2017
Napoli, se si balla ancora di chi è la colpa?
Almeno in precampionato la musica non è cambiata: il Napoli continua a subire troppo
La premessa è oramai la stessa per gran parte dei temi trattati in questa delicata fase dell’anno: è calcio d’estate, di per sé da prendere con le molle. Se non se ne parla però, il rischio è quello di darsi appuntamento a mai: perché del resto, il tempo giusto per esprimere giudizi non arriva mai. Ed allora, se non giudizi, ecco in dote le prime osservazioni: il Napoli di Maurizio Sarri continua ad incassare gol. Tanti, troppi, quando meno te l’aspetti: due dall’Atletico Madrid nel frangente di gara in cui appariva in pieno controllo delle operazioni, altri due ieri dal Bournemouth dopo esser passato in vantaggio con la firma del solito Mertens. In soldoni: con il Nizza – e non una squadra materasso – alle porte per il cruciale playoff di Champions League, i segnali non sono necessariamente incoraggianti.
Napoli, è colpa dei singoli?
A chi addossare la responsabilità del tutto? Perché il Napoli non riesce a correggere questo difetto strutturale che gli sta costando parecchio in termini di resa finale? In parte le risposte le abbiamo date nei mesi scorsi: lo splendido modello di gioco intrapreso ed attuato dall’allenatore Maurizio Sarri imporrà sempre di concedere qualcosa all’avversario. L’ottimizzazione dunque non è in tal senso possibile: lecito minimizzare gli errori, non eliminarli. Ma il Napoli ad oggi non appare sulla strada giusta per correggersi e viene dunque spontaneo interrogarsi sulle ragioni: colpa dei singoli? Portiere e difensori del Napoli non sono all’altezza dei colleghi che invece da anni si impongono sul palcoscenico della Serie A? O centrocampisti ed attaccanti – senz’altro votati alla fase offensiva – non riescono ad abbinare il necessario lavoro di schermo della linea difensiva? In altre parole: la dirigenza partenopea avrebbe dovuto acquistare sul mercato un portiere ed un centrale difensivo più strutturati per lanciare la sfida ad una Juventus probabilmente condizionata dall’addio di Bonucci? Ah quel Bonucci, quanto sarebbe servito. La rivoluzione, quella vera. Il Napoli però può avanzare la sua candidatura anche con i vari Reina ed Albiol, contando sulla forza di Koulibaly quale valore aggiunto e su due esterni – Hysaj e Ghoulam – che possono recitare una stagione di alto livello: la condizione si rintraccerà però nel ridurre il numero di imprecisioni, nell’elevare al massimo il livello di attenzione e tensione.
Colpa di Maurizio Sarri?
Lo abbiamo già detto e l’assunto resta: il suo calcio concederà sempre qualcosa all’avversario. Il modello di sviluppo non è quello proprio alla Juventus degli ultimi anni, per intenderci: si punta ad imporre la propria proposta calcistica, ad aggredire sempre e comunque gli spazi, di conseguenza a lasciarne agli avversari. Fattore che il tecnico partenopeo ammette candidamente, non c’è problema: del resto se esistesse una ricetta perfetta, l’avrebbero utilizzata un po’ tutti. Resta però il quesito precedentemente proposto: è possibile minimizzare queste continue leggerezze? Ridurre il numero di errori? Far sì che questo splendido calcio proposto non si traduca allo stesso tempo nel limite più grande sulla strada del successo? Da dove si passa insomma? Lo step ulteriore del lavoro di Sarri riguarda proprio questa argomentazione: mantenere il livello di calcio degli ultimi due anni – in particolare quello espresso nella scorsa stagione, pacificamente ed unanimemente paradisiaco – abbinando una fase difensiva più attenta. Facile a dirsi, meno a farsi. Ma non cambia il succo del discorso: non dovesse arrivare quest’ultimo e fondamentale passaggio, il rischio di essere ricordati come la bella incompiuta incombe sull’anima di questo Napoli.
Per il Napoli subito l’esame Nizza
Il problema più evidente è la mancanza di tempo: il Napoli è chiamato immediatamente al suo primo esame di maturità. Nello scorso campionato avrebbe probabilmente meritato il secondo posto alle spalle della Juventus, ma la caparbietà della Roma di Spalletti e qualche solita disattenzione di troppo hanno fatto sì che ciò non accadesse. L’urna di Nyon come di consueto non ha fatto sconti: l’avversario per il playoff di Champions League – centottanta minuti che condizionano metà stagione, tenendoci bassi – si chiama Nizza. La peggiore delle cinque opzioni possibili, come spesso accade dalle parti partenopee. Non sarà possibile sbagliare, come ad esempio accadde nell’era Benitez con l’Athletic Bilbao, pena l’esclusione dalla massima competizione internazionale. Ed i test estivi in tal senso non sono propriamente brillanti: lo sono senz’altro sul livello di calcio espresso, il Napoli è la macchina perfetta che avevamo lasciato qualche mese fa, ma del passato ha conservato anche le sue macchie. L’esame Nizza può fornire risposte confortanti: per l’immediato e per il futuro, con certezze che nel caso risulterebbero più vicine di quanto lo siano oggi.
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