2017

Oddo, la rinascita a Udine: «Qui c’è un grosso potenziale»

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Massimo Oddo ha vinto le prime due da manager dell’Udinese, ma dice: «Non dobbiamo montarci la testa. L’Inter…»

Udine nel destino. Oggi Massimo Oddo può dirlo. «Ebbi un incontro con i Pozzo nell’estate del 2016, mi avevano seguito dopo il campionato di B col Pescara. Ma poi scelsero Iachini». Lo confessa ora che ha trascinato
l’Udinese fuori dalla palude, ora che ha vinto sul campo le prime partite in Serie A. Una Serie A che gli mancava, ma non era l’ossessione.  L’ossessione era il lavoro. «Non è facile stare fuori: l’amore per il lavoro è tanto. E il nemico principale è la noia. Io l’ho sconfitta giocando a footvolley. Se non occupi il tempo impazzisci. Ho girato, sono stato in Spagna e in Inghilterra».

POTENZIALE CRACK – Tanti club lo vedevano come l’uomo della provvidenza. L’ha cercato per primo il Palermo. Il suo Pescara in A perdeva, ma giocava bene e i presidenti chiamavano Oddo e gli chiedevano di far giocare le loro squadre come quel Pescara. «Ma se quella squadra non ha giocatori e caratteristiche tali, che posso fare io…». Con chi ha parlato? «Frosinone, Brescia, Cagliari (dove sembrava fatta), ho avuto contatti con l’estero. Speravo in qualcosa di interessante in cui poter creare per il futuro». E quindi arrivò l’Udinese. Cosa le hanno chiesto i Pozzo? «Di far crescere i ragazzi. Di costruire una squadra bella a vedersi. E, naturalmente, i punti». Li ha fatti finora. Lasagna l’ha esaltata («Con Oddo facciamo più tattica e sappiamo come muoverci»), ma come lavora Oddo? «I primi tre giorni ad alta intensità. Si usa molto il pallone e cerco di creare situazioni che ripropongano momenti della partita a campo aperto».

MODELLI E POTENZIALE – Ha avuto tanti allenatori, da chi ha preso? «Ho cercato di rubare da tutti, pure da quelli con cui sono stato meno bene, ma non mi rifaccio a nessuno». Come si rapporta con i calciatori, lei che ha smesso da poco? «Sono me stesso. L’errore più grande è far finta di essere quello che non sei. E anche far paragoni con il tuo passato da calciatore. Io ho sempre scherzato, lo faccio anche con loro». Barak, Fofana, Jankto, Samir, Balic, Ingelsson. A Udine, invece, ci sono potenziali campioni: «Grande potenziale, ma – sia chiaro, – qui non ci sono campioni. Non devono avere fretta. Possono arrivare. Ma, per esempio, Jankto di cui si è parlato tanto, ha degli ottimi tempi di inserimento, ma deve correre anche indietro». Cosa pensa di aver dato all’Udinese? «Quel che mi hanno chiesto. I punti, per ora. Poi credo solidità, impegno, concretezza».

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