2020

Pazzini: «L’Europeo 2012 la delusione più grande. Futuro? O tecnico o ds»

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Giampaolo Pazzini ha parlato sulle pagine della Gazzetta dello Sport del suo futuro dopo aver dato l’addio al calcio

Giampaolo Pazzini ha parlato sulle pagine della Gazzetta dello Sport del suo futuro, ripercorrendo anche la sua carriera dopo aver dato l’addio al calcio.

FUTURO – «Il corso da direttore sportivo, così come l’Uefa Pro da allenatore: cercherò di capire la strada migliore. Ho smesso perché era essenziale che fossi io a decidere. E poi il fisico cambia per tutti, tranne per Ibra (risata, ndr)».

CARRIERA – «Pazzesca, è chiaro. Ho giocato con tanti campioni, in top club, la Champions, i Mondiali, ho fatto 115 gol in A. Per me ogni gol è come un figlio. Che voto mi darei? Direi 8. La stagione da incorniciare resta il 2009-10 con la Samp. La meno gratificante l’ultimo anno di Milan, 2014-15, giocai solo gli spiccioli. Aggiungo la prima a Verona, 2015-16, quando retrocedemmo».

GIOIA E DELUSIONE PIÙ GRANDE – «La Champions con Fiorentina e Samp. La tripletta di Wembley con l’Under 21 e il gol al Real al debutto con il Levante. Delusione? Il mancato Europeo 2012. Fu brutto perché lo seppi dalla tv».

SETTE CLUB IN CARRIERA – «Atalanta? Preso da bambino e portato in prima squadra. Grande riconoscenza. Fiorentina? La mia prima big. Forse non ero ancora maturo per una realtà così importante. Sampdoria? L’alchimia perfetta. Qualcosa di magico. Inter? La squadra più forte in cui ho giocato. I compagni erano macchine spaventose. Milan? Impressionante organizzazione per ogni singolo giocatore. E’ da cose come queste che capisci perché hanno vinto così tanto. Levante? Esperienza fantastica. Il calcio è gioia, la partita una festa. Verona? Un legame fortissimo da subito con la città e i tifosi. Esserne stato capitano è un grande orgoglio».

ALLENATORI – «Mandorlini mi ha fatto esordire. E anche Mazzarri e Delneri. Mi sono trovato benissimo con Allegri, il numero uno. E’ andata bene anche con Leonardo all’Inter e con Juric». 

PIÙ GRANDE AMICO E NEMICO – «Toni è stato compagno, amico e mentore. Nemico, sportivamente parlando, Materazzi. Quando lo sentivi arrivare faceva paura. Lo stesso Mihajlovic. Tecnicamente dico Cassano e Pirlo». 

MILAN DA SCUDETTO – «Sulla carta vedo favorite Juve e Inter. Il Milan lo metto come possibile outsider».

IBRAHIMOVIC – «È un marziano, anche se a differenza mia sbaglia i rigori. Sarebbe da clonare»

FIORENTINA – «Serve tempo. Vedo un club che passano in mani estere, ma io sono un nostalgico: mi piacerebbe ancora il calcio dei Berlusconi, Moratti e Della Valle»

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