2018
Perez sul gol di Ronaldo: «Emozionante il pubblico della Juventus»
Florentino Perez affronterà la Juventus con il Real Madrid in Champions League, si riparte dagli applausi a Cristiano Ronaldo
Florentino Perez si gode il suo Real Madrid. Il presidente dei blancos, in carica almeno fino al 2021, punta al record di Santiago Bernabeu e vuole la sesta Champions League. Per ora è a quattro, ma in questa stagione ha la possibilità di riuscire a vincere, e sarebbe la terza di fila. Contro la Juventus all’andata è stato un trionfo, celebrato in lungo e in largo per la prodezza in rovesciata di Cristiano Ronaldo. A ripensarci, il patron delle merengues si emoziona e reputa quel gol uno dei più belli della storia del calcio. I tifosi della Juventus hanno applaudito Ronaldo e Perez ha parole al miele per loro: «È stato emozionante, dimostra la grandezza della Juventus e del suo pubblico». Nella Juventus giocano due calciatori che il presidente stima più degli altri, si tratta di Gianluigi Buffon e di Gonzalo Higuain, anche per loro arrivano dichiarazioni cariche di affetto: «Buffon è un lusso per il calcio mondiale, ha talento e professionalità. Higuain è nel cuore dei madridisti».
Il retroscena di Perez: «Volevo Totti, ma…»
Il Real ha un piede in semifinale. A Torino ha vinto tre a zero e adesso deve affrontare il ritorno. C’è chi parla di amichevole, di partita già chiusa e di qualificazione scontata, ma Perez ne ha viste tante e sa che il calcio non è una scienza esatta. «Sarebbe bello andare in finale col Barcellona, ma dobbiamo eliminare la Juventus. Non sarà un’amichevole, siamo comunque due club amici» afferma lo spagnolo a La Gazzetta dello Sport. Ma non c’è solo la Juventus nei pensieri di Perez quando si parla di Italia e calcio italiano. Trova spazio Adriano Galliani, che definisce un grande dirigente del quale è orgoglioso di essere amico, così come il Milan e l‘Inter, i quali hanno una proprietà straniera che, secondo Perez, è inattuabile al Real Madrid. Chiusura con un campione italiano, Francesco Totti: «Prima del 2006, all’inizio della mia presidenza, gli avevo telefonato per chiedergli di venire, ma lui mi disse che non poteva muoversi da Roma».