2015
Parma, Donadoni e Lucarelli in conferenza: «Noi lasciati da soli da tutti»
Allenatore e tecnico parlano della crisi del Parma
Roberto Donadoni e Alessandro Lucarelli, rispettivamente allenatore e difensore del Parma, sono intervenuti oggi in conferenza stampa per parlare della crisi del club ducale.
L’ALLENATORE – «Il rinvio non è legato a un mero problema economico anche se qui ci sono giocatori e dipendenti che di questo problema ne fanno una ragione di vita ma soltanto per chiederci il perchè e il come di come si sia arrivato a questo. Ad oggi io non ho visto nessuno che sia riuscito a dire: forse qualche colpa ce l’abbiamo, qualche errore lo abbiamo commesso. Questi responsabili sono stati messi nelle condizioni di operare in un certo modo e le colpe non vanno date solo a loro. Sono stanco di vedere che si cerca di mettere qualche toppa, è arrivato il momento di guardarci negli occhi e dirci: qui bisogna intervenire in maniera forte e radicale. Qui ci sono delle situazioni che non si possono più ripetere e partendo dall’alto bisogna prendere coscienza per far sì che non si ripetano più cose del genere. La nostra situazione ha raccolto la solidarietà dei giocatori e hanno sposato la nostra protesta, devo ringraziarli perchè la solidarietà è arrivata solo da loro e questa è la delusione più grande. Noi non dobbiamo dare risposte sul comportamento altrui, se Tizio, Caio e Sempronio dicono qualcosa sul sottoscritto non dovete chiedere a me spiegazioni perchè altrimenti diventa un giochino facile. Se Donadoni si comporta in un determinato modo è giusto chiedere a lui il perchè di alcuni suoi comportamenti, se il presidente della Lega si comporta in un certo modo bisogna chiedere a lui».
NAVE ALLA DERIVA – Prosegue Donadoni: «L’incontro Manenti-Pizzarotti? Noi siamo venuti qui stamattina ad allenarci da professionisti, questa è la nostra risposta. Noi non chiediamo un qualcosa, non stiamo elemosinando niente, stiamo dicendo che questa è l’evidenza dei fatti. Io ho l’impressione che questa sia una nave che stia andando alla deriva e ognuno cerca di salvare solo il proprio orticello e questo vale per tutti. Non c’è uno di voi giornalisti che non condivide e che non capisce questo, poi dopo le cose rimangono sempre incompiute. La cosa più semplice che mi viene da pensare è che ci siano degli interessi nel dire o non dire certe cose, ma vogliamo affrontare questo problema seriamente per risolverlo? Non mettendo le toppe ma lavorando. Sanzioni? Se devo essere squalificato, penalizzato, sono orgoglioso e felice di poterlo fare, forse qualcun altro si deve vergognare se becca una squalifica per scommesse ma per queste circostanze qui non mi pesa assolutamente. E’ il sistema che deve essere rivisto, il sistema è fatto di noi, di voi e di tutti quanti insieme e bisogna migliorarlo per crescere».
COME LA CAROGNA NEL DESERTO – Ancora Donadoni: «Noi continuamo ad allenarci per amore della professione. Siamo nati per questo ed è giusto combattere per qualcosa in cui si crede. In questo business, per molti, per me uno sport, vengono coinvolte tante persone e abbiamo questo dovere di continuare a farlo per i più deboli. Le cose che abbiamo nella testa magari ci condizionano ma per il rispetto che abbiamo nei colleghi allenatori e giocatori proviamo a fare questo. Non siamo degli automi, siamo fatti di sentimenti e ci sono dei principi per i quali val la pena combattere ed è giusto il momento di fermarsi un attimo ma non solo a chiacchiere ma facendo qualcosa in maniera concreta perchè poi tutti avremo dei vantaggi ma ora non è così. Ormai ci sentiamo come la carogna in mezzo al deserto e sarebbe brutto accorgersi che attorno a questa carogna ci siano solo gli sciacalli. Pensiamo a quello che c’è dietro, ci sono dei ragazzi che hanno un futuro davanti a loro, non bisogna parlare e basta, bisogna fare dei fatti. Noi siamo rimasti positivi con Ghirardi, con Taçi, con Manenti e vogliamo essere fiduciosi, abbiamo questa speranza e continueremo ad averla finchè non ce la toglieranno. Soluzione traghetto Lega? Non abbiamo certezze, non possiamo fare valutazioni. Vediamo come si muoveranno le istituzioni, vediamo cosa farà il presidente, vediamo se c’è qualcuno interessato, vedremo passo dopo passo».
CAPITAN LUCARELLI – Anche Lucarelli ha parlato della situazione del club: «Noi avevamo chiesto tutela e interesse delle istituzioni calcistiche in favore del Parma e così non è stato: nessuno ci ha chiamato, nessuno si è interessato del Parma a differenza dell’AIC e anche dell’Associazione Allenatore con Ulivieri che ha chiamato, nessuno ha chiamato per capire cosa stia succedendo a Parma. Non è un discorso economico, avevamo trovato anche uno sponsor che copriva la trasferta di Genova. Noi non so nemmeno se ci arriviamo al 6 marzo e questa è stata la conferma che per i vertici federali la situazione del Parma non è importante. Ora stiamo a vedere cosa delibereranno il 6 di marzo e poi ci regoleremo di conseguenza. Per noi non è facile dire domenica non giochiamo perchè è l’unica cosa che ci rimane, non è una ripicca o menefreghismo. La voce del Parma adesso è quella del Monza, dell’Aversa Normanna, della Nocerina, del Barletta, società minori che non hanno voce in capitolo. Le norme federali e le leggi della Lega hanno dimostrato che non sono a tutela delle squadre di calcio».
C’E’ UN FUTURO – Prosegue il capitano: «Se il Parma è arrivato a fare questo ci sono delle lacune nel sistema. Io non so cosa succederà da qui al 6 marzo. Qui ci siamo noi, la squadra e l’allenatore, ogni giorno portano via qualcosa. C’è un presidente che potrebbe portare i libri in tribunale, non lo so. Non ci sono le condizioni per proseguire al meglio ma dietro c’è un patrimonio con dei ragazzi della Primavera che si svincolerebbero e questo vorrebbe dire perdere tutto con gli avvoltoi pronti ad approfittarne».