2018
Perché la Juve dovrebbe avere più paura del Milan che del Napoli
Il Milan darwiniano di Gattuso resiste e persiste: i rossoneri sono l’avversaria peggiore per la Juve in finale di Coppa Italia perché difficili da inquadrare. Così l’attesa può pagare più della bellezza
Charles Darwin ne “L’origine della specie” scriveva che la specie che sopravvive non è quella più forte, e nemmeno quella più intelligente. No, la specie che sopravvive è quella che meglio si adatta ai cambiamenti. Come ad esempio quella umana – tanto per citare una delle specie che meglio si è adattata ai cambiamenti climatici, alle guerre, alle carestie e alla Dark Polo Gang – . In realtà ci sarebbe da specificare come Darwin una cosa del genere non si sia mai sognato di scriverla nemmeno per sbaglio, ma siccome un po’ tutti pensano che sia così, allora facciamo finta pure noi che sia vero. Anzi, facciamo ancora di meglio ed applichiamo la teoria pseudo-darwiniana al calcio postulando che la squadra più forte, non sia davvero la più forte, ma quella che semplicemente regge meglio l’onda d’urto delle disgrazie, delle novità e dei cambiamenti (fisiologici peraltro in un mondo che si evolve e si involve alla velocità di una scoreggia).
Alla fine il Milan si è sublimato, giorno dopo giorno, tra una sciagura e l’altra, diventando una macchina imperfettamente perfetta (o perfettamente imperfetta, fate voi). Imperfetta perché assolutamente al di fuori di ogni concetto tattico moderno – almeno secondo i puristi della materia – e di fruibilità del gioco inteso come spettacolo circense. Perfetta perché capace di mantenere la rotta nonostante tutto e tutti. O per meglio dire: contro tutto e tutti. Una perfetta macchina da guerra solida e granitica strutturata per assorbire qualsiasi contraccolpo di sorta. Non è bello il Milan. Non lo è per niente. Di più: i rossoneri sono probabilmente la cosa più vicina all’anti-calcio che si sia mai vista su un campo da gioco dai tempi del catenaccio trapattoniano in poi. Questo però non è necessariamente un difetto: la tartaruga non è stata forgiata dalla natura per essere bella. La tartaruga è stata forgiata dalla natura per resistere e persistere.
Il Milan in due parole: resistere e persistere
Ecco: resistere e persistere. I concetti di gioco del Milan sono essenzialmente circoscritti a due forme verbali semplici ma funzionali. Anche contro la Lazio, ieri sera, l’applicazione delle direttive è stata ferrea e scrupolosa: i rossoneri hanno resistito – senza nemmeno troppe difficoltà a dirla tutta – all’assalto biancoceleste ed hanno persistito verso l’obiettivo finale. Obiettivo infame secondo gli intellettuali della strategia: arrivare il più avanti possibile nella partita, finanche ai calci di rigore. Obiettivo sacrosanto secondo noi: i rossoneri avevano a disposizione due risultati su tre e non prendere gol era già un passo avanti rispetto alla meta finale. L’esaltazione del risultato prima ancora che delle modalità di raggiungimento di quest’ultimo. Il fine che giustifica sempre e comunque il mezzo: Gattuso, già spiegato filosoficamente (leggi anche: GATTUSO SPIEGATO FILOSOFICAMENTE) è l’emblema delle teorie darwiniane applicate al pallone. O anche, se preferite: adattamento alle circostanze e perseguimento dell’obiettivo a dispetto di tutto ciò che diventa superfluo.
Questo, ma non solo questo, spiega perché il Milan, ancora più del Napoli contendente per lo Scudetto, dovrebbe preoccupare la Juventus finalista di Coppa Italia 2018. Così, mentre gli azzurri fieri e prepotenti sfrecciano per le corsie del campionato, i rossoneri macinano lentamente chilometri come un cingolato. I bianconeri, ipotizziamo, potranno magari avere piena coscienza di come battere il Napoli nella misura in cui riusciranno più o meno a prevedere le mosse avversarie. Con il Milan sarà un’altra storia e potrebbero non esserci mosse da prevedere semplicemente perché potrebbero non esserci mosse. Se Sarri recita vanitoso ne “La Grande Bellezza” e muove i fili di una partita condotta fin dall’inizio solo ed esclusivamente da protagonista, Gattuso gira beffardo “La Corazzata Potemkin” ed attende senza fretta che sia l’altro a perdere la pazienza. Perché prima o poi la perderà. «La guerra non la vince chi è più forte, la vince chi è più bravo ad aspettare». Che poi è la trasposizione “gomorriana” di ciò che (non) ha scritto Darwin: per questo il Milan dovrebbe fare più paura del Napoli alla Juve.