2017
Perdonaci Roma, ci siamo sbagliati! Dieci motivi per chiedere scusa a Di Francesco
La Roma vola grazie allo straordinario lavoro di Di Francesco, un allenatore sottovalutato a cui l’Italia deve chiedere scusa per dieci motivi
E’ stato l’ottobre della Roma e probabilmente sarà anche il novembre della Roma. Il trionfo in Champions League contro il Chelsea, ma anche la grande vittoria di Firenze in campionato, hanno certificato lo straordinario momento di forma dei giallorossi, che ora si candidano ad essere la vera rivelazione della stagione, in Italia ma anche in Europa. I numeri parlano chiaro: in undici partite di campionato (c’è ancora in programma il recupero contro la Sampdoria da giocare) la squadra ha raccolto nove vittorie e appena due sconfitte (contro Napoli e Inter), mentre in Champions League gli otto punti totalizzati nelle prime quattro gare della fase a gironi rappresentano un bottino notevole e invidiabile, soprattutto se si riflette sul fatto che Juve e Napoli hanno fatto meno in raggruppamenti nettamente più agevoli.
Gran parte del merito va dato ad Eusebio Di Francesco, un tecnico che ha saputo dare un’identità ben definita ad una Roma che ora ragiona da grande. E pensare che l’ex allenatore del Sassuolo era stato accolto con grandissimo scetticismo, per tanti motivi: il modulo proposto (un 4-3-3 che sembrava inadatto alle caratteristiche di certi giocatori), la difficile eredità di Spalletti da raccogliere e soprattutto per via di una rosa che pare (ancora oggi) più debole rispetto a quella della passata stagione. I dubbi su Di Francesco erano enormi, ma lui è riuscito a dissiparli tutti, uno ad uno. Ecco perché abbiamo trovato dieci motivi per cui tutta Italia deve fare mea culpa e scusarsi con un allenatore che sta dimostrando di essere straordinariamente abile.
1) Pensavamo che il 4-3-3…
Quando Spalletti ha lasciato la Roma tutti noi pensavamo che si dovesse proseguire con le convinzioni tattiche del tecnico di Certaldo, che l’anno scorso ha svolto un lavoro eccellente. Ma non è andata così: Di Francesco ha disegnato una Roma diversa, la sua Roma, rischiando anche di sbagliare, ma lo ha fatto con la sua testa. E ha avuto ragione, perché ha saputo unire un gruppo che ora sarebbe disposto a tuffarsi nel fuoco pur di salvarlo.
2) Pensavamo che Nainggolan…
Sempre per quanto riguarda il tema tattico (abbiamo fatto l’errore di pensare di essere più bravi di Di Francesco) aleggiavano un mare di dubbi sulla posizione di Nainggolan nel 4-3-3, un modulo che ha di fatto costretto il belga ad abbandonare il ruolo di trequartista per tornare a fare la mezzala. Pensavamo che perdesse la capacità di essere decisivo e invece no: Di Francesco ha avuto ragione, perché Nainggolan anche quest’anno sta dimostrando di essere il centrocampista migliore del campionato.
3) Pensavamo che Dzeko…
Dopo il pareggio contro l’Atletico Madrid eravamo tutti convinti che le parole di Dzeko («L’anno scorso ho fatto tanti gol, quest’anno sarà più difficile, ho toccato poche palle in questo match») fossero legge. E invece no: il 4-3-3 di Di Francesco si sta rivelando fondamentale nella valorizzazione delle caratteristiche del bosniaco, che non a caso sta giocando meglio dell’anno scorso, trovando il gol quasi con la stessa continuità. Bisognava fidarsi delle idee del tecnico e non prendere per oro colato lo sfogo a caldo di un Dzeko che ora è più felice dell’anno scorso.
4) Pensavamo che Alisson…
C’erano tantissimi dubbi anche sulla tenuta del portiere, visto che Alisson nella passata stagione non si era mai visto. E invece Di Francesco ha dato fiducia ad occhi chiusi al brasiliano, che lo sta ripagando con prestazioni di altissimo livello. L’allenatore ha avuto il merito di infondere sicurezza al portiere, che poteva rischiare di essere messo in discussione troppo presto, visto che l’ottimo vice Skorupski scalpita. Le certezze sulla porta le ha date Di Francesco già in ritiro: Alisson non si tocca. E anche su questo argomento ha avuto ragione.
