2017
Le tre risposte che il Napoli deve dare contro il Milan
Archiviata l’infausta sosta per le nazionali è già tempo di campionato: il Napoli di Sarri è la squadra più attesa nel weekend di Serie A. Per tre ordini di ragioni
Si volta pagina, con l’amarezza sulle spalle: la Serie A chiama e merita l’attenzione che spetta ad un campionato emozionante come mai nel recente passato. Basti pensare a quanto sta accadendo in altissima classifica: cinque squadre in altrettanti punti, con le ultime due che devono recuperare una partita. Dovessero Roma e Lazio prevalere in tali impegni su Sampdoria e Udinese avremmo – dopo dodici turni – la potenziale situazione delle prime cinque squadre del campionato racchiuse in appena due punti. Una fotografica che di per sé si presta ad epiloghi clamorosi: delle cinque, quella attesa al varco più delle altre in questo weekend è proprio il Napoli di Sarri. Contro il deludente, ma altresì desideroso di riscatto, Milan di Montella. Dunque l’attuale capolista, per tre ordini di motivi essenziali.
Napoli in vetta
La prima ragione potrà sembrarvi di immediata lettura ma è tutta da dettagliare: chi è davanti solitamente attrae le attenzioni maggiori. Non fosse altro per la ragione per cui, in concomitanza di un eventuale passo falso, le dirette concorrenti ne approfitterebbero automaticamente. Non sono tenute nella medesima considerazione però tutte le squadre che, momentaneamente o meno, occupano la testa della classifica: se ad una squadra viene dato poco credito, questa viene ritenuta una meteora. E poco importa del suo risultato, tanto prima o poi crollerà: nessuno si offenda, ma un po’ come – per intenderci – accadde all’ultima Inter di Mancini. Questo Napoli è di tutt’altra pasta e non a caso la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori – in estate, a bocce ferme – l’ha ritenuta la candidata ideale per succedere al pluriennale regno della Juventus. L’altra considerazione in merito è tutta in casa Napoli: i partenopei, rispetto proprio ai bianconeri ad esempio, devono dimostrare di saper reggere la pressione della vetta. Di saperci stare al primo posto, di non soffrire di vertigini e di fiato sul collo, quello delle avversarie. Un quesito che in casa Juventus neanche ci si porrebbe, esame continuo invece che il Napoli dovrà costantemente superare.
Lo stop del Bentegodi: come rispondi Napoli?
Il ciclo ravvicinato di partite che tutti ricorderete ha portato le sue conseguenze nella prestazione del Bentegodi contro il riposato Chievo Verona: usciamo un attimo dalla dimensione risultato e focalizziamo l’attenzione sulla prestazione. Il Napoli in questo avvio di stagione, nelle sue vittorie come nelle sconfitte rimediate in Champions League dal Manchester City di Guardiola, la prestazione l’ha sempre fornita. A volte brillante da far girare la testa, altre meno intesa ma comunque dall’indubbio tasso qualitativo: al Bentegodi, forse per la prima volta in questo arco stagionale, il Napoli è apparso sulle gambe. Ingannato dalla stanchezza. A corto di idee non in quanto tale, impossibile con uno sviluppo calcistico che sta facendo parlare tutta Europa, ma proprio perché fregato dall’assenza di lucidità. A questo fattore, figlio della ristrettezza d’organico riscontrata in alcuni settori, il Napoli dovrà prontamente rispondere. Presto, o meglio prestissimo, per fugare i dubbi sulla sua tenuta e per scoraggiare in tal senso il ritorno delle sue concorrenti. Soprattutto Juventus e Roma, le uniche che – a livello di risorse di rosa e dunque di opportunità a disposizione dei rispettivi allenatori – si lasciano preferire al Napoli: i giallorossi soltanto nel pacchetto offensivo, i bianconeri ad onor del vero un po’ ovunque.
Risolto il problema Ghoulam?
Si intenda a scanso di equivoci, nella dimensione in cui è possibile sopperire alla perdita di un calciatore cardine della formazione titolare, abile come pochi nelle due fasi di gioco, devastante sotto il profilo fisico e tecnico, progredito sotto quello tattico grazie al maniacale lavoro compiuto negli anni da Maurizio Sarri. Il post Ghoulam mette a repentaglio i proverbiali automatismi della catena sinistra, fatta tutta di dialoghi nello stretto, sovrapposizioni, palleggi insistiti e finalizzati a sfiancare l’avversario, repentini cambi di fronte, improvvise accelerazioni. Protagonista: l’asse Ghoulam–Hamsik–Insigne, con la partecipazione speciale di Dries Mertens, che spesso e volentieri si defila dalla sua nuova posizione centrale per giocare il pallone con i tre interpreti appena ricordati e creare costanti situazioni di chiara (ed inaffrontabile) superiorità numerica. Le due settimane di lavoro, al netto dell’assenza dei nazionali, dovrebbero aver supportato il compito di Sarri, quello cioè di garantire al Napoli un’alternativa funzionale. La soluzione si chiama – come giusto ed ovvio che sia – Mario Rui: sostituto naturale per ruolo, prelevato in estate dalla Roma per dieci milioni di euro. Gli automatismi richiedono un tempo di apprendimento standard per poter essere recepiti in tutta la loro rilevanza, ma dopo i segnali confortanti giunti proprio dal Bentegodi ci si attende un ulteriore upgrade: Mario Rui ha la personalità per dire la sua, la risposta è attesa dall’intero ambiente partenopeo. Per non perdere la testa, in tutti i sensi. Mai come stavolta inteso davvero in tutti i sensi.