2017

Petagna e l’Atalanta: «Senza pressioni: andiamo alla caccia dell’Europa»

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Dal quasi ritiro all’affermazione e all’U-21, Andrea Petagna è rinato: «Ascoli mi ha salvato, devo ringraziare Galliani. L’azzurro…»

Per Adriano Galliani era «incedibilissimo», dopo l’esordio a 17 anni in Champions e quello successivo in campionato. L’ad del Milan lo diceva nel 2013, eppure Andrea Petagna – come rivela a “Tuttosport” – nel 2015 pensava di smettere: «Premetto. Galliani è stato per me fondamentale, mi seguiva da vicino quando sono arrivato piccolino e stavo in convitto. Il Milan era il mio sogno e soffrivo perché non giocavo. Per questo ho voluto andare via in prestito». Cinque squadre in due stagioni e mezza, ma nel 2015 c’è il vero punto di non ritorno: «Il Milan non mi porta in ritiro, arrivavo da due anni in cui avevo fatto male: non sapevo che fare, ho pensato di mollare. L’Ascoli è l’unico a volermi con forza, mi cercano il direttore Lovato e il tecnico Petrone, ma non sanno se giocheranno in Lega Pro, dove il Milan non voleva mandarmi, o in B. Li ripescano, Galliani dà una mano per lo stipendio, gioco. Arriva una bella salvezza».

PASSATO E PRESENTE – La fiducia mancata al Milan, ricordando Matri. «Ancora 2013. Debutto in campionato a Verona, Allegri mi fa i complimenti davanti a tutti, penso di essere importante anche se so che non avrei giocato sempre: c’erano Pazzini e Balotelli. All’ultimo giorno di mercato prendono Matri, ci rimango malissimo, mi metto a piangere. Non volevo restare nella Primavera, sono andato alla Samp». La fiducia che ha invece l’Atalanta: prima il prestito poi, a gennaio 2016, l’acquisto definitivo. «Mi sono sentito importante, anche se ero ad Ascoli. La famiglia Percassi mi dice che avrei fatto parte del progetto Atalanta, mi ha dato forza. Ho ritrovato questa società dopo i provini a Zingonia a 10-11 anni. Giocavo nell’Itala San Marco, a Gradisca, dove arrivavo dopo un’ora di treno o pullman. Erano affiliati dell’Atalanta». Galliani è stato importante, anche Giuseppe Riso lo è stato. «Il mio agente, fondamentale come mio padre Euro, un ex calciatore. Mio nonno Francesco, poi, ha giocato 10 anni in A con la Triestina e allenato a lungo. Giuseppe è stato il mio fratello maggiore a Milano». Adesso Gasperini. «Per noi giovani è un papà. Insegna tantissimo, sotto il profilo mentale e tecnico. Ti fa tirare fuori quello che hai. Bravo a darti fiducia ma devi sempre stare sul pezzo. Se ne accorge subito se molli e si arrabbia. Dice le cose una volta sola».

FUTURO (NERO)AZZURRO – Di Petagna raccontano: bravo, ma segna poco. «Finché lotto per la squadra e vinciamo, sono contento. Comunque sono 5 gol e 6 assist, sono spesso entrato in azioni da rete. Ed è il mio primo anno di A. Devo migliorare, attaccare di più il primo palo. E, forse, giocare un po’ più per me stesso». Domenica big match a San Siro con l’Inter. «Decisivo se vinceremo, non se dovessimo perdere o pareggiare. Se abbiamo un punto in più dopo 27 partite, qualcosa significa. Siamo sereni, senza pressioni. L’Europa è diventata un obiettivo in corsa, la possiamo raggiungere. Siamo forti, abbiamo battuto squadre forti: penso alla vittoria di Napoli. Ma sono stati decisivi i successi con l’Empoli, all’ultimo minuto con un gol di D’Alessandro, o con il Crotone, che si chiudono». Belotti e Immobile sono il top nel suo ruolo in Italia: potrebbe ritrovarli in azzurro. «Con Ventura sono stati due stage belli, ci ha fatto incamerare i suoi concetti. Se dovessimo essere convocati, saremo già pronti. Prima c’è l’Under 21, un obiettivo che mi ero posto ad Ascoli e che ho raggiunto a ottobre. Siamo forti, possiamo fare un grandissimo Europeo a giugno in Polonia».

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