5) Pensavamo che Pellegrini e Defrel…
Tutti noi abbiamo fatto lo stesso gravissimo errore: eravamo tutti convinti che gli acquisti di Pellegrini e Defrel, caldeggiati da Di Francesco, fossero un modo per consentire al tecnico di avere vita più facile all’interno dello spogliatoio. Invece i due ex Sassuolo si stanno rivelando dei giocatori fondamentali per la Roma: quando giocano si rivelano sempre preziosi, efficaci e per certi aspetti indispensabili. Di Francesco è stato eccezionale, perché ha permesso ad entrambi di inserirsi gradualmente, senza fretta. E così nessuno dei due si è bruciato.
6) Pensavamo che Fazio…
Anche in questo caso è giusto cospargersi il capo di cenere. In estate tanti rumors avvolgevano Fazio, che sembrava inadatto alle idee di Di Francesco per quanto riguarda i movimenti del reparto arretrato. L’argentino ha bisogno di sentire l’uomo, mentre il nuovo allenatore ha sempre privilegiato difensori più bravi a giocare in campo aperto. Sembravano due opposti che non si sarebbero mai potuti attrarre e invece no: Fazio è diventato un punto di forza della Roma, perché Di Francesco ha saputo spendere tempo ed energie per creare un giocatore nuovo.
7) Pensavamo che il Celta Vigo…
Altro grande errore: la critica ha avuto la presunzione di giudicare Di Francesco dopo la sconfitta della Roma nell’amichevole del 13 agosto contro il Celta Vigo. E ci siamo sbagliati: quel tremendo 1-4 faceva davvero parte di un percorso di crescita che avrebbe dovuto portare i giallorossi ad un livello di forma accettabile in vista del campionato. Non ci siamo fidati perché Di Francesco arrivava dal Sassuolo e pensavamo che quella fosse la sua dimensione. Ma, per la settima volta, ci siamo sbagliati, perché se oggi la Roma primeggia in Italia e in Europa è anche grazie a quel passo falso, che ha svegliato tutto l’ambiente in un momento in cui una prestazione disastrosa non avrebbe potuto fare grossi danni.
8) Pensavamo che contro l’Atletico Madrid…
Abbiamo tutti immaginato che, dopo il pareggio all’esordio contro l’Atletico Madrid (ottenuto principalmente grazie alle parate di Alisson), la Roma sarebbe andata incontro a delle figuracce colossali. Ma non è successo, perché le figuracce le hanno fatte gli altri: sono arrivati prima i tre punti col Qarabag (la squadra che ha fermato due volte l’Atletico Madrid), poi i quattro punti in due partite contro i campioni d’Inghilterra del Chelsea. Persino Juve e Napoli avrebbero fatto fatica a raccogliere i risultati fatti dai giallorossi di un Di Francesco che, più di ogni altro, ha creduto in un gruppo che sta mostrando a tutta Italia di essere speciale.
9) Pensavamo che il Milan…
Eravamo tutti convinti e straconvinti che il Milan avrebbe scalzato la Roma nel gruppetto delle quattro squadre in lotta per la Champions League. Ma il mercato faraonico dei rossoneri ha cozzato con la solidità della squadra di Di Francesco, che gioca a memoria e ha personalità da vendere. In tre mesi i giallorossi hanno dimostrato di essere molto più forti di quanto si potesse immaginare. E pensare che abbiamo fatto tutti quanti l’errore di pensare che senza Szczesny, Rudiger, Paredes e Salah questa squadra, alle prime difficoltà, si sarebbe sciolta come neve al sole.
10) Pensavamo che la difesa…
La Roma di Di Francesco pensavamo potesse essere un doppione della Roma di Zeman solo per il fatto che Eusebio è stato uno degli allievi del boemo. Ma non è andata così: dovevamo ricordarci che il Sassuolo ha fatto della solidità il punto di forza del ciclo di Di Francesco, che anche sulla panchina giallorossa ha fatto capire sin da subito che avrebbe curato maniacalmente la fase difensiva. Oggi la Roma, non a caso, è la miglior difesa del campionato (solo 7 gol subiti), ma noi abbiamo giudicato troppo presto un allenatore che ci ha dato una grande lezione di calcio. E di vita: mai giudicare troppo presto, perché si rischiano delle figuracce colossali.