Mourinho ha dato due certezze alla Roma

Un’analisi sul lavoro svolto da José Mourinho nei suoi primi due anni sulla panchina della Roma. I dettagli

Quando si parla della Roma di José Mourinho, spesso si finisce per entrare nel territorio più congeniale all’allenatore, che un po’ per sincerità e un po’ per posa a fine stagione si è lamentato alquanto di alcune cose. Su una valutazione più serena ha giocato la doppia delusione connessa alla sconfitta col Siviglia: non essere riusciti a portare un altro trofeo europeo nella capitale e contemporaneamente avere mancato così l’accesso alla prossima Champions League. Normale che questo doppio scacco finisca per sembrare ed essere il senso più profondo del 2022-23. Ma adesso che sono trascorsi un po’ di giorni, un giudizio più a freddo può far capire quali sono i motivi di soddisfazione da portare in dote per il prossimo anno.

1) L’inserimento dei big. Forse non lo si è detto abbastanza, viste le continue critiche ricevute da Tiago Pinto. Certo, osservando la complessità delle sue operazioni si possono discutere tutti quei difetti che hanno fatto sì che la rosa non fosse completata, impedendo di essere all’altezza su ogni fronte. Però, sarebbe ingeneroso non cogliere nel mix tra lavoro del direttore sportivo e capacità dell’allenatore la portata dell’inserimento di Nemanja Matic e Paulo Dybala nel corpo della squadra. Insieme a Smalling sono stati sicuramente i trascinatori della Roma. Quanti club italiani hanno acquisito due giocatori capaci di diventare così leader in così poco tempo?
2) La promozione dei giovani. Magari sarà stata anche costrizione dettata da vuoti nell’organico o emergenze congiunturali, ma è indubbio che Bove e compagni siano stati lanciati bene nel calcio che conta. Sarà intrigante adesso vedere come e in che misura saranno capaci di far parte di quella lista di grandi giocatori che viene stilata a Trigoria e che in maniera ricorrente trova quakche bel nome da aggiungere.