2020
Paolo Rossi: «Il nuovo Pablito? Forse Lautaro. La Lazio ricorda il mio Vicenza»
Paolo Rossi è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport: ecco cosa ha detto l’ex attaccante di Juve e Vicenza
Ieri Paolo Rossi è diventato cittadino onorario di Vicenza. Riconoscimento più che meritato vista la storia scritta con la maglia dei Lanerossi. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ecco cosa ha detto l’ex centravanti.
LAZIO COME VICENZA – «Di più perché era neopromosso mentre la Lazio è stata costruita pian piano con elementi di valore. La favola di quel Vicenza oggi non sarebbe più proponibile. Però nell’alone di magia che circondava quella squadra c’è qualche similitudine con la situazione attuale della Lazio: tutto riesce d’incanto».
JUVE FAVORITA – «Sì, ma con qualche dubbio perché finora hanno balbettato un po’. Non si è vista la netta superiorità degli altri anni. Lazio e Inter sono rivali veri e credibili per il titolo. E per noi che guardiamo è più divertente».
SARRI – «La gente mugugna perché non vede quel gioco spettacolare o almeno divertente che si aspettava. Il peccato di Sarri, se vogliamo chiamarlo così, è proprio l’attesa che lo circondava. In realtà è cambiato pochissimo rispetto alla gestione di Allegri. Alla fine nel calcio contano i risultati e Sarri è comunque in testa. Valuteremo a giugno».
RONALDO-IMMOBILE-LUKAKU – «Ronaldo è bionico: sono impressionato dal suo rendimento fisico-tecnico e dal modo in cui è sempre concentrato. Sembra un ventenne. Immobile è nel pieno della maturità e ha trovato un feeling splendido con Luis Alberto e Milinkovic. Ciro ha bisogno di essere supportato ed è bravissimo a esaltare il lavoro dei compagni. Lukaku garantisce un numero discreto di gol e poi fa un lavoro mostruoso: è un trascinatore».
NUOVO PABLITO – «Ero atipico: non avevo il fisico del centravanti ed ero tutto intuizione, rapidità, velocità. Sa chi mi somiglia almeno un po’ in area? Lautaro Martinez. Ha più forza di me nelle gambe, ma ha cattiveria nell’anticipo, grandi doti di intuito e punisce gli errori dei difensori. Anche Mertens è un centravanti atipico e come me ha iniziato da esterno»