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Lorenzo Pellegrini: «La vittoria in Conference un momento irripetibile. Ranieri un grande, i Friedkin sanno cosa significa avere la Roma. Io via? Dico questo»

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Le parole di Lorenzo Pellegrini, centrocampista e capitano della Roma, sul suo futuro in giallorosso dopo i recenti problemi

Ha sofferto, per poi rinascere con il gol nel derby contro la Lazio. Lorenzo Pellegrini è passato dai fischi prolungati al diventare l’uomo della settimana. La Gazzetta dello Sport lo ha intervistato per una confessione a cuore aperto.

COME SI STA DOPO IL DERBY«Bene, anche se era già qualche settimana che stavo bene. Nel senso che si è parlato forse anche un po’ troppo del mio umore. Era normale che fossi arrabbiato, le cose non stavano andando bene per tutti noi. E di questo ho parlato con il mister, anche se con lui non c’è neanche bisogno di parlare. Mi conosce bene, sotto alcuni aspetti ci assomigliamo e questo gli permette di capirmi. Lui è stato eccezionale, ha ridato a me, alla squadra e alla città quella serenità di cui avevamo bisogno».
RANIERI«Abbiamo sempre avuto un bel rapporto, quello di chi non si dice troppe cose ma… Per esempio, la famosa chiacchierata prima della Lazio è durata in tutto due minuti. Poi ci siamo abbracciati. Era una cosa che sentivo: gli voglio bene, lo stimo come persona ancor prima che come allenatore. Qui ha rimesso a posto un po’ tutte le cose. Poi è normale che si possano incontrare delle difficoltà, ma con lui ora ci sembra tutto più giusto».
IL MOMENTO PIU’ BELLO E IL PIU’ BRUTTO«Facile, le due coppe. La Conference è storia, rimarrà lì per sempre. Era un sogno, anche con la mia famiglia, che è tutta romanista. Difficilmente penso che rivivrò un’emozione così: era il primo trofeo, da capitano, una gioia che non sarebbe raggiungibile neanche con altri trofei perché quello era il primo. Il più brutto Budapest. A inizio partita guardavo i miei compagni e vedevo che stavamo bene. Abbiamo fatto 35’ fantastici, lì mi dicevo: “Segniamone un altro che ne facciamo tre”. Eravamo perfetti. Poi abbiamo visto tutti cosa è successo…».
SPALLETTI«Con il mister ho un buon rapporto umano. Ho capito quando non mi ha chiamato, sono uno obiettivo. Ci sta, si va avanti. Ma lui mi ha sempre fatto sentire dentro, rendendomi partecipe del progetto. Spalletti è un allenatore che ti migliora come giocatore e io sono contento di poterlo fare. Quando non gio cavo mi ha detto di insistere, lavorare. E per me è importante farlo: allenarsi bene è un’opportunità, perché poi sai che quando il mister ti dà un’occasione puoi dimostrare di esserci. Cosa che è successa…».
I FREDKIN«In questi mesi è stato tutto molto più difficile anche per loro. Ma ogni volta che abbiamo modo di parlarci, lo facciamo sempre per un qualcosa riferito alla Roma, per il bene del club. È importante avere una presidenza che ci tenga davvero. Perché la Roma non è un club come gli altri: se ti compri la Roma, ti compri Roma tutta».
HA PENSATO DI ANDARE VIA«No, mai. Di momenti duri ne ho vissuti tanti, ma anche di meravigliosi. Ma non sono uno che scappa. Credo che davanti alle difficoltà uno si debba assumere le sue responsabilità. Ed è quello che il mister mi ha letto negli occhi prima del derby. Qui un momento normale diventa bello, uno bello diventa meraviglioso e uno negativo diventa un disastro. Roma è questa, vive di passione. E io questa passione qui me la vivo al cento per cento».

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