2009
Mustafa ArslanoviÃ?Â?, lo “straniero d’oro” di Ascoli
Mustafa ArslanoviÃ?Â? nasce il 24 febbraio del 1960 a Bosanski Novi, attualmente conosciuta anche come Novi Grad, cittadina nel nord della Bosnia, ma all’ epoca ancora territorio della Repubblica Socialista di Jugoslavia.
Pilastro della Dinamo Zagabria, con la quale esordisce da professionista nella stagione ‘ 80-‘ 81, ArslanoviÃ?Â? gioca per otto anni tra le fila del glorioso club zagrebino, figurando nella rosa dei giocatori che conquistano lo scudetto nella stagione 1981-1982. Nel suo curriculum oltre al titolo, vinto pur non mettendo mai piede in campo, trovano posto anche due Coppe di Jugoslavia: nel 1980 e nel 1983 e una presenza con la maglia della Nazionale, nel 4-0 degli slavi sull’ Austria, il 25 marzo del 1987. Saluta la Dinamo dopo 123 presenze e 4 gol per tentare l’ avventura italiana.
Nella stagione 1988-89 una modifica al regolamento consente alle società di serie A la possibilità di tesserare il terzo straniero. Costantino Rozzi, presidentissimo dell’ Ascoli, non potendo contare sulle disponibilità economiche dei grandi club è inevitabilmente costretto a fare le classiche nozze coi fichi secchi; così dopo aver dato il ben servito a Hugo Maradona, folkloristico fratellino del Pibe de Oro, si ritrova con due caselle vuote dal colmare, visto e considerato l’ imprescindibile apporto del bomber brasiliano Casagrande, blindato dopo le insistenti lusinghe della Fiorentina. L’ allenatore Ilario Castagner, preoccupato per la tenuta difensiva della squadra, aveva dato indicazioni per rinforzare il reparto arretrato con elementi di comprovata esperienza. Rozzi dopo aver tentato, invano, di portare ad Ascoli Bagni e Ferrario, due dei quattro ” ribelli” napoletani, si tuffa sul mercato slavo, e dopo un’ attenta operazione di scouting (mica un sorteggio nell’ elenco telefonico di Zagabria!), indirizza le sue attenzioni proprio su ArslanoviÃ?Â?, comprandolo in coppia col centravanti Borislav CvetkoviÃ?Â?, suo ex compagno alla Dinamo, per farne il perno della difesa e rinverdire così il ricordo di TrifunoviÃ?Â? (sic!), mediano jugoslavo con trascorsi in nazionale visto in azione qualche anno prima con la maglia bianconera.
Alla presentazione ufficiale, il 3 giugno del 1988, il suo manager non lesina complimenti, e lo descrive come: Ã?«Il giocatore jugoslavo più veloce in questo momento, capace di effettuare recuperi impossibili. Fortissimo di testa ed in grado di effettuare lanci di quaranta metri che tagliano il campo da una parte all’ altraÃ?».
Castagner, da parte sua, non ha di che lamentarsi, anche perchè insieme ad ArslanoviÃ?Â? era stato acquistato pure quel vecchio lupo di mare di Silvano Fontolan, stopper del Verona scudettato, preso proprio per iniziare alle insidie della serie A il compagno di reparto. Ã?«Non è famoso, lo ammetto, – chiosa Castagner – ma in Italia dove lo trovavamo un libero per 600 milioni? Ed è pure bravo, è alto 1.86 ma molto rapido nei movimenti, alla Baresi. Viene da una buona scuola, la Dinamo Zagabria, che è un po’ il Milan di JugoslaviaÃ?». Insomma con ArslanoviÃ?Â? e Fontolan la difesa, che solo l’ anno prima aveva incassato 37 reti (terzo peggior reparto del campionato), parrebbe sistemata.
Comincia da libero, il suo ruolo naturale, dimostrando di sapersela cavare in fase di disimpegno, talvolta ribaltando l’ azione con pregevoli aperture dalla difesa. Molto spesso però inappropriati cali di concentrazione gli sono fatali, soprattutto nelle chiusure difensive, segno evidente come avesse ancora molto da imparare del mestiere. La discreta visione di gioco e il suo istinto a spingersi in avanti per sfruttare la sua inusuale esuberanza fisica per insidiare la rete avversaria fanno cadere in tentazione Castagner, il quale ritrovatosi con un numero esiguo di centrocampisti per via di infortuni e squalifiche gli chiede di provare da mediano. ArslanoviÃ?Â? non si tira certo indietro, accetta il cambio di ruolo, firmando però, come ammise lui stesso, la sua condanna. Il suo, infatti, non è certamente un passo da centrocampista, così, preso d’infilata dagli avversari, rimedia una serie di pessime figure che ne ridimensionano la già non entusiasmante reputazione.
