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Mutti: «Atalanta, se batti il Napoli sei da Scudetto. Juve delusione. Mourinho tribola da un po’» – ESCLUSIVA

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Intervista esclusiva a Bortolo Mutti. L’allenatore ha parlato a CalcioNews24.com affrontando i temi d’attualità del calcio italiano

Nemmeno il tempo di gustare le prodezze del turno infrasettimanale che è già tempo di tornare in campo. La Serie A nel weekend scenderà in campo per la 16esima giornata. Tantissimi match e tantissimi temi di discussione. La redazione di CalcioNews24.com ha avuto il piacere di parlarne con mister Bortolo Mutti, ex allenatore fra le altre di Atalanta, Napoli, Palermo, Bari, Livorno. Ecco le sue dichiarazioni in esclusiva.

Napoli, Milan e Inter molto vicine in vetta? Quale di queste la sorprende? Riusciranno a tenere botta fino alla fine?

«Il Napoli probabilmente è la sorpresa in positivo. Ha un impianto di gioco ben preciso, ha una rosa importante e sta facendo bene. L’Inter, partendo con un po’ di difficoltà, il cambio di allenatore, altri movimenti, i nuovi arrivi, ha avuto bisogno di un po’ di tempo e ora si trova a essere inseguitrice ma con grandi possibilità di essere protagonista ma Napoli e Milan le ritengo meritevoli di questa situazione di classifica per il lavoro che hanno fatto e per il profilo del gioco».

L’Atalanta continua a tenere un basso profilo ma è quarta in classifica anche se Gasperini e la società continuano a fare da pompieri, a inizio anno si parlava di nuovo di salvezza. Questo basso profilo pagherà? E’ da Scudetto?

«Potrebbe ma qui da noi non si vuole dire. C’è consapevolezza. L’organico dell’Atalanta non ha niente da invidiare a quello delle squadre che gli stanno più avanti, ha recuperato giocatori importanti, la consapevolezza che nel girone di ritorno ha sempre viaggiato su una media-punti più alta rispetto all’andata, per cui l’Atalanta ci può stare con la testa per giocarsi il campionato. Poi domenica arriva una gara importante, per le due squadre, ovvero Napoli-Atalanta: una ulteriore prova di maturità per tutte e due, per il Napoli sarebbe la conferma della squadra leader, la Dea invece vincendo entrerebbe a pieno titolo nella lotta per lo Scudetto».

Tra le delusioni della stagione la Juve. Si dice che la rosa della Juve sia la più forte ma da un anno e mezzo i bianconeri arrancano: qual è il problema dei bianconeri? Abbiamo sbagliato a giudicare la forza della Juve?

«Già l’anno scorso ci sono stati dei segnali negativi come la qualità del gioco, certe individualità che dovevano essere dei tasselli determinanti si sono dimostrati dei buoni giocatori e non i top player di cui la Juve ha bisogno per confermarsi ad alti livelli. E’ un insieme di cose che ha portato la Juve ad avere una situazione interna di consapevolezza di non essere la Juve dei bei tempi. Poi è mancato un attaccante di rilievo, Morata è andato in gol nell’ultima partita ma più di questo non so cosa possa fare: è un ottimo giocatore ma non è lo Zapata, l’Osimhen…E’ una sorpresa in negativo la Juve. Ha dato dei segnali ma alla fine il gioco latita, certe individualità fanno fatica a emergere e a non avremmo mai pensato a inizio campionato che avesse questa classifica».

Capitolo Roma, il dilemma: Mourinho è ancora un grande allenatore o è nella fase discendente della sua carriera?

