2016

Pirlo: «Verratti in Nazionale per 20 anni»

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L’ex juventino: «In Italia servono le squadre B»

Andrea Pirlo ha vissuto quasi vent’anni precisi di calcio italiano, adesso vede giocare il figlio Niccolò ma un tempo lui si allenava coi grandi nonostante fosse ancora un ragazzino. Le differenze tra gli spogliatoi di allora e quelli odierni, racconta Pirlo, sono notevoli perché prima c’era una sorta di dittatura degli anziani, adesso invece un ragazzo si presenta all’allenamento con la prima squadra credendo di essere arrivato. «Dopo due o tre dribbling presi un’entrataccia da Giunta, ricordo. Ci sono comunque oggi ragazzi professionali come Rugani o Bernardeschi» afferma Pirlo a proposito dei nuovi talenti del calcio italiano, per poi passare a elogiare Paul Pogba della Juventus.

EREDI? – Esiste un nuovo Pirlo? A rispondere è il regista del New York City: «Cataldi no, è diverso da me. Verratti non mi somiglia ma può giocare in Nazionale per vent’anni. Mandragora giocò bene contro di noi, di Sensi parlano bene ma conosco Sturaro. Mi piace Dioussé dell’Empoli». Chi è più bravo ha spazio, dice Pirlo, che poi affronta un altro tema, quello della possibilità di diventare allenatore e dice di non averci ancora pensato. In Italia si mandano i ragazzi della Primavera in Serie B come un tempo si faceva per la C, dice Pirlo, secondo cui i club piccoli dovrebbero investire nelle giovanili. E negli USA funziona così: «I ragazzi arrivano in MLS dalle università ma hanno poca tecnica e tattica. Futuri campioni del mondo? Servono cultura e professionalità».

PIRLO’S METHOD – Stando alle parole di Pirlo a La Gazzetta dello Sport sarebbero utili le seconde squadre per il calcio italiano, e sempre l’ex juventino parla di come la tecnologia abbia rovinato tutto perché i giovani pensano al computer e non a divertirsi giocando a calcio. «I genitori spesso sono la cosa più brutta dei settori giovanili. I miei fortunatamente andavano dall’altra parte della rete» prosegue il centrocampista del NYCFC. Pirlo alla fine parla del suo metodo per riconoscere un buon calciatore: «Io, quando guardo un ragazzino, vedo come stoppa e passa la palla. Si capisce subito: se sa stoppare e passare, è bravo».

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