Pur tuttavia nella sua prima stagione ad Ascoli si merita persino una significativa menzione sui giornali: ” E l’Ascoli scopre uno straniero d’ oro, ArslanoviÃ?Â?” , il titolone dopo aver messo a segno il suo primo (e unico) gol in serie A nel 3-1 con il quale l’ Ascoli si sbarazza dell’ Atalanta il 28 maggio 1989.
Mostruoso cavallo da tiro, criniera al vento, garretti solidissimi, ArslanoviÃ?Â? in campo è facilmente riconoscibile oltre che per la stazza fisica (1.86 cm per 82 kg) anche per il vezzo dei calzettoni arrotolati sulle caviglie, che fanno sembrare le sue gambe ancora più lunghe. Altro tratto caratteristico sono i suoi lungi capelli, tant’ è che più di qualcuno, nella città marchigiana, aveva cominciato a stuzzicarlo per via della chioma biondo-castana liscia e fluente. Oramai ArslanoviÃ?Â?, per alcuni inviati, diventa il signor ” Bellicapelli” . Le ragazzine impazziscono per lui e per la sua fluente capigliatura che ondeggia soprattutto quando, ciondolante, esce palla al piede dall’ area di rigore, talvolta dopo aver effettuato arditi slalom.
Se fuori dal campo non manca di riscuotere simpatie, soprattutto tra il gentil sesso, in campo la musica non è proprio la stessa. L’ autorevolezza per giocare da libero non gli manca, peccato però che se ne ricordi raramente; senza contare, inoltre, che i continui cambi di ruolo cui è costretto, prima da Castagner e poi da Bersellini, non fanno altro che nuocergli, finendo col trasformarlo in una specie di ibrido senza capo nè coda.
Dopo due stagioni in A, la seconda delle quali culminata con una retrocessione, e una in B, dove però non mette mai piede in campo (i regolamenti, infatti, non consentono di giocare con tre stranieri, e Rozzi aveva deciso di tenersi i due attaccanti Casagrande e CvetkoviÃ?Â?), alla scadenza del contratto non viene riconfermato. Decide così di trasferirsi in Germania dove chiude la sua carriera nella Zweite Liga, restando poi nell’ ambiente del calcio semidilettantistico teutonico in veste di allenatore.
Mustafa ArslanoviÃ?Â? non è stato il peggiore in assoluto tra gli stranieri dell’ Ascoli. Gli è mancata la continuità , non tanto nel gioco, quanto piuttosto nella posizione in campo. Giostrando da centrocampista, infatti, lui che si sentiva libero e basta, perse la gioia di giocare, e le sue prestazioni ne risentirono eccome.
Appassionato di culturismo, la palestra diventò ad Ascoli il suo principale hobby: gli piaceva lavorare con i pesi anche se nel tempo libero si dedicava pure al basket ed al tennis. L’ ultima sua apparizione su di un campo di calcio è stata in occasione della partita di addio di Zvonimir Boban, con il quale aveva lo spogliatoio della Dinamo per tre anni. Davanti ai 40.000 spettatori del Maksimir la Dinamo ‘ 90 perde 3-1 con il Milan ‘ 90, per i croati segna proprio lui, ultimissimo colpo di coda della sua modesta carriera.
Simpaticissime le gag del compianto Tonino Carino da Ascoli, storico inviato di 90Ã?° minuto, il quale ogni volta che cercava di pronunciare il suo nome rischiava di strozzarsi! Si racconta che Costantino Rozzi, l’ indimenticato presidente dei bianconeri, incontrato il popolare inviato RAI per le vie del centro ad Ascoli, lo avesse simpaticamente preso per i fondelli dicendogli: Ã?«A Tonì t’ ho fregato! Ho comprato CvetkoviÃ?Â? e ArslanoviÃ?Â?… mo voglio vedè come li pronunciÃ?». à? forse questo il più bel ricordo che ha lasciato, suo malgrado, in Italia.