2013
Napoli: Mazzarri col curriculum di Oscar Giannino, ma basta Europa!
“Da qualche parte tutto è già stato scritto. Per me, da qualche parte, tutto è già stato scritto” (Fratelli Quintale)
L’ultima settimana è stata davvero sfiancante: non so voi, ma io dopo aver assistito alle tribune politiche di circa 84 partiti diversi (tra cui “Corona Libero”, “Salviamo le foche monache dalle foche preti”, “Democrazia e fascismo” e “Non dire sacco se non ce l’hai nel gatto”) e alla finale di Masterchef (che ha posto la mia già precaria salute mentale in condizioni prossime a quelle di Oscar Pistorius ad una gara di tiro al piattello), non avevo per nulla necessità di assistere alla partita del Napoli contro il Viktoria Plzen.
Premesso che fino alla scorsa settimana ero assolutamente convinto che Viktoria Plzen fosse il nome di una pornodiva ceca, non mi sarei mai aspettato che gli azzurri le andassero a prendere contro una squadra il cui giocatore più celebre, con ogni probabilità, qui da noi in Italia venderebbe panini con la porchetta alla Festa dell’Unità di Borgo Cesano.
In realtà mento sapendo di mentire, perché ero assolutamente sicuro del fatto che il Napoli si facesse buttare fuori dall’Europa League con la stessa facilità con cui Germano Mosconi si farebbe buttare fuori dal Grande Fratello per bestemmie. Ne ero convinto.
Il problema fondamentale di squadre come quella partenopea è il medesimo che più o meno potrebbe vivere l’adolescente di turno alla prese con la perdita delle propria verginità: meglio la compagna di classe “esperta” ma bruttina e piatta, o la compagna di banco bella come il sole ma più pura di un neonato seduto su un agnello bianco mentre guarda i Teletubbies dopo la messa? Ovvero: meglio il vecchio e caro “usato sicuro” del campionato, che conosci a memoria (ma non vinci da quando Fiorello andava ancora cantando per le piazze in giacca “giallo male di vivere che ti assale” canarino e con la coda di cavallo) o l’avventura di una notte (o più notti europee) con il brivido di una finale che ti assale? Nel dubbio il Napoli ha scelto la prima e, con ogni probabilità, si ritroverà come quasi anni ogni accade con un pugno di mosche tra le mani: la vita è sempre una questione di scelte, quando sono giuste, perché quando scegli male la vita non è mai vita, ma solo un disastroso viaggio verso il baratro.
Lungi da me augurare il peggio agli azzurri che, per la legge dei grandi numeri, prima o poi uno scudetto lo rivinceranno, e pure meritatamente, perché un insieme di scelte tanto suicide come quelle covate quest’anno io non lo vedevo dai tempi in cui Repetto decise di mollare gli 883 per andare a lanciare coriandoli ad EuroDisney mentre Pezzali faceva la grana.
Però, nell’ordine, non comprendo: A) La decisione di puntare tutto sullo scudetto, quando bene o male ogni occasione fatalmente arrivata per vincerlo si è tramutata nel finale di un film giallo dall’esito piuttosto scontato (è stato il maggiordomo, è sempre il maggiordomo, ve lo dico io). B) La decisione di non investire l’anno scorso allo steso modo sul campionato quando c’era di mezzo la Champions League, della serie: c’erano più possibilità di vincere la vecchia Coppa Campioni con Barcellona, Real Madrid e Bayern Monaco di mezzo che la modesta Europa League di quest’anno, in cui perfino l’Atletico Madrid si fa eliminare dal Rubin Kazan? C) Questo strano, inutile, ed insensato snobbismo verso una coppa che nemmeno squadre del calibro di Inter e Chelsea mostrano: è un atteggiamento che mi ricorda tanto quello del ragazzetto viziato che le verdure non le vuole perché fanno schifo, la pasta nemmeno perché ingrassa, la carne è piena di anabolizzanti, il vino ubriaca, l’acqua gonfia, e alla fine muore disidratato e di fame. A tutto questo aggiungiamoci il fatto che Mazzarri ha un curriculum europeo che è più o meno l’equivalente di quello di Oscar Giannino in politica, con l’unica differenza che lui almeno non si concia come uno spaventapasseri in gita a Montecarlo. Però un partito, a questo punto, potrebbe costituirlo anche lui: “Fare, di tutto per farsi buttare fuori dall’Europa League”.
Bando alle ciance dunque, in un momento in cui tutti gli italiani hanno almeno una proposta insensata da fare (sembra che siamo un Paese di premi Nobel mancati e ce ne siamo accorti solo dopo essere finiti ad un passo dal cercare cibo nella spazzatura), anche io ho la mia: buttare fuori dall’Europa le squadre che non si impegnano abbastanza. A farsi buttare fuori, di solito, ci pensano le squadre stesse, come avrete capito, ma io faccio riferimento proprio ad una eliminazione scientifica dalle coppe delle squadre che se ne fregano, ovvero: non hai dato il massimo per provare a non farci fare in Europa la figura degli scappati di casa? L’anno prossimo le coppe te le guardi in tv e ringrazia il cielo che non abbiano messo “Amici di Maria de Filippi” il giovedì sera, altrimenti c’era il serio rischio che finivi a guardare la Celentano e Garrison scannarsi con un fucile a canne mozze per decretare quale ballerino ha la punta dell’indice del dito destro più affusolata rispetto alla media della popolazione caucasica, mentre il rapper Moreno intona qualche strofa di “Colomba bianca vola” di Nilla Pizzi.
Nessun atto discriminatorio verso i poveri napoletani, che sono certo avrebbero preferito vedere la propria squadra fare una figura un po’ più dignitosa davanti al resto del mondo. Potremmo fare lo stesso ragionamento per l’Udinese, che almeno però ha avuto il buon cuore di farsi buttare fuori ai gironi risparmiandoci un paio di mesi netti di sofferenze barbare. Che poi sono anni che mi chiedo cosa ci va a fare l’Udinese in Europa se ogni anno, puntualmente, risparmia fatiche per qualificarsi l’anno dopo… in Europa! E’ un po’ come il tirchio che risparmia su ogni genere di prima necessità per poi spendere tutti i suoi soldi dal medico perché, guarda caso, dopo un po’ scopre che se non si mangia decentemente, il fegato, il cuore, l’intestino crasso e i reni chiedono asilo politico al policlinico. E’ un circolo vizioso.
Io personalmente non ho idea di cosa ne sarà di questa stagione, so che però a sfidare troppe volte la sorte si finisce con la testa dentro al secchio e ad ogni modo da qualche parte tutto è già stato scritto. Per me, da qualche parte, tutto è già stato scritto.