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Napoli, distanza shock dalla Juve! Cosa non ha funzionato

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L’analisi strutturale di una stagione contrastante

SERIE A EUROPA LEAGUE NAPOLI – Non c’è Rizzoli che tenga: il campionato del Napoli è ben al di sotto della aspettative iniziali, il meno 15 dalla Juventus è un dato spaventoso a testimonia delle carenze di un progetto che – seppur non immediatamente vincente – avrebbe quantomeno dovuto portare il club partenopeo a combattere per il titolo. Una lotta invece a cui il Napoli non si è neanche iscritto.

ANCORA UNA CADUTA INTERNA – Ancora uno stop tra le mura amiche del San Paolo e contro una squadra dal calibro decisamente inferiore: non può essere un caso, non che lo sia mai stato ma la verifica finale arriva proprio dal pareggio casalingo contro il Genoa. Esplosi nei 45 minuti del secondo tempo tutti i difetti strutturali di questo Napoli: scarsa cattiveria nel chiudere una gara in pieno controllo, individualismi esasperati, ricerca di cartellini gialli per far scattare la squalifica in vista di Livorno e ritrovarsi disponibili con la bella Roma, mancanza di personalità nel reggere il non irresistibile urto delle offensive altrui e portare a casa un risultato seppur con il minimo scarto – come ad esempio, Rizzoli o meno, è accaduto proprio in questo turno a Juventus e Roma – e condizione atletica tutta da rivedere, con una squadra apparsa palesemente sulle gambe nelle battute decisive della gara.

IMPENSABILE NASCONDERSI – I curiosi e volenterosi andassero a rileggersi tutte le dichiarazioni dei diretti interessati: da capitan Hamsik ai neoacquisti passando per il presidente e la guida tecnica, tutti convinti del fatto che ci si potesse trovare di fronte all’anno buono. Rivoluzione tecnica, quello sì, ma non è detto che al primo anno non si possa vincere: ad esempio ci sono riusciti Allegri con il Milan e Conte con la Juventus, segnale inequivocabile che quando qualcosa funziona, funziona. E non importa se da anni o da mesi. Quando l’obiettivo dunque si chiama scudetto, giusto che lo sia senza aver paura delle proprie ombre come invece accadeva in passato, è assurdo poi nascondersi dietro un dito: lo scatto deve essere proprio quello di riconoscere gli errori – da dividere tra le parti, chiaro – e non retrocedere di un centimetro sul piano delle ambizioni.

COSA RESTA – Tanto. Non si vincerà lo scudetto – e questo oramai è assodato – ma c’è innanzitutto un terzo posto da difendere con le unghie dall’assalto di un’ambiziosa e sfortunata Fiorentina: il podio vale tutto, e più di ogni altra cosa l’opportunità di restare un polo attrattivo per giocatori di alto rilievo. Tradotto: si fa già fatica così a portare i campioni all’ombra del Vesuvio, figurarsi senza la Champions League. Terzo posto dunque target obbligato, minimo sindacabile. Parallelamente c’è l’ottimo cammino nelle coppe, che non deve minimizzare un campionato deludente ma va evidenziato: il Napoli ha disputato una Champions League sensazionale e si ritrova buttato fuori senza un perché, ma può tramutare questa rabbia in valore per scalare l’Europa League e provarci fino in fondo. A partire dal ritorno dei sedicesimi contro uno Swansea decisamente alla portata. Poi c’è la finale di Coppa Italia: la gara della qualità proprio contro quella Fiorentina rivale per il terzo posto. Non cambierà i bilanci di una stagione ma è pur sempre un trofeo, un titolo, e vincere aiuta – o meglio abitua – a vincere. Soprattutto in una squadra che deve costruirsi un carattere.

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