In una lunga intervista concessa a ‘L’Espresso’, il commissario tecnico della nazionale italiana Cesare Prandelli ha parlato a tutto campo di diversi temi d’attualità  del nostro calcio, a partire dal suo impegno come selezionatore azzurro: “Non avrei mai pensato di dover parlare tanto, spiegare tutto. La popolarità  ancora m’imbarazza e mi piace che sia così. Ma è giusto interpretare un ruolo, è senso di responsabilità . Prima, nei club, mi preoccupavo di farmi capire da una città , da una tifoseria. Adesso sento il dovere di essere compreso da Palermo a Milano. Ci provo e non sempre credo di riuscirci. Penso che la gente apprezzi la mia normalità . La misura, la serietà , anche. E’ un complimento che ricevo spesso, credo ci sia sostanza”. Inevitabile una considerazione sullo scandalo relativo alle calcioscommesse: “Le scommesse – prosegue il ct – mi mettono addosso tristezza. Una partita finisce condizionata da appetiti criminali che partono dall’altra parte del mondo e arrivano dentro gli spogliatoi. E’ pazzesco non avere difese, lasciar passare questo buio”. In tal senso, ha fatto scalpore la denuncia pervenuta da Simone Farina, calciatore del Gubbio che ha smascherato un tentativo di combine messo in cantiere per il match di Coppa Italia contro il Cesena della scorsa estate: “Per questo ho chiamato il giocatore del Gubbio, Simone Farina, a Coverciano. Merita di respirare l’aria della Nazionale. Sono importanti la normalità  e la serietà : è una buona storia per ricominciare. Il calcio non è un’isola ma specchio della crisi del Paese? Il comportamento di una comunità , di uno Stato, lo fanno le persone. La loro etica e la loro morale. Questi sono i dirigenti che abbiamo. Io parlo di calcio, perchè l’ho vissuto. Serve l’esempio, la capacità  di negarsi davanti ai comportamenti scivolosi”, parte della lunga chiaccherata che sarà  in edicola domani sulle pagine del rinomato settimanale.