2014
Ora tocca a Seedorf, ribaltoni dietro langolo
Il Milan saluta lEuropa al Calderòn: ora Seedorf sarà valutato per il suo lavoro
CHAMPIONS LEAGUE MILAN – I rossoneri pagano superiorità atletica dell’avversario oltre ad una buona dose di destino avverso e salutano l’attuale edizione della Champions League: la seconda frazione del Vicente Calderòn sgombra il campo dai dubbi sul merito emersi fino al primo tempo della sfida di ritorno, la maggiore consapevolezza dell’Atletico Madrid porta ad un 4-1 decisamente pesante.
LA DOPPIA SFIDA – Eliminazione già condizionata dal risultato della gara d’andata? Probabile. Due le ragioni: a San Siro fu il Milan a fare la partita ed a ritrovarsi sconfitto, da qui la necessità di condurre le operazioni nella sfida di ritorno in terra spagnola – quando invece i rossoneri avrebbero potuto gestire un risultato favorevole – oltre alla botta sul morale. Nel senso: se giochi meglio e perdi, contro un avversario già di per sé più valido e completo, ti viene da pensare che la via d’uscita non esista. Ed infatti il copione si è puntualmente verificato con il verdetto del Calderòn: l’Atletico Madrid, anche fortunato nei momenti chiave, ha sofferto i rossoneri per una ventina di minuti salvo poi prevalere con intensità e freddezza.
PAGA SEEDORF? – Se è vero che la sensazione forte parla oggi di un Milan inferiore alla somma delle sue parti – mentre ad esempio, per intenderci, il lavoro di Conte ha portato la Juventus ad essere una squadra più forte dell’addizione dei suoi individualismi – è altrettanto indubitabile che il lavoro dell’olandese debba essere valutato dalla prossima stagione in poi. E da qui una circostanza che ha sempre lasciato perplesso chi vi scrive: era giusto cambiare in corsa la guida tecnica e far partire Seedorf da una stagione già in buona parte condizionata? I fautori del sì sostengono la correttezza di una decisione che permette al nuovo ed inesperto allenatore di assumere familiarità con gli strumenti del mestiere e conoscere la rosa per calarsi già pronto nella prossima stagione, il fronte del no ha più volte ricordato come il rischio di bruciarsi prima di nascere fosse all’ordine del giorno. Ecco, magari Seedorf non si è bruciato ma vicino al suo nome appare subito una doppia eliminazione dalle coppe – inattesa quella inflitta dall’Udinese in Coppa Italia e con il pesante aggregato di 5-1 subito dagli spagnoli – ed un campionato in cui si procede a dir poco con il freno a mano tirato.
DA DOVE PASSA LA SVOLTA – Dalla costruzione di un organico non soltanto più competitivo ma confacente alle esigenze tattiche di Clarence Seedorf. Il Milan non disputerà la prossima Champions League e, a meno di un’eccezionale rimonta, neanche l’Europa League: fattore singolare per un club dall’insindacabile dna europeo ma opportunità per programmare l’effettiva rinascita auspicata dalle cessioni di Thiago Silva ed Ibrahimovic – unite agli addii per raggiunti limiti d’età dei senatori dello storico spogliatoio rossonero – in poi. I rossoneri dovranno rifarsi il look in difesa ed assecondare il 4-2-3-1 di Seedorf, che giocoforza necessita di due mediani totali in grado sì di fungere da schermo protettivo alla linea difensiva ma allo stesso tempo di impostare il gioco e gestirne i ritmi. Poi la velocità sulla trequarti – almeno una pedina in grado di dare il cambio di passo – e la questione Balotelli: sarà ancora lui a guidare le ambizioni rossonere? Difficile dare un tono affermativo alla frase. Anche al Vicente Calderon è emerso come l’unico leader di questo Milan sia il ritrovato ed intramontabile Kakà. Estate rovente dunque, nessun ribaltone potrebbe stupire più di tanto.