2016
Napoli: perché Zaza sì e Gabbiadini no, o nessuno dei due
Il flop di Pescara crea più di un interrogativo nel Napoli: è Gabbiadini l’uomo giusto per raccogliere l’eredità di Higuain? E serviva attendere l’avvio del campionato?
Il Napoli sfoglia la rosa quando mancano appena otto giorni al termine del calciomercato: analisi tardive considerando i vari effetti domino che scaturiscono nelle ultime battute di mercato in seguito a spostamenti di un certo tenore? Probabile, ma le finestre trasferimenti vivono anche di umori. Di sensazioni mutevoli. Di convinzioni che, qualche ora dopo, diventano materia di riflessione.
CASO GABBIADINI – Così è, oltre ogni ragionevole dubbio, per quanto concerne il matrimonio tra Manolo Gabbiadini ed il Napoli: all’ombra di Higuain dal primo giorno del suo trasferimento alle pendici del Vesuvio, bravo però a ritagliarsi la sua visibilità nei pochi spazi concessigli da mister Sarri. Sprazzi in cui ha segnato e palesato numeri da attaccante che può vivere in club dal determinato livello. La successione di un pezzo pregiato quale è Gonzalo Higuain ha però portato in eredità considerazioni dalla lettura piuttosto complessa: Gabbiadini ha le spalle abbastanza larghe da reggere l’attacco del Napoli? Sullo sfondo, ma neanche troppo, la questione tattica: ha le caratteristiche necessarie a designarlo come una classica prima punta?
SVILUPPI – Non soltanto questione di personalità insomma. Anche puramente legata al campo: il concomitante approdo di Arkadiusz Milik ha di fatto concesso al tecnico partenopeo due attaccanti da servire più palla al piede che in profondità. Limitando dunque l’arco delle opportunità tattiche: due attaccanti mancini che amano ricevere palla, liberarsi rapidamente al tiro per scagliare tutta la potenza e precisione che spetta a due repertori del genere. Manca però l’aggressione degli spazi, della profondità: Gabbiadini ha ben nascosto questo fattore nel precampionato, tanto da convincere il Napoli ad andare avanti con queste dotazioni d’organico, lo ha fatto meno a Pescara. Dove è invece emersa in tal senso una certa difficoltà: il centrocampo ha più volte provato a verticalizzare per uscire dall’empasse in cui il Napoli si era clamorosamente cacciato, senza trovare alcun accorrente. E’ andata meglio nella ripresa, con Milik al posto di Gabbiadini, ma soltanto perché i partenopei hanno preso in mano le redini del gioco e dunque del palleggio. Tradotto: la profondità serviva di meno.
ED ORA? – La temperatura delle riflessioni di casa Napoli cresce vertiginosamente: il tempo stringe e le soluzioni vanno prese immediatamente. Sul tavolo, più di ogni altro nome, c’è realisticamente Simone Zaza: mancino anche lui, ma dalle caratteristiche fisiche e tattiche differenti dai due prospetti precedentemente descritti. Il centravanti della Juventus, un po’ come riusciva al compianto Cavani (con la dovuta misura nel paragone), ama partire in profondità beffando la linea difensiva avversaria. In tal modo può garantire a Sarri ed al suo Napoli un copione differente: con Zaza ecco un attaccante dalla sicura verticalità, fondamentale in alcune situazioni di gioco.
MA NON SOLO – Il Napoli avrebbe probabilmente già chiuso ogni discorso, se non fosse per due argomenti di natura prettamente emotiva ma da tenere in debita considerazione. Il primo: acquistare Zaza dalla Juventus, nel sentore dei tifosi campani, si tradurrebbe automaticamente nell’aver concesso alla Vecchia Signora uno sconto sull’acquisto di Higuain. Già uno sgarbo troppo grosso da digerire, diventerebbe così una beffa che il popolo partenopeo non perdonerebbe. Altrettanto rilevante è il tenore dell’acquisto: Zaza, come del resto la permanenza di Gabbiadini, non scalda la piazza. A maggior ragione dopo il passaggio del Pipita alla corte di Allegri. Ragion per cui il presidente Aurelio De Laurentiis tiene tutto in stand-by: la speranza, ad onor del vero poco fondata, è quella di segnare un colpo che infiammi l’assopito fervore della piazza. Il clamoroso ritorno di Cavani o l’approdo di Tevez i nomi (poco) caldi.