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2018

Napoli, disastro mercato: tutto nelle mani di Sarri Potter

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giuntoli de laurentiis napoli

Si chiude una finestra di calciomercato disastrosa per il Napoli di Aurelio De Laurentiis, colpevole di non aver esaudito le richieste dell’allenatore Maurizio Sarri

Termina per fortuna del Napoli una delle sessioni di calciomercato più deludenti della recente storia partenopea: un disastro non annunciato che complica i piani scudetto della banda Sarri, con il presidente Aurelio De Laurentiis e il direttore sportivo Cristiano Giuntoli colpevoli di non aver soddisfatto i desideri dell’allenatore Maurizio Sarri. Che in tal senso si era espresso chiaramente in due circostanze. La prima, all’inizio di gennaio: la società si muoverà sul mercato in base alle sue ambizioni. La seconda, più recente: in attacco in effetti avremmo bisogno di qualche alternativa in più. Invito non ricevuto: il club partenopeo non ha acquistato alcun attaccante. Il bilancio dell’attuale sessione racconta: Maksimovic e Giaccherini in uscita, rispettivamente in direzione Spartak Mosca e Chievo Verona, il solo Machach in entrata. Un mediano che ci permetterete di non conoscere affatto.

Napoli, cronistoria di una sessione disastrosa

Teatrini. Prima l’affaire Verdi, le vacanze del buon Simone a Dubai con il Napoli aggrappato al suo sì come un bambino alla mamma nei suoi primi giorni di vita, senza un reale piano B. I titoloni improvvidi dei quotidiani e quel sì puntualmente non arrivato, in data 15 gennaio: quando, nella sostanza, restavano sedici comodi giorni per architettare non soltanto un piano B, ma anche un C, D, E, F e via dicendo. Il Napoli ha invece inizialmente vissuto il rifiuto di Verdi come un dramma sportivo, si è accomodato sul dolore per poi fiondarsi sul campo lastricato che avrebbe dovuto condurre all’innesto di Politano: sbattuti contro il muro del Sassuolo, la scelta consapevole è stata quella di continuare a picchiare la testa contro la resistenza del club neroverde, senza abbracciare il mondo circostante. Improvvisamente – non ce ne voglia l’ottimo ragazzo – Matteo Politano è diventato l’unico esterno offensivo in circolazione: il Napoli si è spinto fino a ventinove milioni di euro, cifra per intenderci investita dal Tottenham per prelevare Lucas Moura dal Psg. Ma mentre la strategia del Napoli guardava solo in un verso, i Lucas Moura – come i Deulofeu e compagnia varia – si accasavano altrove. Sul capitolo Younes quasi meglio non approfondire: avevate mai visto un calciatore presente allo stadio per una partita della sua prossima squadra – dopo aver regolarmente sostenuto le visite mediche – lasciare la città nel giorno seguente, quando tutti lo attendevano al centro d’allenamento?

Un budget da urlo, un pugno di mosche

Con trenta milioni di euro il Napoli, in relazione alle sue esigenze s’intende, avrebbe potuto acquistare chiunque: oltre agli esempi riportati, siamo certi che con questa cifra Torino ed Atalanta non avrebbero ceduto Iago Falqué o il Papu Gomez? Ma la lista dei papabili è talmente lunga che neanche vale la pena snocciolarla: ci doveva pensare la società partenopea prima che fosse troppo tardi, intesa nelle sue parti essenziali, ossia il presidente Aurelio De Laurentiis e il direttore sportivo Cristiano Giuntoli. Il Napoli invece riconsegna a Maurizio Sarri una rosa addirittura inferiore sul piano numerico: due uscite e un ingresso. Non che Maksimovic e Giaccherini abbiano inciso sui risultati raggiunti dalla squadra, ma potete agevolmente comprendere come siamo all’assurdo. La squadra in testa alla classifica, che con la Juventus sta dominando la Serie A ma che proprio dalla Juventus si deve guardare le spalle, ha l’opportunità di colmare le carenze del suo organico nel pacchetto offensivo – già privo di un esterno di valore da alternare ai titolari e ulteriormente falcidiato dal secondo grave infortunio occorso ad Arkadiusz Milik – e non fa nulla, addirittura riducendo numericamente l’organico a disposizione dello staff tecnico.

