2016

Le 11 frasi che Ibrahimovic ha davvero detto

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Da Guardiola a Messi passando per Moratti e l’intera Francia, senza freni

Nella costruzione di un supereroe contano i poteri, nessuno ne dubita, ma conta anche il modo in cui poi questi poteri li sai mostrare al mondo. E Zlatan Ibrahimovic, eroe di un Paris Saint Germain laureatosi campione di Francia con mezza Ligue 1 ancora da giocare, lo sa benissimo. Ve lo immaginate un supereroe che risponde con frasi di circostanza? Uno che, quando si sente chiedere come mai non ha giocato, risponde “mi attengo alle decisioni del mister” e che magari abita in un tranquillo monolocale? No. Un supereroe che si rispetti, come minimo, abita in una chiesa e il mister, quando è il caso, lo spedisce lui in panchina. E zitto. La costruzione di un personaggio, nel calcio come altrove, parte da lontano: ci sono le fondamenta, la base senza la quale il resto non può esistere, e poi ci sono gli orpelli che, per quanto orpelli, giocano alla fine un ruolo centrale. La base la fa il campo e, del resto, risulta grottesco immaginare un giocatore mediocre che, una volta fuori dal campo, insulta allenatori, presidenti, compagni di squadra, passanti. Al contempo il talento da solo può fare la bandiera, può fare il campione, ma non basta per plasmare il supereroe. Qui subentra la necessità vitale di escludere la banalità dalla tua esistenza, di andare oltre al gesto e di puntare sulla ricerca dell’improbabile, dell’impossibile, lasciando a bocca aperta. Da Amsterdam a Parigi, passando per Torino, Milano e Barcellona, Ibra ha lasciato spesso a bocca aperta e non si è fermato ai confini del rettangolo da gioco. Queste le undici frasi, i famosi orpelli, che hanno contribuito a costruire il personaggio Ibra e che, nel bene o nel male, lo hanno reso folle, acrobatico e inguaribilmente pieno di sé anche fuori dal campo:

PUNTI DI VISTA – Rapporto controverso quello di Ibra con la città di Milano: da un lato tornano spesso in ballo voci di un ritorno al Milan, d’altro canto quando si pensa all’altra sponda del capoluogo lombardo il discorso cambia e si fa meno romantico. Questo quel che Ibrahimovic disse in merito a Materazzi ed ad a Massimo Moratti, ex presidente dell’Inter, nel 2010 a Studio Sport: «Loro parlano un po’ troppo di me, si vede che sono ancora molto importante per loro. Io non parlo mai di loro perché non sono importanti per me».

E PORTA TUA SORELLA – Nel calcio, si sa, c’è sete di pettegolezzi e non basta tirare due calci ad un pallone per soddisfare il bisogno di gossip e di materiale scabroso. Non possono mancare riferimenti al sesso, proprio no, soprattutto se poi si vanno a toccare dei tabù duri a morire nel mondo del calcio: è il caso, ad esempio, delle ipotesi sulla presunta omosessualità di Ibra emerse nel 2010 in seguito ad una foto che ritraeva lo svedese in atteggiamento affettuoso con Pique. Questa la risposta di Ibrahimovic alle illazioni: «Io sono gay? Vieni a casa mia e ti faccio vedere chi è gay, e porta anche tua sorella».

LUCE E OMBRA – Il rapporto di Ibrahimovic coi vari tecnici che lo hanno allenato ha toccato vette massime di stima e venerazione ma, d’altro canto, ha anche toccato il fondo. Da un lato, quello della venerazione, il protagonista è Josè Mourinho mentre dall’altra parte, come rapporto più conflittuale, spicca Pep Guardiola. Questa la sintesi efficace del pensiero di Ibra sui due tecnici: «Quando Mourinho entra in una stanza arriva la luce, quando arriva Guardiola si tirano giù le persiane».

