Mourinho: «Mi sento sempre migliore» - Calcio News 24
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2015

Mourinho: «Mi sento sempre migliore»

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mourinho pensoso chelsea champions league settembre 2014 ifa

Il piccolo bilancio del portoghese sulla sua carriera

Attraverso una lunga intervista, concessa al Telegraph, José Mourinho ha tracciato un piccolo bilancio della sua carriera, partendo dalla sua crescita professionale: «Penso di avere un problema: miglioro in tutti gli aspetti del mio lavoro. C’è stata un’evoluzione in diverse aree: nel modo in cui leggo la partita, per come la preparo e nel modo in cui alleno i giocatori. Mi sento sempre migliore, ma c’è una cosa che non posso cambiare: il rapporto con i media, perché non sarò mai un ipocrita. Non sono così vecchio, penso di avere altri 20 anni avanti da allenatore. Mi sento però una “vecchia volpe”, niente mi spaventa o preoccupa troppo. Sono molto stabile nel controllare le mie emozioni, ma ho bisogno di tempo per riflettere. Devo convivere con la vittoria e la sconfitta», ha dichiarato l’allenatore del Chelsea.

C’ERA UNA VOLTA… – Mourinho ha parlato poi dell’evoluzione del calcio, soprattutto dal punto di vista economico e sociale: «Sono fiero di aver allenato i migliori giocatori al mondo. Il centro di tutto è l’empatia, non solo con il singolo, ma con la squadra e per questo è importante che tutti diano qualcosa. Si tratta di stabilire la relazione perfetta col gruppo, perché quello vince. Purtroppo ora si sta perdendo il concetto di squadra, guardiamo troppo alle prestazioni individuali. Sono le benvenute se migliorano il gruppo, ma tu devi lavorare per noi, non il contrario. Prima i calciatori cominciavano a giocatore aspettando di essere ricchi a fine carriera, ora sognano di esserlo prima di aver disputato la prima partita. Io i primi veri soldi li ho visti al Porto nel 2003, avevo 30 anni ed ero pronto, mentre ora i ragazzi hanno dai 16 ai 20 anni e non sanno come reagire».

NOT DISTURB – Infine, il tecnico portoghese ha parlato della sua vita a Londra: «L’allenatore non è la persona più importante del club, al primo posto ci sono i tifosi, poi la proprietà, quindi i giocatori e infine il tecnico, anche se poi tutti guardano lui. A Londra posso condurre una vita normale, la gente capisce che hai bisogno di spazio e rispetto. E’ impossibile che a Londra qualcuno ti disturbi per colpa di un risultato negativo mentre passeggi per strada, mentre a Madrid e a Milano succede sempre».

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