Napoli, il futuro: nelle mani di Maurizio Sarri

La società partenopea deve forse aver pensato di essersi ritrovata un mago sulla panchina: estate 2015, l’addio di Benitez apre le porte ad una successione che aveva individuato in Unai Emery l’indiziato numero uno, in Luciano Spalletti l’alternativa, in Jurgen Klopp il sogno. Dopo una serie di rifiuti ecco la virata sull’opzione più comoda: arriva Maurizio Sarri, che molto presto si rivelerà scelta visionaria. Quanto voluta non si sa, sicuramente sperata: Aurelio De Laurentiis si è poi preso il merito della scelta ma è come se si fosse accomodato sulla stessa. Maurizio Sarri risolutore di problemi: va via Higuain e non arriva il sostituto, si fa male anche Milik e tocca a Sarri inventarsi dal nulla la soluzione Mertens. Geniale, considerati i risultati. Centrando dati offensivi complessivamente addirittura superiori all’era Higuain. Per intenderci sulla levatura del lavoro del tecnico partenopeo. Altro esempio? Sempre nel pacchetto offensivo, riportandoci alla stretta attualità. Manca Insigne per un periodo – in una catena sinistra già falcidiata dall’assenza di Ghoulam – e non c’è alcuna alternativa di livello sulla panchina, che possa subentrare al Magnifico senza che l’espressione collettiva subisca un evidente ridimensionamento: Sarri inventa Zielinski esterno offensivo. Il polacco si rivela immediatamente all’altezza della situazione: nel nuovo ruolo va in gol a Torino, contro Shakhtar Donestk e Feyenoord in Champions League. Duetta con il resto della squadra e compie i movimenti giusti: in altre parole, Sarri ha sempre la soluzione, con quello che ha in organico.

Campionato-Europa League: la chiave

Tutto ciò non può però tradursi automaticamente in una sorta di de-responsabilizzazione delle altre componenti: sul cammino del Napoli sta per tornare – o meglio irrompere, considerata la specifica situazione – l’Europa League. E con un paio di esterni offensivi in aggiunta – come sarebbe dovuta andare qualora il Napoli avesse completato il suo acquisto principale e logicamente anticipato quello di Younes – la rosa di Sarri avrebbe avuto in sé gli strumenti per competere fino in fondo in entrambe le competizioni. Stando così le cose invece il doppio cammino appare assolutamente improbabile, ragion per cui al Napoli si impone – salvo l’ennesimo miracolo sarriano – di compiere una scelta. Che come da logica sarà quella di provare a vincere lo scudetto, declassando inconsciamente la competizione europea in un’ideale scala gerarchica. Ideale fino ad un certo punto, nel caso di un Napoli ora obbligato a dare priorità ad un obiettivo. Ma almeno un esterno offensivo sarebbe dovuto arrivare dal mercato non soltanto per la questione del doppio impegno: allo stato dell’arte basta un raffreddore in sorte agli attaccanti titolari per creare una situazione di emergenza. E questo il Napoli, in testa alla classifica di Serie A e con una chance aurea, non poteva e non doveva permetterselo. Chiudiamo con una chicca: la questione prettamente numerica – via due calciatori, dentro uno – apre potenzialmente le porte dell’organico della prima squadra ad un attaccante attualmente impiegato nella Primavera. L’ndiziato numero uno risponde al nome di Leandrinho: il talentuoso classe 1998 brasiliano, strappato dal Napoli al Ponte Preta ed alla concorrenza internazionale, è già stato più volte convocato dal tecnico e dunque aggregato alla prima squadra. Ma il talento che brilla più degli altri nella cantera partenopea è quello di Gianluca Gaetano: trequartista centrale di ruolo, ha già imparato a rendersi duttile e poliedrico negli impieghi offensivi. Oltre al suo eccellente talento per lui parlano i numeri: classe 2000, quattordici reti e otto assist tra Campionato Primavera e Youth League. Altro miracolo in vista per Maurizio Sarri?

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