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Pedullà svela: «Ecco la strategia di Conte per il ritorno in panchina»

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Le parole di Alfredo Pedullà, giornalista di SportItalia, sul futuro di Antonio Conte in panchina. I dettagli

Alfredo Pedullà ha parlato a SportItalia del possibile ritorno di Antonio Conte in Serie A.

LE PAROLE – «Antonio Conte sale sul treno in corsa soltanto quando decide lui. Non è vero che abbia sempre detto no, al Tottenham aveva aperto nell’ottobre 2021 dopo che qualche mese prima aveva chiuso le porte. Evidentemente lui può cambiare idea in pochi giorni o in poche ore, importante è che ne sia convinto. La domanda è: il Tottenham gli dava stimoli superiori al Napoli attuale? Già, perché – andiamo a stringere – non ci sono dubbi sul fatto che, parole a parte, la valutazione sia stata fatta sull’opportunità di rientrare oppure no. Ben oltre la necessità e il desiderio di restare in famiglia, chi non vorrebbe? Altrimenti rischiamo di prenderci in giro.

Il Napoli per Conte è evidentemente una squadra dell’ottimo potenziale ma con diverse cose a rischio: il contratto di Osimhen, ancor prima dell’infortunio, l’appagamento inconscio post-scudetto che puoi combattere magari a luglio e non a ottobre. Anche a Paratici aveva detto no l’estate precedente per convertirsi pochi mesi dopo, ma da Paratici a De Laurentiis c’è un bel salto che va comunque valutato, pesato, ponderato. Lo stesso salto che ha portato Conte a dire “no, grazie” perché vuole godersi la famiglia, certo, ma anche e soprattutto perché non c’erano le condizioni ideali per sviluppare il suo credo calcistico.

Conte è un animale da lavoro, dopo due mesi di stop non gli sembra vero e spinge per rientrare, figuriamoci se i mesi sono più di due come in questo caso. È evidente che voglia restare alla finestra, soprattutto perché non ha la spinta forte di tornare subito in gioco. E Conte vive di spinte forti. Restare alla finestra significa capire cosa accadrà anche a Torino (bianconera) o Roma (giallorossa). Lo stesso Napoli avrebbe un senso soltanto a giugno, non a ottobre. Non proprio un motivo banale per respingere De Laurentiis e le sue necessità».

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