2015

Nainggolan si racconta: «La maglia della Roma è una responsabilità enorme»

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Il belga: «Lotto su tutti i palloni e do il massimo: per questo mi chiamano Ninja»

«Mia madre era belga, mio padre indonesiano: per questo sono cresciuto con la voglia di conoscere le culture di questi due paesi così differenti, assieme al desiderio più ampio di apprendere la storia del popoli senza mai dimenticare il rispetto delle diversità». Attraverso il sito ufficiale della Roma, Radja Nainggolan, uno dei punti di riferimento dei giallorossi sin qui, ha raccontato la propria storia, calcistica e non.

LE ORIGINI – «La passione per il calcio – spiega il belga – è iniziata a 5 anni quando ho iniziato a giocare insieme a mia sorella gemella Riana nel Tubantia Borgehout nella mia città in Belgio. Per non deludere mia madre, ho continuato a studiare. Nel 2005 sono approdato in Italia al Piacenza: ho capito subito che il calcio italiano era più difficile di quanto pensassi».

LA SVOLTA – Poi, dopo le prime esperienze con il Piacenza, la chiamata di un club di A: «Nel 2010 sono passato a Cagliari, dove hanno iniziato a chiamarmi il Ninja perché cerco di dare sempre il massimo e di lottare su ogni pallone. Che brividi la prima partita in Serie A! Nel corso degli anni, ho capito l’importanza di rispettare l’allenatore e i compagni: per questo mi hanno sempre voluto bene in ogni squadra in cui ho giocato. Ora vesto la maglia della Roma, una responsabilità grandissima: il mio impegno in campo e la mia correttezza hanno fatto sì che ora i tifosi cantino in coro il mio nome, che emozione».

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