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Ok, il parametro zero è giusto

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L’esplosione di Menez inorgoglisce Galliani: parametro zero non è sempre sinonimo di bidone

L’aria di Francia, l’aria di casa, deve aver fatto davvero bene a Jeremy Menez: lo ricordate il calciatore che soltanto tre anni fa lasciava la maglia della Roma e l’Italia? Sette gol in tre campionati e la forte sensazione di assistere alle gesta di un un talento incapace di capitalizzare quanto gentilmente concesso da madre natura.

IL MENEZ ROSSONERO – L’attaccante francese sette gol li ha già fatti in tredici gare di campionato eguagliando quanto gli era riuscito in tre anni di Roma. Ma non è solo questo: la convinzione, stavolta, è quella di ritrovarsi davanti ad un giocatore decisamente maturato che sa canalizzare le sue indiscutibili qualità al fine di renderle redditizie nell’economia della squadra. Oltre alle reti ci sono gli assist infatti – già tre quelli decisivi firmati da Menez – ed una duttilità che lo può a seconda delle occasioni adattare da attaccante esterno o da vero e proprio centravanti di un Milan ancora tutto da comprendere. Il resto lo fa l’atteggiamento giusto: l’ambiente capitolino non ha mai perdonato al talento transalpino di scendere in campo troppo spesso in pantofole, ora sembra mutato proprio nel volto. Più cattivo, più determinato a lasciare traccia visibile e di conseguenza a non perdersi in una carriera anonima.

GALLIANI E LO SFOTTO’ DEI PARAMETRI ZERO – Al buon Jeremy deve aver fatto bene l’aria di casa: tornato in madrepatria al Paris Saint Germain dopo le esperienze – curiosità, tutte triennali, Menez finora ha giocato sempre per tre stagioni in un club prima di salutarlo – con le maglie di Sochaux e Monaco, ha giovato della coesistenza con campioni del calibro di Ibrahimovic, Lavezzi, Pastore, Lucas Moura ed infine Cavani per trovare continuità (soprattutto nelle prime due annate) a determinati livelli e giocare con costanza in un gruppo dalle primissime ambizioni. Sfatato definitivamente il tabù parametro zero per Adriano Galliani: preso in giro dal mondo pallonaro per una serie di bidoni incassati, la strategia dell’amministratore delegato rossonero non è stato mero piacere ma tante volte necessità. Causa ristrettezze di budget. E se alle volte non è andata bene altre sì: Montolivo, Flamini e lo stesso Honda ad invertire una tendenza di ultratrentenni che hanno fatto più male che bene all’equilibrio sportivo-economico del Milan, la conferma con Jeremy Menez che è forse in tal senso il colpo più significativo messo a segno da Galliani. Un parametro zero di lusso, oggi lo si può raccontare senza la possibilità di essere smentiti.

GLI OBIETTIVI DEL MILAN – Difficile che sul lungo termine possa dimostrarsi competitivo per la terza piazza, ultima utile per accedere alla prossima edizione della Champions League, meglio concentrarsi sui traguardi alla portata: che, per il Diavolo, vogliono dire Europa League. Il Milan oggi occupa il sesto posto della classifica ma davanti a sé – tra le altre – ha le due genovesi. Non propriamente irresistibili per le dotazioni a disposizione di mister Inzaghi. La prima incognita giocoforza è proprio lui: non ha alle spalle una gavetta che ad oggi possa farcelo inquadrare, può essere agevolato dall’assenza dal fronte internazionale e dunque dalla circostanza di poter gestire una stagione dalle ridotte complessità. Una prima comoda, per intenderci. Le pressioni poi inevitabilmente non mancano né mancheranno e l’allenatore rossonero dovrà dimostrarsi lucido nelle fasi chiave della stagione, magari con qualche aiutino dal mercato: a questo Milan, prima di tutto, mancano un difensore che sopperisca alle continue assenze di Alex ed un regista che possa prendere in mano le redini della squadra. Per il secondo profilo l’identikit individuato pare essere quello di Marcelo Brozovic, stella classe ’92 della Dinamo Zagabria e della nazionale croata: l’imperativo è quello di non lasciarselo sfuggire, è lui il nome giusto, potete scommetterci.

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