Perin: «Quel no della Juventus...» - Calcio News 24
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2015

Perin: «Quel no della Juventus…»

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perin genoa febbraio 2015 ifa

Il portiere si è confessato ai microfoni di SportWeek

E’ il vicecapitano del Genoa e il terzo portiere della Nazionale: chi lo conosce da piccolo si è ricreduto su Mattia Perin, che ha avuto difficoltà di crescita da piccolo, ma ora è alto 1 metro e 88 centimetri. Non si è arreso, nonostante il due di picche della Juventus, e il successo non gli ha fatto perdere la testa: «Dipende dalle persone che incontri, dipende da chi sei. All’inizio arrivi nel football che conta e ti monti la testa, dici cavolo, ho solo 18 anni e sto in Serie A. Poi grazie a certe vicende che ho vissuto, le batoste prese a Pescara, sono tornato coi piedi per terra. A un certo punto sembrava che tutto mi fosse dovuto. E invece tutto dovuto un cavolo. Ho fatto mia una frase di Michael Jordan: “Il talento vince le partite, l’abnegazione vince i campionati”», ha dichiarato Perin ai microfoni di SportWeek.

I SEGRETI – Il portiere ha rivelato il suo segreto tra i pali e come si è storto il naso: «Ho le mie tecniche per restare sempre dentro al gioco. Cerco di immaginare in anticipo ogni mossa dei miei compagni, a chi stanno per lanciare la palla, se scatteranno o indietreggeranno. È il mio segreto per non partire con la testa. Naso? La botta più forte me l’ha data Luca Toni, in allenamento. Spalle alla porta, s’aggiusta la palla con l’intenzione di girarsi quando penso bene di fargli un’uscita bassa. Mi sono preso il suo 50 di piede dritto in faccia».

BAGAGLIO CULTURALE – Sono molte le passioni di Perin, dal bungee jumping al golf. E proprio per il gol ha letto Deepak Chopra, che lo ha aiutato anche nell’approccio al calcio: «Si basa sulla teoria della completezza del gesto: se tu fai bene swing e backswing, poi la pallina la colpisci per forza. Allo stesso modo, in un rapporto di amicizia ad esempio, se prometti a una persona a te cara di fare una determinata cosa assieme, poi non devi mai farla cadere in modo sciatto. Devi chiudere il gesto. Non completare questi rapporti diventa un peso per l’inconscio e crea fatica per la mente. Chopra mi ha aperto un nuovo mondo. E c’entra col calcio, perché se fai un gesto completo la palla la blocchi e la tieni lì, se invece lo fai incompleto la respingi e chissà dove finisce. Oh, ma non è che adesso voglio sembrare un santo, eh? Io a scuola andavo male. Solo che adesso mi è venuta voglia di avere un bagaglio culturale». 

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