo lavoro.
Innanzitutto come sta? Come vive questo periodo? È cambiato il suo lavoro?
«Grazie a Dio sto bene. Il lavoro in questo periodo? È difficile trovare i temi e la voglia di parlar di calcio in questo periodo duro. Non sappiamo cosa succederà».
Si parla di una ripresa il 27 maggio con la Coppa Italia per poi passare alla Serie A? Le sembra una decisione corretta?
«Non credo si possa cominciare il 27 maggio, diciamo che la vedo molto complicata. C’è una situazione molto complessa. È molto difficile fare delle previsioni. Io non sono in grado sinceramente. Pensiamo solo se ci fosse un giocatore soltanto positivo in campo su 22, e magari è asintomatico. Mettiamo in conto le gocce di sudore, il respiro, e quello che succede sul campo, scontri ravvicinati. Non ci vuole niente di creare una situazione di contagio. Io credo sia difficile fare delle previsioni, ma qualche cosa bisognerà fare».
Taglio stipendi: diverse società si stanno accordando con i loro tesserati. A questo punto sembra allontanarsi l’idea di un accordo comune.
«C’è una situazione molto complessa. In Serie A la Juventus ha fatto un accordo con i suoi tesserati per cui rinunciano ad un mese e mezzo di stipendio. La Juventus è stata veloce, ha fatto un accordo con i tesserati con il quale detrae gli emolumenti di 4 mensilità sul bilancio al 30.6, con un risparmio contabile di 90mln€ , anche se il risparmio reale è 1 mensilità e mezzo, visto che le restanti 2 mensilità e mezzo verranno liquidate nella prossima stagione. Ma in tutta questa faccenda l’AIC che ovviamente non è l’interlocutore diretto, ma la rappresentante sindacale, avrebbe dovuto dire ai suoi tesserati in un momento di grande difficoltà di fare dei sacrifici, rinunciando a quattro stipendi dandone due alla società e versandone due in un fondo di garanzia per i colleghi meno fortunati. Poi si scopre che l’AIC ha 8,3 milioni di euro in un fondo di garanzia per questo tipo di evenienza. Ma non doveva essere la stessa AIC a dire che c’erano questi fondi a disposizione? Altrimenti perchè li tengono lì? Per fare cosa? Sono rimasto sconcertato dal comportamento di alcuni interpreti del carrozzone. C’è stata molta approssimazione se pensiamo che il 19 febbraio si è giocata Atalanta-Valencia, il 22 si sono giocate 3 partite a porte aperte, il 23 hanno rinviato 3 partite; poi nella settimana di Juve-Inter volevano giocare a porte aperte. Mi sembra che le istituzioni, non solo sportive ma anche politiche, abbiano dimostrato diversi limiti».
Nicchi ha lanciato un’idea di una ripresa senza VAR. Lei pensa che davvero il VAR sia un problema alla ripresa?
«È un problema ridicolo, speriamo in una ripresa senza Nicchi. Io ho fatto la moviola di tutti i casi arbitrali per la bellezza di dieci stagioni, da solo, e vedevo tutte le partite e controllavo tutti gli episodi. Non mi sembra che mi sia sfuggito niente di particolare. Questo vuol dire che una persona, anche sola ma brava, può fare questo lavoro. Si deve ottimizzare lo strumento e lo spazio. Io lavoravo in uno sgabuzzino di 3×3, con un altro operatore, ad esempio».
Venendo al campionato e al campo, la cosa che le è piaciuta di più di questa Serie A ?
«Non c’è stato un livello di calcio altissimo, ma c’è stato un miglioramento da parte di alcune squadre a livello di prestazione abbastanza importante. La Juventus è migliorata come idea di calcio, come numero delle conclusioni; non ha avuto la stessa precisione degli anni scorsi, ma ha avuto un certo tipo di atteggiamento. Sarri ha trovato delle difficoltà notevoli perchè ha una rosa un po’ complessa la Juve. La Lazio è stata sorprendente, ha fatto benissimo, quest’anno mi è piaciuta molto anche come idea di calcio. Una buonissima squadra con dei giocatori che sono dei top players: Luis Alberto è un grande giocatore, Correa molto interessante; grandissimi calciatori anche Immobile e Milinkovic».
