2014
Napoli, comè lontano Mascherano quando non hai neanche Valdifiori
La sfida con lEmpoli ha ulteriormente palesato i limiti di questo Napoli: tra difetti strutturali e responsabilità di Benitez
Un duro colpo, forse letale, alle ambizioni del Napoli: campionato che ad un certo livello è oramai probabilmente compromesso dopo l’ennesima occasione buttata al vento. I partenopei non vanno oltre un triste pareggio casalingo con l’Empoli – peraltro in rimonta – e certificano distanze strutturali con il treno di testa della classifica.
CENTROCAMPO DISARMANTE – Nel lunch match del San Paolo non c’è stata traccia della mediana napoletana: fase di interdizione nulla – e poco sostenuta dalla linea dei trequartisti – e costruzione della manovra che ha causato seri danni all’economia beniteziana. Raccapricciante esibizione di David Lopez e Jorginho, incidono sicuramente in tal senso i continui cambiamenti nell’undici titolare operati da Benitez: qual è il centrocampo titolare del Napoli? Dopo tre mesi di campionato è una risposta tuttora misteriosa. Di conseguenza vengono meno i meccanismi naturali che in un settore di campo così delicato possono installarsi soltanto affinando l’intesa nel tempo. Il tutto è amplificato dal livello tutt’altro che invidiabile attualmente raggiunto dai mediani partenopei: detto dei due titolari odierni, non è andata affatto meglio con l’ingresso in campo di Gargano – colpevole di diversi errori inspiegabili in disimpegno – né la situazione sarebbe cambiata innestando Gokhan Inler.
ALTRO CHE MASCHERANO – Il sogno delle estati campane da quando Rafa Benitez è approdato all’ombra del Vesuvio: gli ottimi rapporti che intercorrono tra il tecnico spagnolo ed il forte centrocampista del Barcellona avevano lasciato pensare ad un ricongiungimento con l’argentino proprio in quel di Napoli. Non è andata così e manco a dirlo Javier Mascherano sarebbe stata la pedina perfetta per adeguare una squadra a cui manca una guida. Un leader. Qualcuno che sappia guidare i movimenti in fase di non possesso e gestire il controllo delle operazioni nella sezione attiva del gioco. Una luce forte che non soltanto non è arrivata ma che oggi in casa Napoli neanche può definirsi opaca: buio totale se al San Paolo ti ritrovi contro un tale Mirko Valdifiori, ventotto anni ed alla prima stagione in Serie A, e rimpiangi di non averci pensato. Sì, rimpiangi di non avere Valdifiori. Per l’intero arco della gara il centrocampo dell’Empoli si è cercato e trovato, legato e cucito alla perfezione da questo esperto pensatore che manca così tanto al Napoli. A quel Napoli che invece non si è cercato, non si è trovato, e nelle rare occasioni in cui ha scelto di non scavalcare la mediana ha inscenato uno spettacolo oggettivamente inguardabile.
IL RESTO LO FA PROPRIO BENITEZ – Sì, perché dedicato gran parte del nostro approfondimento alle carenze d’organico di cui soffre il Napoli, non si può certo affermare che questa squadra non sia all’altezza di superare tra le mura casalinghe avversari della levatura di Chievo, Palermo, Cagliari ed Empoli. Mea culpa: dopo la bella vittoria ottenuta sul difficile campo della Fiorentina chi vi scrive aveva pensato ad un certo ritorno del Napoli. Non sulla vetta della classifica, ovvio, ma quantomeno non più alle prese con prestazioni del genere. Ed invece il peccato originale di una squadra priva di equilibrio non riesce ad essere corretto: assistere allo spartito di squadre nettamente inferiori alle dotazioni del Napoli, che per larghi tratti della gara dominano al San Paolo, è qualcosa di oggettivamente imbarazzante. E le responsabilità devono giocoforza essere assegnate anche alla guida. Oltre all’indispensabile compattezza sul campo alla squadra manca anche carattere: alla prima difficoltà il Napoli si sgretola e subisce gol in ripetizione, anche gli uomini chiave spesso non graffiano, un deficit di personalità inimmaginabile nell’avvio dell’era Benitez. Due elementi che portano sul banco degli imputati anche l’allenatore iberico: difficile trovare una via d’uscita che soddisfi le aspettative dell’ambiente, ora regna la sfiducia.