2012

Napoli, Lavezzi: “Ecco come sono cresciuto col calcio”

Pubblicato

su

Lunga intervista di Ezequiel Lavezzi ai microfoni di “Olè”. L’attaccante argentino del Napoli, ancora in Sud America per curarsi dal suo infortunio muscolare, ha rilasciato alcune battute in merito alla sua crescita ammirata in azzurro negli ultimi anni. Queste le parole del numero ’22’ dei partenopei: “A calcio di diverti a giocare al massimo quando sei bambino e sei ancora incosciente di tutto ciò che circola in questo mondo. Credo sia una verità “. Lavezzi racconta poi la storia della sua famiglia e le difficoltà  economiche affrontate nel crescere, rivelando che “il regalo di Natale o del compleanno era sempre un pallone”. Parlando del suo primo ingaggio, Lavezzi ricorda: “Ho iniziato a giocare giocande nell’Estudiantes di Buenos Aires, in Primera B. Guadagnavo 100 pesos al mese, non avevo contratto. Non si possono fare molte cose con questo reddito”. Lavezzi parla di cosa è significato il calcio per lui nella sua carriera: “Oggi, grazie al calcio, sono cresciuto sotto molti aspetti, non solo economico, ma anche culturale. Stare assieme a persone di diverse culture ed imparare una lingue differente, vivendo in un altro paese, dove mi son dovuto adattare e crescere. Vivi esperienze di vita uniche”. Dal 2009 Lavezzi ha creato l’Asociacià³n Civil Nià±os del Sur (Ansur), che assiste i bambini ed i preadolescenti in situazione di necessità  nella sua città  natale: “à? un desiderio che ho sempre avuto. Stare bene economicamente mi permette di poter aiutare i ragazzi che vivono in condizioni simili a quelle mie da ragazzo. Ed oggi la realtà  è ancora più cruda di prima, con scandali di droga e tante altre cose brutte. Io dalla mia posizione provo a dare loro una mano”.

Lavezzi parla anche di Napoli, la città  di Diego: “à? e sarà  sempre così, io sono semplicemente un giocatore che rende felice la gente ed apprezza l’affetto che mi circonda. Per come si comporta la gente con me, purtroppo, non sono ancora riuscito a vedere alcuni posti della città . Mi tocca vivere praticamente chiuso in casa e mangio negli stessi posti, non vado in centro, ci sono andato una volta e ci sono volute ore per lasciare il negozio. Il traffico è andato in tilt, è dovuto intervenire la polizia. Per me questa situazione è diventata normalità “.

Exit mobile version