IBRA VS SUPERMARIO – Un altro personaggio che non risparmia situazioni al limite dell’assurdo e che non tiene alla larga gli eccessi è Mario Balotelli, difficile negarlo. Il discorso di un paragone con Ibrahimovic si fa però più complesso quando si parla di quel che i due fanno sul campo e lo svedese lo sa bene: «Sono contento che lui si paragoni a me perché io, invece, non mi paragonerei mai a lui» ha detto Ibra a Le Parisien nell’estate del 2013

I DUE ALIENI – Quando vivi per sorprendere e per sbaragliare la concorrenza non deve essere facile convivere con l’idea che, al mondo, esista altra gente davvero forte. E forse anche più di te. Ibrahimovic ha gestito in maniera alterna il rapporto con lo strapotere di Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, alternando compimenti a frecciatine non proprio diplomatiche: «Ronaldo è uno spettatore privilegiato dato che assiste alle premiazioni sempre in prima fila. Messi? Continua a vincere Palloni d’Oro ma non riesce a prendere qualcosa dalla macchinetta senza salire su una scala» sono le dichiarazioni di Ibra riportate da O Jogo nel 2013.

SPECIAL ONE – Il rapporto con Mourinho, come detto, ha portato Ibrahimovic ad esaltare le doti del portoghese ed a sottolineare a più riprese come il tecnico, un altro tipo di certo non banale nelle sue uscite pubbliche, sia stato uno dei più abili motivatori conosciuti in carriera: «Mourinho è il tecnico più intelligente con cui abbia lavorato, lui non tratta tutti allo stesso modo e sa come ottenere il massimo da ogni giocatore» ha detto Ibra al Guardian. E ogni riferimento a Guardiola era puramente voluto.

SACRO E PROFANO – Per spiazzare l’improvvisazione è importante e non si può nascondere quanto Ibrahimovic, talvolta, si faccia un po’ prendere la mano dalla situazione. Di fronte alla richiesta di un pronostico sull’imminente scontro col Portogallo, valido per qualificarsi ai Mondiali del 2014, lo svedese chiuse il discorso nel modo più emblematico possibile: «Chi passerà il turno lo sa solo Dio. Difficile chiederglielo? E perché mai? Ce l’hai qui davanti».

NIENTE DI CHE – Attesa alle stelle per i Mondiali in Brasile, il mondo del calcio pronto a vivere giorni di fuoco fino all’epilogo della finale. Ma lui no, anzi. Di fronte all’eliminazione per mano del Portogallo di Cristiano Ronaldo, infatti, Ibra pensò bene di sminuire l’appuntamento coi Mondiali: «Una cosa è certa, in un Mondiale in cui non ci sono io non c’è niente da vedere, non vale la pena aspettarlo».

L’ETA’ NON CONTA – Gli anni passano per tutti e le cose migliori restano spesso dei ricordi sfumati. Per Ibra a quanto pare il discorso è diverso: pur di smentire chi gli ricorda di non essere eterno, lo svedese, ha ben pensato di mandare in pensione una Nazione intera: «Dicono che io sono vecchio e che dovrei andare in pensione, ecco: ho mandato tutta la loro Nazione in pensione» è quanto affermato da Ibra dopo aver sancito l’accesso agli Europei della Svezia, battendo proprio la Danimarca.

NON CI MERITATE – Ha fatto tanto discutere in Francia, e non solo negli ambienti calcistici, lo sfogo di Ibrahimovic dopo la sconfitta del Psg rimediata contro il Bordeaux per 3-2. Ibra, adirato per l’arbitraggio, è esploso nel post-partita inveendo contro il direttore di gara e, ancor di più, contro l’intera Francia: «Svegliatevi, non giochiamo mica in un campionato amatoriale! In carriera non ho mai visto uno così scarso, paese di merda, non meritate nemmeno il Paris Saint Germain».

LA TOUR IBRA – Quando si tratta di decidere dove proseguire la propria carriera si considerano diversi aspetti: l’ingaggio, la possibilità di competere ad alti livelli e, ancor di più, la presenza di monumenti con la propria faccia in città. Poche pretese per Ibra che, ai microfoni di BeinSport si è espresso così sulle possibilità del PSG di trattenerlo in estate: «Qui mi vogliono bene, sì, ma non penso che ce la facciano a mettere una mia statua al posto della Tour Eiffel. Se lo facessero resterei». 

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