2016

Palermo, Maresca: «Tornare in Italia, che errore!»

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Continua: «Non c’è ricambio generazionale»

Lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport per il centrocampista del Palermo Enzo Maresca, ricca di aneddoti del passato. Ecco le parole del mediano in alcuni stralci: «Corna fatte nel derby Toro – Juve? Be’ sì, ma io non ho mai avuto niente contro i granata, tant’è che un paio di anni fa stavo per andarci. Quello che mi è dispiaciuto è la polemica di alcuni tifosi vip stile Chiambretti, che dice di essere tifoso del Torino e poi fa la pubblicità alla Fiat degli Agnelli. Io sul tema penso sempre la stessa cosa di alcuni anni fa: chi si indigna per quelle corna in corsa, ritiene che il gioco del calcio sia sacro. Non sono d’accordo; il calcio deve essere serio ma per diventare divertente».

LE PAROLE DI MARESCA«Degobizzato dai viola? Ma sì. Ero in ritiro e il mio allenatore, Mondonico, mi disse che c’erano alcuni tifosi che volevano fare questa cosa. Era un modo per sdrammatizzare e mi sottoposi a quella specie di battesimo senza problemi. Siviglia? Sa come andò? Ero in ritiro con la Juve a Salice Terme quando alle 23 mi chiamarono al telefono per dirmi di andare in sede la mattina dopo perché mi avevano venduto. Il nome della squadra però non vollero dirmelo! Così il mattino dopo trovai in una stanza Moggi, Bettega e Giraudo che mi comunicarono la notizia, dicendomi di entrare nella sala accanto dove c’erano i miei acquirenti. I modi, come dire, erano un po’ dittatoriali. Comunque entrai e scoprii che il Siviglia cercava proprio uno come me. E quel trasferimento fu la mia fortuna.  Ai miei ex dirigenti è andata peggio? Non me ne parli. Quando ero in Spagna nelle interviste mi chiedevano sempre di Calciopoli e del “bunga-bunga” di Berlusconi. Io difendevo sempre l’Italia, ma è stata dura. Qual è l’errore più grande fatto? Tornare a giocare in Italia. L’ho fatto perché mi aveva chiamato Ciro Ferrara alla Samp. Invece ho trovato un Paese fermo. Sembra che da noi non invecchino solo i presidenti, gli allenatori e i politici. Non c’è ricambio generazionale. D’altronde lo capisco, pensi alla visibilità che dà il calcio. Io ho giocato in Spagna sei anni e avrò visto in tv 4-5 presidenti, non di più. Da noi si fa a gara per metterci la faccia. E poi siamo poco leali, è il Paese di quelli che si sentono più furbi. Forse è stato persino un danno che abbiamo vinto il Mondiale 2006, quel successo ci ha impedito di rigenerarci».

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