Paulo Sousa e l'addio viola: «Firenze mi ha fatto crescere» - Calcio News 24
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2017

Paulo Sousa e l’addio viola: «Firenze mi ha fatto crescere»

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Paulo Sousa torna a parlare dopo l’addio a Firenze e ai viola: «Una pausa era necessaria. I Della Valle? Vi dico la mia. La Serie A…»

Un addio lungo, lacerante e forse più duro di quanto previsto quello tra Paulo Sousa e la Fiorentina. Il tecnico portoghese ha raccontato a “Il Corriere dello Sport” come ha trascorso questi mesi lontano dal calcio: «Difficile farlo, il calcio è la mia passione totale. Vedo tantissime partite. Ho tanti progetti. Lavoro anche a un innovativo software applicato. Comunque dopo sei stagioni consecutive e intensissime, prendo questa pausa come un’opportunità di recupero fisico e mentale». Sono le prime parole dopo l’addio a Firenze. «Sono state due stagioni importanti per continuare a crescere. I miei colleghi italiani sono tra i migliori al mondo sotto l’aspetto tattico. Anche io credo di aver offerto proposte di gioco interessanti e innovative. Ma la Fiorentina si è caratterizzata anche per altri aspetti come il numero d’infortuni più bassi del campionato, rilevanti per la metodologia di lavoro».

SERIE A IN CRESCITA – In definitiva, che idea si è fatto del calcio italiano? «Dal mio punto di vista, comparando altri campionati come la Bundesliga, la Liga o la Premier, la Serie A già da due anni sta migliorando sia il livello delle squadre che il gioco. Sono arrivati investimenti stranieri che permettono grandi acquisti e poi c’è il livello altissimo dei miei colleghi con la loro ricchezza tattica. Il campionato italiano sta ritornando più attrattivo e vincente. E l’approdo del Napoli in Champions lo dimostra». Veniamo alla Fiorentina, in questi due anni ha avuto una bella squadra a disposizione. «Soprattutto un gruppo di ragazzi esemplari sotto l’aspetto umano e professionale: perciò la mia voglia di spingere nel cercare di superare i limiti è stata più forte. Ho poi cercato di legare tutte le componenti del club in un’unica visione». Il primo anno è stato incredibile. «In pochi si sarebbero aspettati un inizio cosi importante… nemmeno la società. Pensi che avevo nel contratto una clausola che in caso ci fossimo trovati nelle ultime posizioni a gennaio 2016 avrebbero potuto risolvere il contratto. Invece proprio in quel periodo eravamo davvero in alto…».

RIMPIANTI – Forse rafforzando la squadra a gennaio 2016 potevate lottare per il vertice, magari trovando un sostituto all’altezza dopo l’addio estivo di Savic. «Qualsiasi allenatore si fosse trovato in testa per la prima volta nella storia della proprietà del club si sarebbe aspettato una reazione diversa. Sia da parte della società, per il mercato, sia per la partecipazione della stessa proprietà ad alimentare ulteriormente questo periodo di grande crescita». Lo spiegò a Diego Della Valle? «Ho avuto l’occasione di parlare con Diego Della Valle credo in tre occasioni in tutto e solo nei primissimi mesi di lavoro: accennai ad alcuni argomenti che avrebbero potuto e dovuto essere approfonditi, ma non c’è stato seguito. Andrea Della Valle è stato presente molto spesso, soprattutto nei sabati al centro sportivo prima delle partite: il suo incoraggiamento era sempre sincero e affettuoso, senza entrare nelle decisioni concrete dell’operatività del club, salvo in un paio volte, proprio a gennaio, durante il mercato. Dopo di che, vista la situazione, ho deciso di concentrarmi solo nell’allenare il gruppo che avevo e cercare di farlo rendere al massimo».

FUTURO VIOLA E NON SOLO – Fiorentina più forte o più debole? «Per me semplicemente diversa. Ho sentito il direttore Freitas dire che stanno costruendo una squadra per l’Europa. Quindi nelle loro intenzioni dovrà essere più forte di quella dell’anno passato». I Della Valle hanno invitato gli imprenditori fiorentini ad assumersi responsabilità. Lei che ha vissuto Firenze, che ne pensa? «Non so se è veramente così e non sono in grado di dare una valutazione su questo argomento, mi auguro solo che la Fiorentina possa essere sempre guidata da persone che abbiano competenze e passione calcistica e un progetto sportivo all’altezza dell’enorme potenzialità della piazza».

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