2017

Pepe sul rapporto con Conte: «Non mi sopportava…»

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Il centrocampista del Pescara, Simone Pepe, in vista della sfida contro la Juventus, si è raccontato in un’intervista

Simone Pepe, centrocampista del Pescara, in vista della gara contro la Juventus, sua ex squadra, si è raccontato a Il Centro. Queste le sue dichiarazioni: «Essere rimasto nel cuore dei tifosi della Juve è un motivo d’orgoglio per me. Forse rivedono in me lo spirito bianconero. Sono un tipo che non molla mai e che dà sempre tutto in campo. La Juventus è nata con la vittoria nel sangue, come me. La sfida? Nel calcio non c’è niente d’impossibile. Giocheremo contro una squadra fortissima, ma anche Crotone-Inter sulla carta era una gara senza storia. Questa Juve, però, è più forte della mia. Credo che possa arrivare in fondo anche in Champions League, ha una marcia a livello mentale. Il mio soprannome? Mi chiamano “er chiacchiera”. Non sto mai zitto. Nello spogliatoio ero un cazzarone. Conte non mi sopportava, mi diceva che fuori dal campo potevo fare quello che volevo, ma in allenamento pretendeva silenzio. Io, invece, scherzavo anche durante lo stretching. Conte? Con lui è cominciato un ciclo. Ha valorizzato tanti calciatori, dando un impronta alla squadra. E’ l’allenatore migliore che io abbia mai avuto, è stato un maestro per me. Sa come bisogna parlare ai giocatori e sa come farti dare il massimo. Poi a livello tattico ti spiega tutto nel dettaglio. Lui è allenatore, preparatore atletico e psicologo. Ricordo Juventus-Parma, prima gara ufficiale allo Stadium. Vincemmo 4-1. Conte aveva preparato quella sfida al massimo. Eravamo una macchina da guerra. Tatuaggi? Nelle mie braccia c’è tanta Juventus. Ci sono le date degli scudetti, poi i figli, gli hobby, il golf, il fungo di Supermario. Ero fissato col suo videogioco. Futuro? Probabilmente non posso dare più nulla al calcio, proverò in altri ambiti. Mi piacerebbe imparare dal direttore sportivo. Il club manager è una figura di raccordo tra squadra e società, mi piacerebbe. Zeman? Mi ha colpito la sua serenità, poi dice tutto ciò che pensa. E’ un maestro di calcio ed ha idee che non ha nessuno. E’ l’uomo giusto per ripartire. Se non fossi diventato calciatore? Avrei fatto il benzinaio. Da piccolo vedevo che i benzinai avevano sempre il portafogli pieno…».

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