2018
L’inchiesta rivela: Astori aveva avuto due avvisaglie al cuore
Ultime novità sull’inchiesta che indaga sulla morte di Astori: le perizie avrebbero mostrato come alcuni sintomi dei problemi cardiaci dell’ex capitano della Fiorentina ci fossero
La morte di Davide Astori non si poteva evitare. O forse sì. Difficile ancora oggi, a distanza di mesi da quel maledetto 4 marzo che ha portato via il capitano della Fiorentina in una stanza di albergo di Udinese, in cui i viola preparavano la sfida contro la squadra friulana, poterlo affermare con certezza. Di sicuro, per adesso – e questa è una novità – c’è il fatto che qualche avvisaglia dei problemi cardiaci del difensore c’era stata: la presenza di extra-sistoli ventricolari era stata in particolar modo evidenziata da due elettrocardiogrammi effettuati nel policlinico di Careggi da Astori. Il primo nel luglio del 2016, il secondo nel 2017. La domanda allora sorge spontanea: all’epoca di tali visite mediche, il capitano della Fiorentina poteva (o doveva) essere fermato? Su tale aspetto indaga ancora oggi la Procura di Firenze, che ha acquisito da oltre un mese tutta la documentazione necessaria.
Secondo le perizie degli esperti effettuate dall’Università di Padova, è ormai chiaro che Astori soffrisse di cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro, in una forma denominata “displasia aritmogena del ventricolo destro”. Una modalità particolarmente subdola della patologia che uccide progressivamente le cellule sane del miocardio e le sostituisce con cellule grassose o fibrose che impediscono il funzionamento elettrico del cuore causando dei momenti di stallo che possono portare finanche alla morte se non notati per tempo. Si tratta di una malattia però quasi totalmente asintomatica (Astori è morto durante la notte, nel sonno, senza accorgersene) nella stragrande maggioranza dei casi, che però secondo le ultime informazioni, probabilmente, aveva mostrato qualche avvisaglia che forse poteva essere meglio interpretata nel modo giusto. Forse…
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