E invece veniamo alle note dolenti: cosa le è piaciuto meno?
«Mi ha deluso un po’ l’Inter nella seconda parte di campionato. Sembrava andare in una certa direzione ma poi abbastanza incredibilmente le prestazioni da gennaio sono peggiorate. Conte non è stato capace di trovare un posto ad Eriksen, io penso che i giocatori importanti e di qualità debbano giocare sempre. Ma il sistema di gioco adottato da Conte limita abbastanza: con lui di solito sugli esterni giocano dei terzini, mentre nell’Inter di Mourinho ad esempio giocavano Eto’o e Pandev. Giocare col 3-5-2 è un limite, perchè togli lo spazio ai giocatori di qualità. Io non sono idealista, per me si può vincere e giocare con tanti sistemi. Ho visto il Lipsia di Nagelsmann che gioca con il 3-4-1-2, facendo un gioco di grande livello e con grande precisione e velocità. Hanno giocatori fisici e con grande tecnica. Credo che l’Inter debba pensare bene a quello che farà sul mercato: quest’anno hanno speso 200 milioni di euro acquistando giocatori molto importanti e ci si aspettava un rendimento migliore da gennaio in avanti».
Venendo al calciomercato, appunto. Che idea si è fatto dei rumors che vorrebbero Messi all’Inter? Missione impossibile?
«Tutto si può fare se hai soldi, ma per prendere Messi non bastano i soldi. A Messi devi dare anche un’idea di gioco, e quindi, dove lo metti nel 3-5-2 di Conte? Messi non è Maradona che vinceva le partite da solo anche con Bianchi, Bigon e Bilardo. Messi ha bisogno del gioco, lui è il primo violino nella Philarmonic Orchestra. Se tutto il resto dell’orchestra va fuori tempo, il primo violino stona. Mentre Maradona è Pavarotti che può cantare anche da solo sulle rive dell’Hudson. Messi è un grande giocatore, è straordinario, il migliore che ci sia in questo momento, però dobbiamo sempre pensare che il calcio dai tempi di Maradona è cambiato; ai tempi di Maradona marcavano ad uomo e lo picchiavano dalla mattina alla sera. Oggi, con i falli che subiva Maradona, dopo il primo intervento andrebbero fuori».
Quale calciatore che ha raccontato le è rimasto di più nel cuore, e a quale partita è più legato?
«Io ho una grande fortuna: ho iniziato a lavorare nel giornalismo nel 1975, quindi ho visto tutti i più forti. Ho potuto vedere tutti i più grandi: Platini, Maradona, Zico, Matthaus, Falcao, Van Basten, Gullit, Baggio. Nella mia personale classifica Maradona è il numero 1, ho avuto anche la fortuna di intervistarlo in esclusiva per un’ora a Siviglia nel 1993, un ragazzo fantastico Diego. Se devo dirti la partita che ancora oggi ricordo con grande emozione, è la partita dei Mondiali 1982 tra Italia e Brasile, noi eravamo sfavoritissimi in quel mondiale e quella partita ci aprì la strada per la finale. La ricordo benissimo anche perchè ero a casa di una splendida fanciulla (la mia fidanzata di allora); sono quelle cose che ti metti nella memoria e non le dimentichi più».
Un’ultima battuta sul VAR. Come pensa si possa migliorare? Vede plausibile l’introduzione del challenge?
«Potrebbe essere attuabile il challenge, ma credo che creerebbe molti problemi. La cosa che si può fare sul VAR per renderlo veramente efficace è modificare il protocollo. Oggi il VAR interviene solo in presenza di “chiaro ed evidente errore”; bisognerebbe scrivere che il VAR può intervenire in presenza di un “possibile errore”. Il “chiaro ed evidente errore”, oltre ad essere di difficile definizione e come inquadramento, lascia la strada aperta a diverse interpretazioni. Il VAR deve intervenire per correggere gli errori dell’arbitro in campo. Se l’arbitro addetto al VAR ritiene che si sia in presenza di un possibile errore, deve richiamare l’arbitro in campo. Fatto questo, il VAR può diventare uno strumento che rende il calcio più giusto».