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Pirlo: «Mi chiamano maestro in tutto il mondo, ecco i miei»

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Le parole di Andrea Pirlo, tecnico della Sampdoria: «Una sfida dove la società mi ha chiesto di creare un progetto insieme»

Andrea Pirlo ha parlato al Festival dello Sport di Trento. Di seguito le parole dell’ex Milan, Juve e tecnico della Sampdoria.

MAESTRI – «In tutto il mondo mi chiamano Maestro. Il mio di maestro è stato Roberto Baggio, un idolo con cui ho avuto la fortuna e l’onore di giocare. Ma anche Mazzone, a cui devo tanto perché fu lui a mettermi in mezzo al campo. Per lui ero il suo Falcao, me lo diceva sempre. Sono speciali anche Ancelotti, con cui al Milan abbiamo vinto tutto, e Giovanni Trapattoni, il primo ad avermi convocato con la Nazionale maggiore. Conte ha saputo darmi tante motivazioni e una nuova giovinezza con la sua Juventus. Con Allegri ho avuto un rapporto normale nonostante siano state dette e scritte tante cose. Siamo stati insieme due anni, uno al Milan e l’altro alla Juventus. Pensò che non ero più un calciatore per quel Milan e io decisi di andare via, alla Juventus invece finimmo un bel ciclo vincente. Andai via perché non volevo essere un peso per nessuno e di essere messo da parte per le partite importanti. Io volevo giocare sempre, quindi andai via e fu una mia decisione. Io dico sempre anche adesso ai miei calciatori che in questo sport nessuno ti regala niente. Credo nelle regole, nel sapere stare in gruppo e la squadra che viene sempre prima del singolo. Questo è quello che cerco di trasmettere costantemente. I giocatori fanno il lavoro più bello del mondo, ma devono essere ambiziosi e non accontentarsi mai».

RICORDI PIU’ BELLI – «La prima Champions League con il Milan è stata una delle soddisfazioni più belle in assoluto. Non avevo mai giocato quella competizione, fu un percorso lunghissimo iniziato addirittura dai preliminari. È stata la vittoria più bella ottenuta con il Milan, la prima Champions non si scorda mai. Eravamo un gruppo straordinario, così come emozionante è stato vedere tutti quei tifosi a Manchester. Il segreto di quel Milan era il gruppo, ci piaceva stare bene e vivere la quotidianità di Milanello. Parlavamo di tutto, cazzeggiavamo, discutevamo di vita quotidiana. Bei momenti».

MILAN – «Ho avuto un grande rapporto con il Milan, Berlusconi mi richiamò dopo che decisi di lasciare la Juventus. Fu una bella testimonianza di affetto. Nella vita però si fanno delle scelte e io dopo dieci anni ambivo a nuove motivazioni. E volevo anche dimostrate al Milan che non ero un giocatore finito, ma in grado di incidere in nuovo corso. Infatti, visto quello che è stato fatto nel nuovo corso della Juventus, ho avuto ragione io. Il progetto che mi illustrò Andrea Agnelli era quello di un club che voleva tornare a vincere, era molto stimolante e rifiutati anche alcune possibilità all’estero. Il primo ritiro a Philadelphia con Conte fu molto duro. C’erano 40 gradi, qualcuno uscì dal campo in barella. Ma da quel ritiro nacque una grande Juventus».

RAMMARICO CHAMPIONS – «A Berlino pensavo che la finale di Champions League contro il Barcellona avremmo potuto vincerla. La Juventus giocava contro una squadra importante, fortissima. Per me uno dei Barcellona più forti. Ci abbiamo creduto, ci sono state anche occasioni per vincere ma purtroppo è andata male. Fu una delusione e dopo quella partita decisi di andare altrove».

ESONERO – «Io devo solamente ringraziarli per avermi dato quella chance. Credo che avremmo potuto fare meglio negli anni successivi ma non ci sono rimasto male. Ho continuato a fare il mio lavoro, forse quella esperienza da allenatore della Juve mi ha dato una etichetta diversa. Con i calciatori c’era un bellissimo rapporto ed è stata una soddisfazione vedere crescere i vari Chiesa, Kulusevski, De Ligt, Fagioli, Frabotta… Cristiano Ronaldo è un professionista esemplare con tutti, solare e sempre sorridente. Non abbiamo mai avuto problemi anche se lui voleva giocare sempre per inseguire tutti i suoi record personali».

MALDINI LO VOLEVA AL MILAN – «Ne abbiamo parlato, ma è stata giusto una chiacchierata fra amici. A qualcuno comunque ha dato fastidio il fatto che abbia iniziato la mia carriera da allenatore della Juventus senza aver fatto la gavetta. Io preferisco far parlare il campo e so che questa cosa non piace nemmeno ai giornalisti che qualche volta sono prevenuti in partenza. Sia ben chiaro, accetto tutte le critiche ma non attacchi personali. All’inizio non pensavo di voler fare l’allenatore ma poi facendo i primi corsi ho cambiato idea e ho deciso di intraprendere questa carriera».

SAMPDORIA – «Quella con la Sampdoria è una sfida dove la società mi ha chiesto di creare un progetto insieme. Non ho guardato la categoria, i problemi che c’erano all’esterno, ma solamente la voglia di fare un campionato dignitoso. Vogliamo uscire da un momento difficile, sappiamo che siamo soli ma siamo determinati a cambiare la situazione».

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