2015

Parma, una nave alla deriva

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Caos e aria di smobilitazione: la crisi del club ducale in “copertina”

C’era una volta un Parma che contendeva alla Juventus lo scudetto, la Coppa Italia e la Coppa Uefa. C’era una volta un Parma che sfiorava l’accesso alla Champions League e accarezzava il sogno di entrare in Europa League. A scanso da equivoci, non è mai stato da rose e fiori il passato del Parma, che però non ha mai avuto lo spirito da provinciale, ma quella naturale tendenza a guardare sempre un po’ più avanti, oltre la salvezza. Arriva, però, un momento nel quale i sogni, se non accompagnati da una solida realtà, si frantumano. Ma quella che sta attraversando il club ducale non è semplicemente una vicenda da desideri infranti, quanto piuttosto una sonora implosione. A dodici anni dalla sopravvivenza dal crac Parmalat, ci si ritrova a fare i conti di nuovo con lo spauracchio del fallimento. Nel marasma di voci e indiscrezioni, nel vortice caotico ed intricato nel quale è finito il Parma, a sorprendere è il balzo in pochi mesi dalla festa del Centenario al fuggi-fuggi generale che si è scatenato nel team crociato.

Tutto è cominciato dal sesto posto in Serie A nella scorsa stagione, un risultato sportivo straordinario per un club che poche stagioni prima era tornato nella massima serie, ma che ha fatto anche venire alla luce i nodi che pian piano stanno strangolando il Parma. Al club guidato fino a poco tempo fa da Tommaso Ghirardi è stata, infatti, in estate negata la partecipazione all’Europa League per il pagamento ritardato di trecentomila euro di Irpef. Un’ingenuità clamorosa da parte della società, da cui poi è emersa una preoccupante mancanza di liquidità, che ha portato l’allora patron ad aprire le trattative per la cessione del Parma. Come se la vicenda non fosse di per sé già complessa, si è scatenato poi un giallo attorno alla cessione della proprietà: dall’intrigo con il gioielliere Pietro Doca all’accordo con Rezart Taçi, di cui l’attuale presidente Ermir Kodra, che ha preso il posto dell’avvocato Fabio Giordano, non è altro che un prestanome.

Le difficoltà finanziarie del Parma si abbinano allo stentato cammino sportivo della squadra, che non riceve da diversi mesi il pagamento delle mensilità. L’addio di Antonio Cassano, svincolatosi da poco, ha fatto emergere nuovi problemi e tensioni, che lasciano preludere ad un imminente tsunami. La squadra, infatti, è pronta a tutelarsi nelle sedi competenti, se entro il 16 febbraio la società non corrisponderà quanto finora dovuto, ed i giocatori sono pronti a far le valigie. Aleggia un alone di incertezza attorno alla nuova proprietà, che potrebbe pure decidere di defilarsi, visto che i debiti hanno assunto le dimensioni di una montagna (si parla di 18-20 milioni di euro solo per il pagamento degli emolumenti). Insomma, tutti pronti a scappare, anche il secondo azionista della squadra, Energy T.I., che ha deciso di cancellare la sponsorizzazione.

Il Parma è allo stato attuale un malato terminale che attraversa uno stato di dolorosa agonia in attesa della fine, che non è di certo la retrocessione in Serie B, al momento piuttosto il male minore. Mentre Roberto Donadoni resta focalizzato sul presente e chiede orgoglio e dignità alla squadra, i tifosi, invece, si aspettano chiarezza e rispetto.

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