Osvaldo si racconta: «Il calcio mi ha dato tanto ma non mi pento di aver smesso» - Calcio News 24
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2017

Osvaldo si racconta: «Il calcio mi ha dato tanto ma non mi pento di aver smesso»

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osvaldo italia

Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo nel 2016, Pablo Daniel Osvaldo torna a parlare del mondo del calcio, nonostante questo non gli appartenga più, in quanto ormai il mondo della musica lo ha completamente “assorbito”

Ritiratosi dal calcio giocato a soli trent’anni, Pablo Daniel Osvaldo, noto ai più come Osvaldo, è tornato a parlare del mondo che, per anni, lo ha “sfamato” e gli ha concesso notorietà: il mondo del calcio. Il classe ’86 argentino, nato a Lanus, ma naturalizzato italiano, poco più di un anno fa ha, infatti, deciso di appendere gli scarpini al chiodo, perché stufo dei giudizi superficiali che, spesso, gli venivano rivolti; critiche, per lo più, arrivate nell’ultima parentesi della sua “vagabonda” carriera e cioè l’esperienza al Boca Juniors, tra il 2015 e il 2016. Da quel momento ha iniziato a dedicarsi alla musica, diventando il front man del Barrio Viejo, gruppo molto famoso in Argentina.

Dopo aver girato, soprattutto in Italia, moltissime piazze – Atalanta, Lecce, Bologna, Fiorentina, Roma, Juventus e Inter -, Osvaldo ha cercato di coronare il suo sogno più grande, arrivare al Boca Juniors, appunto; ma il pessimo rapporto con il tecnico Schelotto e le critiche dei media lo hanno “costretto” a prendere la drastica decisione, per la quale, oggi, non prova alcun tipo di pentimento: «Il calcio è così: ti dà tanto ma, troppo spesso, giudica senza sapere che dietro l’atleta esiste una persona. Ma, col tempo, sono cresciuto e ho imparato anche io a non farmi condizionare, nonostante non sia stato affatto facile e, naturalmente, mi facevano arrabbiare le bugie dette sul mio conto. In particolare, in Argentina, dove ero felice di tornare perché realizzavo un sogno, mi hanno sempre definito “non professionista”. E mi dicevano: “Uh, a questo piace il rock & roll. Allora gli piace anche il whisky e magari fuma, di sicuro si droga”. Nonostante non mancassi di puntualizzare come, se fosse stato realmente così, non avrei giocato undici anni in Europa e se avessi fatto queste cose alla Juve, non mi avrebbero di certo tenuto. Il fatto che mi piacessero il whisky, fumare, la musica è vero, ma ho sempre dato precedenza alla professionalità».

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