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Nagelsmann: «La Champions non è il campionato»

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Le parole di Nagelsmann, allenatore del Bayern Monaco in vista del debutto contro l’Inter: «Siamo tra i favoriti, non i favoriti»

Julian Nagelsmann ha parlato in conferenza stampa in vista della partita di debutto del Bayern Monaco contro l’Inter. Di seguito le sue parole.

SENSAZIONI – «Beh, sentire l’inno è qualcosa di bello. Io non sono mai stato a San Siro nella mia carriera, sono felice di poter giocare in questo stadio, pieno di storia, dove sono state giocate moltissime partite determinanti. Sappiamo che la prima partita non è decisiva, ma vogliamo iniziare nel migliore dei modi. Siamo entrati subito bene nel ritmo di gioco, la partita contro l’Union non è stata giocata come le altre, anche se non abbiamo giocato così male: ci sono stati diversi spunti, ora abbiamo un avversario interessante in un gruppo molto interessante. Non possiamo permetterci nessuna debolezza».

GORETZKA – «Qualche decisione l’ho già presa, ma non tutte. Abbiamo una condizione che era importante: tutti i giocatori sono a un livello fisico intercambiabile, possiamo far subentrare giocatori tutti allo stesso livello senza perdere concentrazione e prestazione. Giochiamo ogni tre giorni, finora abbiamo trovato il ritmo e non è semplice a inizio stagione. Poi Lewandowski ha lasciato una lacuna e ci siamo dovuti adattare: ci si poteva aspettare una fase lunga in cui ritrovare il modo di giocare insieme, ma in realtà la strada è stata breve. Ora non c’è tempo per fermarsi, Goretzka è un candidato per la formazione titolare. Ha alle spalle un brutto infortunio e non lavora in gruppo da tanto: da quando è tornato abbiamo fatto pochi allenamenti, con la squadra si è allenato solo due volte. È comunque un candidato perché ha giocato bene quando ha avuto la possibilità».

TURNOVER – «Dipende dai casi. A volte non do comunicazioni in settimana, altre volte è più definito e lì mi baso sul ritmo visto in settimana. Non serve spiegare tutto a tutti, è chiaro che i giocatori lo vorrebbero. Ma magari ha più senso spiegare dopo la partita perché uno non ha giocato. Però la ragione è chiara: c’è un ritmo serrato e non sempre decidono le prestazioni, magari si tratta di gestire il carico. A Muller per esempio prima dell’Union ho detto quale sarebbe stato il suo destino e quali erano le ragioni: magari per lui non era facile da capire, ma è una questione di rotazioni. Alcuni chiedono sempre come mai, altri lo capiscono, altri lo scoprono sulla lavagna tattica nello spogliatoio. Escluderli non vuol dire che hanno sbagliato qualcosa».

FAVORITI – «Il Bayern Monaco deve essere sempre tra le favorite della Champions. Manuel ha detto che siamo tra i favoriti, non i favoriti: abbiamo una storia alle spalle che ce lo impone. Però parlarne non ha senso, bisogna agire perché sia così».

MANÉ – «Mi aspetto che trasmetta ai giocatori l’esperienza che ha maturato in Champions, che faccia assist, che crei pericoli. È un leader e voglio che sia all’altezza di questo ruolo. Non è uno che parla tanto, ma pur non parlando ha una personalità tale da fare da collante e trascinare il gruppo. Devo dire che sceglie sempre in modo ponderato quando parlare, penso per esempio alla partita contro il Lipsia in coppa: lì ha tenuto un discorso, forse lo farà anche domani. Ma sceglie sempre le parole in modo oculato, non gli chiedo nessuna stregoneria».

HERNANDEZ – «Anche io vorrei che rinnovi. È un giocatore importantissimo, fortissimo, che porta sempre buonumore e riesce sempre a difendere con le unghie e con i denti. Non vuole perdere una pallone: una volta gli ho detto che era difensore centrale e doveva fare questo, andare su tutti i palloni. Lui se la gode, è fortissimo nelle diagonali: certo, vorrei che fosse più pericoloso su palla inattiva, vorrei che facesse qualche gol in più. In Europa ha già un’ottima reputazione, godrebbe di un valore ancora maggiore se riuscisse a fare 6-7 gol in più. E poi a livello personale è uno che ride sempre, quando ride illumina il campo».

SAN SIRO E RICORDI – «Un ricordo che ho è una posa di Kahn, quando ha parato un tiro importante nella storia del Bayern qui. Mi ricordo che non riuscivo a stare fermo sul divano, e ogni tanto piangevo, perché mio padre non era tifoso del Bayern Monaco, ma di un’altra squadra che all’epoca era molto forte in Germania. Ricordo anche delle sconfitte in questo senso, però appunto ricordo questa parata di Kahn. Spero che Manuel Neuer domani non debba impegnarsi così tanto, altrimenti spero che possa esultare come Kahn ai suoi tempi».

PARTENZA INTER IN CAMPIONATO – «Andare male in campionato può essere una benedizione o una maledizione, la Champions è diversa. Si può giocare con la testa libera o magari sfogare la frustrazione in Champions. Dipende da come giochi: pensiamo al Milan, che è stato molto aggressivo, ci sono lezioni da imparare da quella partita. L’Inter è una squadra molto esperta, talvolta ci sono piccole distrazioni che fanno oscillare il risultato da una parte o dall’altra. Anche contro il Milan ci sono state varie fasi della partita. Io non penso ai risultati che ha ottenuto in Serie A, ma ai giocatori che sono fortissimi, al tecnico che è bravissimo. Certo, manca Lukaku ma Dzeko ha fatto benissimo e poi c’è Lautaro… A centrocampo hanno giocatori disposti a difendere bassi ma anche a creare pericoli lì davanti, dobbiamo difendere un po’ più alti noi. Ci sono varie situazioni che dovremo preparare, l’Inter è brava nel variare le soluzioni tattiche. Dovremo essere bravi noi, ma l’andamento in campionato non è determinante».

SABITZER – «Per la squadra, è molto importante. Il primo anno non è stato facile: è vero che la sua stagione l’anno scorso non è stata eccellente e lo sa anche lui, ma ci sono state critiche eccessive. Contro l’Union per esempio è stato il migliore in campo, è un giocatore importante, intelligente in possesso e nei contrasti, ha buon senso della posizione. Non si è mai arreso, non ha mai gettato la spugna, nonostante alcuni commenti pessimi riservati dalla stampa. Lui stesso ha avuto spirito critico, c’è chi avrebbe detto ‘cambio aria’ e aveva anche le offerte per farlo. Lui ha deciso che poteva fare meglio di così, io lo sapevo perché l’ho già allenato e devo dire che non ho fatto nulla di diverso. È lui che ha avuto uno scatto, ha deciso di rimanere e migliorare. Anche oggi ci sono troppi commenti negativi, anche alcuni articoli di giornale che secondo me non sono giustificati. Certo, non è Cristiano Ronaldo. Ma è un giocatore di intelligenza sopraffina».

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