2017
Napoli, stavolta l’urna ti abbraccia: il focus sulle avversarie di Champions League
Al Napoli di Sarri in dote il gruppo F con Shakhtar Donetsk, Manchester City e Feyenoord: l’analisi delle avversarie partenopee nella prossima Champions League
Dopo una serie interminabile di sorteggi sfavorevoli, l’urna di Montecarlo – senza girarci troppo intorno – questa volta ha strizzato l’occhio al Napoli: fase a gironi della Champions League 2017-18, la banda Sarri incassa i campioni d’Ucraina dello Shakhtar Donetsk dalla prima fascia ed è quanto basta a descrivere i contorni di una tornata favorevole. Dalla seconda fascia non arriva il club più temibile: avversario del Napoli sarà il Manchester City di Pep Guardiola, club che i campani possono sicuramente guardare dritto negli occhi e con cui – plausibilmente – si contenderanno il primato del raggruppamento. Girone F definito dal Feyenoord, realtà che proverà quantomeno ad infastidire le due nette favorite di turno.
Shakhtar Donetsk, mission impossible per i campioni d’Ucraina
Vuoi o non vuoi, d’accordo o meno, il regolamento aveva piazzato i campioni d’Ucraina nella prima fascia del sorteggio valido per l’imminente fase a gironi della Champions League: in tal senso l’urna non ha sicuramente sorriso agli uomini di Fonseca, che si ritrovano ad affrontare la prima squadra della terza fascia ed i campioni d’Olanda dalla quarta. Bene ma non benissimo insomma. I valori aggiunti sono sostanzialmente i soliti: una trasferta in termini logistici complessa per ogni avversario di turno, nonché quella base brasiliana che aggiunge sempre e comunque una considerevole dose di tecnica. I vari Fred, Marlos, Bernard e Taison su tutti portano qualità a centrocampo e trequarti, nell’obiettivo chiaro e definito di proporre un’idea calcistica godibile sul piano della costruzione e dello sviluppo. I dubbi più consistenti ineriscono alla tenuta generale, soprattutto se il complesso viene raffrontato al livello degli avversari da affrontare: Napoli e Manchester City, squadre nate per attaccare ed inscenare un calcio offensivo a prescindere dal livello dell’avversario. Difficile supporre oggi che gli ucraini possano tenere botta contro attacchi così prolifici e talentuosi.
https://www.youtube.com/watch?v=hRqbo_tyaVQ
Manchester City, Guardiola si gioca tutto
Quando non sei nato per fare cose normali, fare cose normali diventa un problema: il periodo aureo al Barcellona e la traccia impressa nell’evoluzione della storia di questo sport, poi le scommesse sulla proiezione esterna della sua idea di calcio. Al Bayern Monaco prima, dove ha dominato internamente senza centrare l’obiettivo di riportare la Champions League in Baviera, ora al Manchester City: il primo anno – dopo un avvio confortante – ad onor del vero ha lasciato in eredità più incertezze che altro. Le domande sono sorte immediate: il guardiolismo è esportabile in un calcio fisico come quello inglese? Ed in caso di risposta negativa, è allora un modello che presenta evidenti limiti generali? Che funziona solo in determinati ambiti? I più catastrofisti non hanno fatto sconti: ma Pep Guardiola è davvero un allenatore bollito? Insomma non soltanto in Italia si perde la misura, quando invece una via di mezzo appare più che consigliabile. A Pep Guardiola gli si può imputare di non aver rintracciato le necessarie contromosse tecniche e tattiche non appena si è accorto che poco stava girando per il verso desiderato, ma resta oltre ogni ragionevole dubbio nel gotha degli allenatori che nulla hanno da dimostrare e che soprattutto sono in grado di calare l’asso nel momento propizio: la doppia sfida tra Manchester City e Napoli sarà uno spettacolo per gli amanti del bel gioco. Per gli appassionati di sviluppo tattico, di analisi calcistica, di teoria dei giochi se volete. E non abbiamo dimenticato una campagna acquisti al contempo mirata ma senza badare a spese: mancavano esterni bassi di livello assoluto e sono arrivati Walker, Mendy e Danilo, la sensazionale batteria di trequartisti si è arricchita di un tale Bernardo Silva. Ora spetta proprio a Pep.
https://www.youtube.com/watch?v=hgLSzEDEVD4
Feyenoord, occhio sui campioni d’Olanda
Nonché sorpresa d’Olanda: è destino oramai che l’Ajax debba perdere l’Eredivisie per un respiro. Due anni fa concedendo la gloria al Psv, stavolta è toccato all’inatteso Feyenoord di Giovanni van Bronckhorst. Che, va detto, ha perso subito due quarti della difesa che si è imposta sul palcoscenico nazionale: il classe ’94 Terence Kongolo si è trasferito al Monaco mentre il ’95 Rick Karsdorp – scontato l’infortunio al menisco che ne sta compromettendo l’avvio di stagione – sarà il nuovo terzino destro della Roma. Che tutt’altra sorte ha avuto in dote dall’urna di Montecarlo. Non convince a pieno la politica di rafforzamento che il club ha seguito per rendersi competitivo nel calcio dei grandissimi: Berghuis, Boetius e Larsson proveranno ad aggiungere verve ad un calcio organizzato e di rapida esecuzione quale è quello intrapreso dal tecnico olandese. La stellina resta il regista e tuttofare Tonny Vilhena, Nicolai Jorgensen – 25 reti e ben 17 assist nella passata stagione – è deputato a finalizzare la produzione offensiva generale ma, come dimostra l’ingente numero di servizi vincenti, senza dimenticare di giocare con e per la squadra. Come da diktat del calcio olandese, lì dove gli individualismi lasciano spazio alla nitidezza del coro. Obiettivo: dare fastidio. Percentuali: basse ma… da carpe diem.