Calcio italiano
Monza, Galliani: «L’obiettivo è il decimo posto. Calcio italiano? Il tracollo è dovuto alla vendita dei diritti Tv all’estero»
Adriano Galliani, amministratore delegato del Monza, ha parlato ai microfoni di Tuttosport riguardo al calcio italiano
Adriano Galliani, amministratore delegato del Monza, ha parlato ai microfoni di Tuttosport riguardo al calcio italiano. Le sue dichiarazioni:
MERCATO – «E’ figlio del mio modo di vedere le cose. Abbiamo fatto undici innesti fino ad ora ma perché ogni categoria è uno sport a sé. Cambiando la categoria bisogna necessariamente cambiare dove serve. Giocatori italiani? E’ una filosofia che condivido con il presidente Berlusconi. Gli stranieri impiegano più tempo ad ambientarsi al nostro campionato e visto che il campionato vive una fase ricca di partite all’inizio avremmo rischiato di perdere troppo tempo».
AGENTI – «E’ cambiata la situazione rispetto a qualche anno fa. Ora sono molto di più e hanno acquisito sempre più potere. E’ cambiato il calcio figlio dei Bosman e dei diritti Tv. Una volta i fatturati contavano soltanto i botteghini e ora con l’arrivo dei soldi delle Tv ci sono campionati che ricavano più soldi e altri meno. Il calcio inglese fattura quasi quattro volte di più di quello italiano. Il tracollo economico del calcio italiano è dovuto alla vendita dei diritti esteri, perché a livello locale teniamo ancora botta. Non aver seguito il mercato e aver ridotto quei ricavi è il nocciolo dei problemi».
UEFA – «Regola del 70%? Ma che roba è quella? Se ci fosse stata questa regola all’epoca del Milan non ci sarebbe stato il grande Milan. In questo modo il divario si amplierà, chi è ricco diventerà sempre più ricco, al contrario i poveri resteranno poveri».
MONZA – «La nostra ambizione è il decimo posto. E’ difficile, ma avendo fatto l’imprenditore nella vita so che bisogna fissare degli obiettivi»
ALLEGRI – «E’ come Trapattoni e pensa, giustamente che l’unica cosa che conta sia vincere. Allegri è un grande allenatore, ma soprattutto è un vincente. Pogba? Il suo ritorno lo vedo come qualcosa di romantico. Per me rappresenta un rimpianto perché non ho voluto pagare una commissione folle a Mino e andò alla Juve».