«E’ da qualche anno che anche Mourinho tribola, non è il Mourinho dei tempi del triplete. Rimane un grande allenatore. Il progetto Roma deve essere consolidato e quest’anno ci sono stati dei momenti discutibili, come i problemi avuti dopo il 6-1 con il Bodo/Glimt, con l’accantonamento di alcuni giocatori, certe situazioni che vanno un po’ a minare uno spogliatoio che deve sempre mantenere quella grande solidità e rispetto verso l’allenatore. Qualcosa non è quadrato e allo stesso tempo ha alternato buone cose a situazioni discutibili. E’ una Roma che dovrà crescere, che dovrà cementarsi come gruppo, come spogliatoio, poi si vedrà a gennaio cosa vorrà fare. Mourinho vorrà essere protagonista a Roma, vorrà incidere. Adesso è quinta la Roma, non so se basterà alla dirigenza e allo stesso allenatore camminare con traguardi abbastanza ridimensionati. E’ un po’ in difficoltà la Roma».

La Lazio viaggia tra alti e bassi. Secondo lei la Lazio è più forte dello scorso anno? Si vede la mano di Sarri?

«Il gioco mi dice di no: la Lazio l’anno scorso aveva una manovra più fluida perché era un gioco consolidato nel tempo, con i giocatori nei propri ruoli, perché c’era un modo di porsi che Inzaghi aveva costruito nei suoi anni alla Lazio, anche portando a casa trofei importanti. Sarri oggi forse è lontano dal cambiamento. Ci vuole tempo, è necessario quando vai in una realtà dove per tanti anni si è giocato in un certo modo e devi imporre delle situazioni dove trovi difficoltà anche a livello individuale, penso a Lazzari che era dominante nel 3-5-2, che vorrebbero tutti, ma ora è una riserva. Ci sono delle situazioni che fai fatica a inquadrare e a quadrare in virtù del progetto che vai a proporre, ci vorrà il suo tempo».

Cagliari, Genoa, Sampdoria: chi l’ha delusa di più dopo le prime 15 giornate?

«Tutte e tre. Non mi aspettavo onestamente il Genoa, il Cagliari, la stessa Samp in una situazione così sofferta, tribolata. Di solito vanno a rimorchio in questa situazione le tre neopromosse, due di sicuro e la terza naviga in situazioni più tranquille, vedere Genoa, Cagliari e Samp in situazioni a rischio, perché sono situazioni a rischio, la classifica diventa pesante, ora un po’ meno per la Sampdoria, è un po’ l’aspetto negativo di questa Serie A perché sono realtà molto belle a livello di storia, di pubblico».

Joao Pedro, Ibanez e Luiz Felipe nuovi oriundi per la Nazionale: una necessità e un’occasione da sfruttare o possiamo anche farne a meno?

«Ci sono delle situazioni in cui devi anche tener presente che il nostro campionato in certi campionati, i nostri ragazzi, sono chiusi dagli stranieri. La Nazionale farà fatica in futuro a mettere in campo 15-16 giocatori di grande livello perché a livello di settore giovanile non ci sono grandi esordi nelle prime squadre, i giovani vengono catapultati nelle categorie inferiori, fanno fatica a emergere. Nei settori giovanili si lavora poco perché si va anche ad attingere all’estero, le Primavere non sono fatte più a livello territoriale ma internazionale, prima non era così. La nostra Nazionale dovrà fare di necessità virtù. Bisogna dare fiducia a Immobile e Belotti, poi se c’è da fare qualche innesto che ti dia qualche certezza in più che ben venga, anche perché sono ragazzi che giocano da anni in A. Io non sono contrario, l’importante è andare in Qatar, è questa la cosa che conta».

Ultima domanda sul suo futuro: quali sono i suoi progetti? Ha voglia di rientrare?

«Sono un po’ messo in disparte. Mi piacerebbe rientrare. Noi over 60 siamo un po’ fuori dai giochi, io la speranza la nutro sempre, chissà che capiti un’occasioncina per rimettermi in gioco. E’ un peccato perché sono convinto che potrei fare ancora qualcosa». E noi glielo auguriamo.

Grazie a Bortolo Mutti per la cortesia e la disponibilità dimostrata durante questa intervista

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